Spunti di riflessione

Bafana vs Baghana
A un mese dalla fine dei mondiali è di nuovo febbre alta a Soccer City

Si ricomincia da Bafana vs Baghana. Sempre lì nella magica astronave piantata tra gli altopiani di Soweto. Il Soccer City di Johannesburg dove un mese fa calava il sipario sul primo mondiale africano della storia. Molte cose sono successe laggiù da quando la Spagna ha alzato al cielo la Coppa del mondo e spento le luci sulla Nazione Arcobaleno. Il giudice Meyer Joffe, al suo ultimo processo prima della pensione, ha condannato a 15 anni di carcere l'ex capo della polizia Jackie Selebi, corrotto da un gangster locale. Il governo dell'African National Congress (Anc) ha accelerato il percorso parlamentare di una nuova terrificante legge sull'informazione (The Protection of Information Bill) che mette il bavaglio all'informazione e istituisce un apposito Tribunale d'appello per i giornalisti che ficcano il naso negli affari del potere: uno di questi, Mzilikazi wa Afrika del Sunday times, la settimana scorsa è stato arrestato per aver pubblicato un'inchiesta sulle tangenti pagate per costruire il nuovo quartier generale della polizia. Il mondo dei media e la società civile sudafricana sono in rivolta e minacciano di rivolgersi alla Corte Costituzionale. Sono ben ben incazzati anche i sindacati del settore pubblico che ieri hanno paralizzato le strade di Pretoria e Città del Capo con uno sciopero generale (un milione di lavoratori fermi) in nome di un aumento del salario adeguato alla crescita dell'inflazione.
Ecco che allora il ritorno della febbre mondiale, sotto le spoglie di una super amichevole tra Sudafrica e Ghana questa sera a Soweto, sembra cadere dal cielo per calmare un po' le acque e ricreare quello spirito patriottico di unità nazionale che aveva ipnotizzato il paese durante il magico party mondiale. Con tanti ringraziamenti dall'Anc che ha subito ribatezzato l'11 agosto «Bafana day», invitando tutti i tifosi a tirar fuori dall'armadio sciarpe, magliette e vuvuzela per stringersi attorno alla nazionale di calcio. In panchina c'è un nuovo allenatore, finalmente indigeno, Pitso Mosimane ma il cuore degli appassionati è ancora fermo al pomeriggio del 22 giugno a Bloemfontein, quando i Bafana Bafana del brasiliano Parreira sconfissero la Francia 2-1 ma furono eliminati per differenza reti nello smarrimento generale. Il testimone fu allora preso proprio dal Ghana, unica squadra africana a superare la fase a gironi e prendersi sulle spalle le sorti calcistiche del continente. Le Black Stars divennero i Baghana Baghana, fecero fuori gli Usa negli ottavi e accarezzarono il sogno della prima storica semifinale per poi vederlo frantumarsi sulla traversa di un maledetto penalty calciato alle stelle da Asamoah Gyan, all'ultimo minuto dei tempi supplementari contro l'Uruguay poi vincitore ai rigori. Il giorno dopo Nelson Mandela accolse le stelle nere a casa sua. «Grazie lo stesso, siete stati i nostri eroi».
Anche il mondiale del Ghana finì al Soccer City, lo stadio simbolo di Sudafrica 2010, quello della gara inaugurale e poi di quella finale. Costato oltre 300 milioni di euro, è stato riaperto sabato scorso in occasione del primo trofeo della nuova stagione calcistica sudafricana, la Charity Cup vinta dai Kaizer Chiefs nel classico derby di Soweto con gli Orlando Pirates. Nessuno dei due club però ha scelto di trasferirsi in pianta stabile nel mastodontico stadio alle porte della township più famosa del paese. Meglio restare nei vecchi impianti dietro l'angolo, quelli che la Fifa e l'Anc giudicavano troppo piccoli e antiquati (il Rand e l'Orlando Stadium). Troppo costoso affittare l'astronave, la cui manutenzione è stata appena stimata attorno ai 30 milioni di rand all'anno (3 milioni di euro circa). Poco male, secondo il management che ha in gestione gli stadi del mondiale. Da qui alla fine dell'anno il Soccer City ospiterà 27 eventi tra calcio, rugby (Springboks vs All Blacks), concerti, conferenze, compleanni e raduni religiosi. Sabato scorso la Charity Cup ha messo in scena tre partite una dietro l'altra (due semifinali e finale), lo stadio era sold out ed è venuto anche il presidente Zuma.
Gli altri 9 stadi mondiali però non se la passano altrettanto bene. Solo tre ospiteranno regolarmente le partite del campionato locale: il Moses Mabhida stadium di Durban (casa degli AmaZulu), il Royal Bafokeng di Rustenburg (dove giocano i Platinum Stars) e il Green Point Stadium di Città del Capo che dopo un estenuante corteggiamento sembra aver convinto l'Ajax a trasferirsi nella cattedrale sotto la Table Mountain. Tutti gli altri club hanno fatto come Chiefs e Pirates. Le città di Port Elizabeth, Polokwane e Nelspruit invece, non avendo nemmeno una squadra a cui offrire i propri stadi, stanno pregando in ginocchio che qualche benemerita compagine di rugby venga in soccorso dei loro elefanti bianchi. Nell'attesa, la Federazione sudafricana e la Premier Soccer League (la settima Lega più ricca del mondo) hanno annunciato il raddoppio del costo dei biglietti per garantire la sostenibilità degli stadi mondiali e lo sviluppo del calcio di base. «Ci dispiace ma non possiamo continuare a far pagare 20 rand per 90 minuti di football», ha spiegato contrito Irvin Khoza, presidente della Psl.
D'ora in poi andare allo stadio costerà almeno 40 rand, in un paese dove un tifoso con la fortuna di un lavoro guadagna in media 1500 rand al mese. Obiettivo non dichiarato ma palese, agganciare la nuova classe media nera e i ricconi bianchi. Con tanti saluti ai poveracci e ai vecchi tifosi.

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