I diritti dei tifosi finalmente trovano casa
Basta discriminazioni, perquisizioni e trattamenti disumani per i supporters. E' nato un fondo per la tutela dei diritti dei tifosi. Un'associazione con un consiglio direttivo dove siedono i rappresentanti nazionali dei club di sostenitori e due legali per usare i capitali
«Non è possibile che una semplice identificazione da parte della polizia comporti l'iscrizione nel registro dei tifosi
violenti». Sandra Schwedler non ne può più di subire discriminazioni e angherie. Oggi ha 26 anni, 13 dei quali passati a soffrire e gioire per la sua squadra, il St. Pauli - la squadra più a sinistra del mondo, l'ha definita qualcuno. Sandra è stata in trasferta per più di duecento volte e ogni settimana la stessa storia:
«I tifosi vengono trattati come criminali. Nella maggior parte dei casi siamo trasportati dalla stazione allo stadio come fossimo animali. Chi si comporta in modo solo un po' insolito, poi, rischia la diffida o il divieto di partecipare alle trasferte». Ora basta. Sandra Schwedler, insieme con altri tifosi tedeschi di tutte le serie - dalla A alle leghe regionali, dove milita anche il St. Pauli - ha deciso di creare un fondo per la tutela dei diritti dei tifosi.
«D'ora in avanti sarà possibile proteggerci legalmente dagli ormai inaccettabili trattamenti che subiamo», si può leggere nel comunicato stampa che annuncia la nascita dell'iniziativa. Immagina, per esempio, che il pullman che ti sta portando in trasferta si fermi a una stazione di servizio e che a qualcuno dei tuoi compagni salti in mente di rubare una birra. A quel punto la polizia raccoglierà i dati di tutti e dopo poco ti vedrai recapitare una lettera di diffida, racconta la pagina internet Fanrechte.de. Non vogliamo proteggere ladri e violenti, dicono gli organizzatori,
«vogliamo solo che i tifosi pacifici non vengano criminalizzati preventivamente e puniti per i reati commessi da altri». Per una diffida basta l'apertura di un'indagine, che nella maggior parte dei casi viene poi archiviata.
«Per i tifosi non vale il principio del garantismo», accusa Sandra Schwedler. Di tutt'altra opinione Theo Zwanziger, presidente del Dfb, la lega calcio più grande e ricca al mondo, secondo cui tutte le misure prese rispetterebbero lo stato di diritto. Ma effettivamente da parte delle autorità qualche leggerezza è stata commessa, ha ammesso Zwanziger. Nel settembre del 2005 insieme con l'allora ministro degli interni socialdemocratico Schily, il presidente aveva annunciato la creazione di un'autorità pubblica incaricata di occuparsi delle rimostranze dei tifosi: «un segnale dell'intensificarsi del dialogo tra fan, responsabili della sicurezza e Lega calcio», si era detto allora. Fino ad oggi non è però stato fatto nulla, anche per le perplessità della Dfl, la lega che rappresenta i club di prima e seconda divisione in seno al Dfb. In un recente articolo, il settimanale Der Spiegel raccontava l'esperienza dei tifosi del Ssv Reutlingen. Giunti alla stazione di Stoccarda per seguire la trasferta dalla loro squadra - che milita nella lega regionale tedesca - hanno trovato la polizia ad accoglierli, con tanto di cavalleria. Nonostante la nomea di tifoseria pacifica e un gemellaggio con i tifosi della squadra di casa, le forze dell'ordine hanno perquisito i tifosi alla ricerca di materiale pirotecnico e preteso la registrazione delle generalità. Per evitare di subire quel trattamento ingiustificato, i 100 tifosi hanno deciso di riavvolgere striscioni e bandiere, risalire sul treno e tornarsene a casa, apprendendo poi per radio della vittoria dell'Ssv.
«Scene del genere capitano ogni fine settimana», ha commentato la Schwedler. Il fondo per la difesa dei diritti del tifoso è sostenuto anche dalle due organizzazioni nazionali dei supporter, la Baff e la Pro Fans. Come spendere il denaro sarà deciso da un consiglio di cinque membri di diverse squadre, in accordo con le regole dello statuto e sotto l'occhio vigile di due avvocati, amministratori del
capitale.
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