Spunti di riflessionePuerta, il calcio piange ancora 
Si è spento dopo tre giorni in ospedale, il difensore del Siviglia colpito da infarto sabato scorso durante una partita. Era già svenuto due volte ma nessuno l'aveva fermato. Lutto negli stadi europei

«Il mancino di diamante ci ha lasciato». Così, con poche addolorate parole degne di Garrincha, il presidente del Siviglia ha annunciato ieri pomeriggio la morte di Antonio Puerta, giovane terzino del club andaluso che da tre giorni lottava per la vita senza saperlo, appeso ai tubi e alle macchine in un lettino d'ospedale. Il calcio piange il suo ennesimo morto sul lavoro, un calciatore di 22 anni che sabato scorso si è accasciato lentamente nella sua area di rigore, dopo una sgroppata sulla fascia nella partita contro il Getafe. I compagni gli avevano aperto la bocca e srotolato la lingua disperati, prima che l'intervento dei medici rianimasse il giocatore. Puerta si era ripreso e sulle sue gambe, il volto visibilmente stravolto, aveva lasciato il campo tra gli applausi del pubblico. Il tempo di infilare il tunnel degli spogliatoi ed era nuovamente a terra, un secondo arresto cardiaco, poi un terzo, un quarto, alla fine pare addirittura nove. Gli occhi non li ha più riaperti, i danni cerebrali causati dalla mancanza di ossigeno e le disfunzioni provocate dall'infarto gli sono stati fatali dopo tre giorni di coma. Secondo i medici, Puerta è stato vittima di una displasia aritmogenica del ventricolo destro, «un'aritmia ventricolare difficile da individuare che può causare decessi brutali tra i giovani». Il problema è che i due collassi già subiti dal ragazzo l'anno scorso a Badajoz e pochi mesi fa in allenamento allungano ombre e interrogativi sulla sua prematura scomparsa e sulle responsabilità dello staff medico del Siviglia che si è difeso sostenendo di aver fatto tutti gli esami del caso senza ottenere alcun risultato anormale. A parte gli svenimenti.
La lista dei lutti sui campi di pallone è lunga e dolorosa, altrettanto piena di misteri: parte da Ferraris IV, uno dei leoni di Highbury degli anni trenta morto nel corso di un amichevole tra vecchie glorie dopo una vita football&cigarettes. E arriva fino a Puerta passando per il mito tragico di Renato Curi, crollato in un Perugia-Juventus del '77, l'infarto del camerunense Vivien Foè durante Camerun-Colombia del 2003, l'aneurisma al cervello dell'ungherese Miklos Feher nei minuti di recupero di un Benfica-Vitoria Guimaraes. Comprende la lista tante altre ultime partite, soprattutto nei campionati dilettanti, spesso anche tra i giovanissimi. Tragiche fatalità, è il solito commento a caldo. Ricorre quasi sempre però il rammarico per segnali premonitori sottovalutati, se non del tutto ignorati. La voglia dei giocatori di arrivare ad ogni costo, pure se il loro cuore danza pericolosamente col pallone. Ma anche e soprattutto la scellerata facilità con cui i medici del calcio rilasciano i certificati di idoneità fisica, quando non sono loro stessi la causa del male curando con steroidi, ormoni e anti-depressivi atleti in realtà sanissimi. Nell'89, a Bologna, Lionello Manfredonia scampò a un infarto grazie al pronto intervento del medico della Roma e alla presenza di un ambulanza a bordo campo. In altri casi l'ambulanza non c'era o non riuscì ad arrivare in tempo. 
Antonio Puerta era un difensore di gran belle speranze, cresciuto nel Siviglia e approdato fino in nazionale grazie ai trionfi della squadra di Juande Ramos nell'ultimo biennio (2 coppe Uefa, una Coppa del Re, una Supercoppa europea e una di Spagna). Era la stella di casa, piede sinistro omaggiato dai toreri dell'Andalusia, inseguito dal Real Madrid, un ragazzo prossimo a diventare padre. La sua drammatica agonia ha scosso la Spagna: cordoglio da tutti i club e dal premier Zapatero, lutto ufficiale sabato prossimo in campionato, la camera ardente allestita allo stadio Sanchez Pizjuan. L'Uefa ha subito rinviato la partita di Champions League che il Siviglia avrebbe dovuto affrontare in serata ad Atene (peraltro già a rischio per gli incendi che stanno devastando la Grecia), la squadra è rientrata in patria ma venerdì dovrà disputare la finale di Supercoppa europea col Milan a Montecarlo. Il club rossonero ha mandato le condoglianze, dicendosi disposto a posticipare la gara, i burocrati dell'Uefa invece si sono commossi solo a metà e hanno detto che si giocherà in ricordo di Puerta. Un minuto di raccoglimento l'ha salutato ieri sera sui campi di mezza Europa.

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