Un tulipano europeo
contro il razzismo Ci hanno provato sia Marc Zoro in Italia che Samuel Eto'O in Spagna a fermare una partita di calcio, stanchi di subire offese razziste. Non ci sono riusciti, bloccati dagli arbitri e dai compagni. Da ieri loro due e le altre centinaia di bersagli dell'idiozia razzista hanno un alleato in più: il Parlamento europeo. Con 423 firme - che rappresentano un record - l'Eurocamera ha infatti benedetto una risoluzione comune «sulla lotta al razzismo nel calcio» che mira a «evitare il ripetersi dei gravi incidenti successi negli stadi di tutta Europa». Il documento viene accompagnato con alcune proposte pratiche, tra cui spicca quella di dare maggiore potere agli arbitri in modo che possano «in un quadro di regole chiare interrompere le partite, o annullarle nel caso di gravi atti di razzismo». Non da poco nemmeno l'intenzione di dare all'Uefa ed agli altri organizzatori di competizioni in Europa «la possibilità d'imporre delle sanzioni sportive alle federazioni nazionali ed ai club i cui tifosi o giocatori commettano delle infrazioni razziste gravi». Tra le pene anche l'esclusione dalle competizioni per le squadre e le federazioni recidive. A sostenere la causa Paul Elliot, ex di Pisa e Chelsea e rappresentante dell'organizzazione Fare, Football against racism in Europe, alcune giovani promesse del Racing Strasbourg e un messaggio del difensore del Manchester United, Rio Ferdinand. «Con Eto'O la federazione spagnola è stata ridicola», afferma senza mezzi termini Emine Bozkurt, socialista olandese e promotrice dell'iniziativa assieme al britannico Claude Moraes, Pse, al conservatore Chris Heaton-Harris ed ai tedeschi Alezander Nuno Alvarez, liberale, e Cem Ozdemir, verde. Nelle settimane scorse il Saragozza è stato punito con appena 9mila euro di multa per gli insulti razzisti dei suoi tifosi al bomber del Camerun, Bozkurt chiede «sanzioni più severe ed uguali per tutte le federazioni in Europa». «Ci deve essere chiarezza sulle responsabilità - insiste la deputata - se sono un giocatore il club deve proteggermi». Non appare nel testo la possibilità per la parte lesa di chiamare a giudizio l'altra squadra per comportamento razzista da parte dei suoi tifosi, ma questo tipo di azione non è esclusa a priori visto che anche i campi di calcio rientrano a pieno titolo nel campo di applicazione della direttiva contro la discriminazione sul luogo di lavoro. E ieri proprio il Presidente del Parlamento, Josep Borrell, ha sottolineato l'utilità di questo strumento come della Carta dei diritti fondamentali: «Non si possono sospendere i diritti fondamentali in una manifestazione sportiva, ci vogliono le misure indicate dal Parlamento e le politiche di educazione e sensibilizzazione». E si parla di discriminazione non solo per la pelle, ma anche per la religione e gli orientamenti sessuali. Presente anche la Uefa, organo spesso accusato quanto meno di timidezza contro il razzismo. William Gaillard, il responsabile delle comunicazioni, ha ringraziato l'Eurocamera per un testo che «ci dà quel appoggio politico di cui abbiamo bisogno». Poi ha ricordato come la sua organizzazione abbia punito lo Steaua Bucarest per cori antisemiti e contro i Rom, e come quel provvedimento abbia innescato un dibattito che ha portato il Parlamento romeno ad approvare recentemente una legge contro il razzismo. «Il calcio può essere da stimolo», ha spiegato Gaillard. Perché sia vero la Bozkurt gli chiede più fermezza: «l'appoggio dell'Uefa e della Fifa è importante, ma non basta dire di essere contro il razzismo, bisogna fare di più, agire, fissare le responsabilità delle società e delle federazioni». Il laburista Moraes, uno che ha vissuto il razzismo sulla sua pelle asiatica, voleva inserire nel lotto anche le televisioni. L'idea era quella di togliere il sonoro o il colore nei casi di trasmissione di atti di razzismo, oppure di arrivare fino alla sospensione dell'emissione, spiegando le ragioni al pubblico. Un'idea un po' forte sacrificata per raggiungere il maggior appoggio possibile al testo. E le firme sono arrivate in massa, anche se a valanga dal centro-sinistra e al piccolo trotto dalla destra. Guardando all'Italia, mancano le sigle della Lega Nord, e non sorprende, mentre Forza Italia, Udc e An firmano sì, ma solo a ranghi ridotti: 5 deputati su 16 per Fi; 2 su 5 per l'Udc (non firma il capogruppo Cesa) e 2 su 9 per An (senza la capo Angelilli). E dire che la Bozkurt ci teneva alle firme del partito del premier, che nel calcio rappresenta comunque molto. Adesso cosa cambia? Si spera in qualche azione della Fifa in vista del Mondiale, e poi la palla passa all'Uefa. «Per me - ricorda Bozkurt - il momento migliore del calcio era sempre stato il gol di Van Basten all'Urss nella finale dell'europeo 1988, da oggi non è più così: è l'approvazione della risoluzione. Come si pensava che il gol di Van Basten fosse impossibile, qualcuno pensava che fosse impossibile trovare una posizione comune del Parlamento, invece l'abbiamo trovata. Adesso il razzismo deve sparire dal calcio e per farlo le federazioni devono dire che i club hanno la responsabilità». di Alberto D'Argenzio |