Nud' e cruda - Taranto mon amour
Autore Cosimo Argentina, editore Effige. Uscita: ottobre, prezzo n.d.
All’inizio fu una piccola spianata annegata nel fango in fondo a via Calabria; da una parte c’eravamo noi e dall’altra partivano le baracche Zaccheo, una sorta di zona franca a metà tra il villaggio medievale e una bidonville dove i gabbiani contendevano gli avanzi ai disperati.
Avevo cinque anni, era la fine degli anni sessanta e le fondamenta della casa di mia nonna erano deboli a causa di una tomba a camera dell’età magnogreca. Il custode di un deposito di vino che si trovava a pianoterra bestemmiava sempre all’indirizzo di quella tomba perché, diceva lui, quelli dell’ente archeologico non gli consentivano di lavarci le damigiane, lì dentro.
La notte le puttane accendevano fuochi sul limitare della spianata oppure legavano fazzoletti di stoffa alle maniglie delle porte delle baracche. I cani inseguivano i carretti e io me ne stavo seduto sul pavimento del balcone di mia nonna, la faccia incastrata tra due sbarre della ringhiera, a guardare Nerone e Bianca, due volpini, rincorrersi dalla mattina alla sera davanti a un contadino che, se gli calavi un cestino con una corda, ti vendeva l’insalata a 20 lire il mazzetto.
… un libro su Taranto…
… penso alla proposta dell’editore mentre pago 4 euro per tre mazzetti di rucola moribonda e per un cappuccio di lattuga pallida al mercato settimanale qui, a Bovisio, in Brianza…
Una puttana delle baracche Zaccheo era stata uccisa con cinquanta pugnalate e allora la polizia aveva fatto irruzione in quel mondo di ombre; poi le ruspe avevano triturato pareti di cartone, fucili mitragliatori nascosti sotto le vasche da bagno in cui mangiavano le capre, profilattici artigianali, dentiere rubate, unghie smaltate. Le puttane si spostarono su viale Venezia, le recchie finirono per battere in viale Virgilio e oggi, lì, al posto delle catapecchie, c’è un nuovo quartiere, le Bestat. Mia madre abita ancora lì, solo s’è ritirata di una manciata di metri; mia nonna è morta; quell’appartamento ha inaugurato una faida familiare. La vita continua, insomma.
«Ti va di scrivere un libro su Taranto?»
Io, Giovanni, l’editore, l’avevo conosciuto nel 1999 al mio esordio narrativo.
«Certo che mi va».
Ma poi quando mi sono seduto per scrivere, la cosa mi è apparsa la faccenda più titanica del mondo. È come scrivere su tuo figlio o sulla donna che ami; il bilancino va all’aria ma nello scrivere l’onestà è fondamentale, sicché ecco il mio tentativo.
Il nuovo libro di Cosimo Argentina con un capitolo dedicato allo stadio "Erasmo Iacovone"
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