Spunti di riflessione

La "Domenica Sportiva" non c'è più

Che brutta fine ha fatto la gloriosa Domenica Sportiva, quella che da bambini valeva la pena restare alzati fino a tardi per rivedere i gol e ascoltare le voci dei protagonisti ma anche quelle sempre sferzanti di Stagno, Ciotti, Brera e Beppe Viola. Quella trasmissione, esempio di giornalismo critico, garbato e mai subalterno, non esiste più. L'hanno sostituita con una fiera della chiacchiera che assomiglia sempre più a un Reality show e infatti i conduttori (talvolta anche gli ospiti) sono più o meno gli stessi. Se ne è avuta un'altra deprimente prova l'altra sera, quando la Ds ha steso il tappeto rosso dei propri studi ai piedi dell'amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo, assolto mercoledì nel processo per doping contro il club bianconero. Ospite gradito e forse non proprio casuale dopo che la Rai, sabato sera, aveva rinunciato a mandare in onda una puntata di Un giorno in pretura tutta dedicata alle vicende giudiziarie della farmacia bianconera. La puntata, intitolata «Zeman è rock», è stata sostituita con un bel documentario per non spezzare la continuità del racconto (era prevista una seconda parte che sarebbe andata in onda a gennaio). Meglio rimandare tutto a dopo la befana dunque e affidare la materia calda del processo di Torino all'allegra brigata della Ds e al suo illustre ospite. Giraudo, che qualche anno fa si arrabbiò moltissimo perché la trasmissione Report (sempre Rai3) aveva mostrato le audizioni omertose e balbettanti dei calciatori juventini, si è calato nelle improbabili vesti del signor Malaussène. Ha spiegato che la Juve è stata usata come capro espiatorio per colpire l'immagine del calcio italiano. Si è chiesto se Zeman non abbia fatto parte di un'associazione che voleva incastrare il club più blasonato d'Italia. Ha attaccato il pm Guariniello, ha messo in dubbio la professionalità dell'ematologo Giuseppe D'Onofrio (sostenendo che la perizia super partes con cui questi aveva fatto condannare in primo grado il medico bianconero Riccardo Agricola per somministrazione di Epo era completamente diversa da perizie presentate sempre da D'Onofrio in altri processi: basta leggere quelle perizie per capire che l'accusa è una bufala), ha promesso reazioni durissime per chi ha infangato il buon nome della vecchia signora. A proposito del quale, giusto qualche settimana fa, Karl-Heinz Rummenigge, ha evocato i metodi «mafiosi» dell'attuale dirigenza bianconera e chissà mai perché. In assenza di una controparte che potesse ribattere, il resto della scena se l'è preso Giorgio Tosatti, grande totem della moderna Ds e vero scudo crociato del giornalismo sportivo italiano. Anche Tosatti ha fatto il tiro al piccione con gli scienziati che hanno maltrattato il pallone. Ha consigliato loro di dedicarsi ai congressi e ha spiegato che un calciatore ha sicuramente bisogno di almeno 280 farmaci diversi perché può sbattere il ginocchio, avere il mal di pancia, persino sentirsi un po' depresso perché il figlio non dorme la notte. Quel processo, ce l'aveva detto lui, non s'aveva da fa'. I conduttori annuivano ammirati, il presidente del Cagliari Cellino chiosava con il solito slogan: «il doping nel calcio non esiste». Applausi e sipario. Ma chi ha inventato e reso celebre la Domenica Sportiva avrà forse spento la tv dalla vergogna. di Matteo Patrono

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