Spunti di riflessione

«Papà non ha la Sla. È molto peggio»
I figli parlano della malattia che ha colpito Galdiolo

Non ha la Sla Giancarlo Galdiolo, la «stronza» sclerosi laterale amiotrofica contro cui combatte da anni Borgonovo. Se possibile il male di cui soffre il difensore viola, dei primi anni settanta, è ancora più terribile. Più cattivo. E senza nome. «I medici dell'ospedale di Forlì che per primi hanno visitato mio padre - spiega il figlio maggiore Alessandro - parlano di una malattia neurodegenerativa, di una demenza fronte temporale. Ma non è la Sla, è più veloce e non dà la possibilità di comunicare con l'esterno». Un buco nero, in cui è finito uno dei meno talentuosi ma più amati giocatori della Fiorentina post secondo scudetto. Una squadra che nel tempo è stata decimata da malattie terribili. Dalla leucemia che uccise a soli 39 anni Bruno Beatrice al tumore al fegato cui è sopravvissuto Mimmo Caso. Poi l'infarto che fu fatale a Nello Saltutti mentre Giancarlo Antognoni se l'è cavata, e ancora il cancro alle tonsille che si è portato via Ugo Ferrante e la vasculopatia cardiaca che è stata fatale a Mario Longoni. 
Patologie diverse una dall'altra, sulle quali ha indagato anche la magistratura. Senza risultati. Ma in questi casi, quando il male colpisce chi è stato sportivo, chi è stato famoso, chi ha fatto il calciatore di serie A ed era sulle figurine Panini, non è la valutazione del magistrato e dei suoi consulenti tecnici a creare memoria. La memoria condivisa, diventa quella degli appassionati di calcio. Anche di maglie diverse da quella dei viola. E il giudizio, in questo caso, parlerà di una squadra tremendamente sfortunata. Di una Fiorentina che non meritava quella sorte così cattiva. 
Per raccontare gli ultimi mesi di vita di Giancarlo Galdiolo detto affettuosamente «badile», 62 anni e un fisico da corazziere, i figli danno appuntamento ai giornalisti in una clinica sportiva all'avanguardia, la Blue Clinic, adagiata sulle colline che circondano la città. Molti i cronistii. Fra loro ci sono anche Giancarlo Antognoni, che di Galdiolo è stato compagno di squadra, e Giovanni Galli che all'epoca era nelle giovanili viola. I tre figli di «badile» - insieme al maggiore Alessandro ci sono anche Alberto e Eleonora - parlano a turno. Raccontano: «È cominciato tutto otto, nove mesi fa. Nostro padre ha iniziato a non ricordarsi più le cose. Poi gli è diventato difficile parlare e anche muoversi. Il peggioramento è stato costante e veloce. Molto veloce. Oggi papà non si può più muovere da solo, e anche aiutato non riesce a fare più di qualche passo. Ha bisogno di assistenza 24 ore su 24. E ancora nessuno ci ha spiegato con precisione quale sia la sua malattia, e se ci sia una possibile cura». Antonioni ascolta, anche lui fa parte dell'associazione ex viola che si è mobilitata in aiuto al vecchio compagno di squadra. «Perplessità per questa catena di malattie? È normale che ce ne siano. Ma non dimentichiamoci che quando si parla di calciatori ogni notizia prende subito molto risalto». La domanda inevitabile: doping? «Nostro padre ci ha sempre detto che non ce n'era - rispondono i ragazzi Galdiolo - e che lui non ne ha mai fatto uso». Ricordandolo giocare e alle feste dei tifosi, non si può non credergli. Fino a prova contraria. 
La conferenza stampa si conclude «L'abbiamo organizzata perché su papà era uscite indiscrezioni inesatte». Puntualizza Alessandro Galdiolo, erano quelle che parlavano di un nuovo caso di Sclerosi laterale amiotrofica. Mentre la patologia sconosciuta che si sta portando via al galoppo suo padre è, se possibile, ancora peggiore.

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