Spunti di riflessioneUn uomo solo al bersaglio 
Calci e testate dai giocatori, minacce dai presidenti, colpi bassi persino dai custodi degli stadi. Seconda puntata del nostro viaggio nella difficile vita dei direttori di gara raccontata attraverso i referti arbitrali dei campionati minori. Là dove l'arbitro si ritrova sempre solo contro tutti

Più che giudice unico in campo, l'arbitro è spesso un giudice solo. Solo contro tutti, nessuno escluso. Non fidarsi dei presidenti, ad esempio quello del Gragnano, Eccellenza campana, che al 40' del primo tempo, «scavalcava la rete di recinzione ed inveiva fortemente contro la terna arbitrale, al punto che l'Arbitro era costretto a sospendere momentaneamente la gara per farlo allontanare. Terminato il primo tempo, il suddetto colpiva la porta dello spogliatoio della terna con calci e pugni e pretendeva di dialogare con l'Arbitro ed i suoi Assistenti, invitandoli, con fare minaccioso, ad arbitrare meglio». Non va meglio con gli allenatori. Squalifica di due mesi a Ferruccio Lucchini, mister (si fa per dire) del Basilica San Lorenzo, Lazio, il quale mentre si allontanava dal terreno di gioco perché espulso, «istigava i calciatori della propria squadra e l'assistente di parte a mantenere un comportamento violento nei confronti del direttore di gara». Per intenderci, guardalinee che ha subito obbedito: 5 anni di squalifica e proposta di radiazione per Riccardo Baraldi (Basilica San Lorenzo, ovvio) che «a fine gara si lanciava contro l'arbitro sferrandogli un colpo di intensa violenza al capo con l'asta di legno della bandierina. L'arbitro perdeva i sensi e veniva trasportato negli spogliatoi in stato confusionale avvertendo forti dolori alla testa e ad un ginocchio. Una autoambulanza lo trasportava in ospedale dove veniva ricoverato per gli accertamenti del caso». E che dire del custode della Sandonatese, allievi provinciali Milano? Entrato nello spogliatoio dell'arbitro mentre questi faceva la doccia, gli comunicava che stava chiudendo l'impianto sportivo. Sulle prime lo prendeva come uno scherzo, poi capita l'antifona l'arbitro gli diceva che sarebbe stato pronto in dieci minuti. Troppo tardi, dice il referto: «il direttore di gara trovava tutte le uscite chiuse con i lucchetti per cui era costretto per uscire dall'impianto, a scavalcare il cancello d'ingresso con il rischio di farsi del male». 250 euro di multa.

Il «manto erboso» spesso diventa una discarica. A Passirana, I categoria lombarda, i tifosi hanno lanciato in campo una sedia. A Sant'Elena, Sardegna, «numerose pietre e una marmitta di ciclomotore». Fantastica la scenetta in casa del Real Velletri, Lazio, quando un tifoso lanciava una bottiglia di plastica «che l'arbitro riusciva a schivare, ma che colpiva un calciatore della squadra avversaria». Anche i giovani promettono molto bene. 31 euro di multa agli esordienti del Vercurago, in provincia di Lecco, perché a fine gara, alcuni propri calciatori nel chiuso dello spogliatoio intonavano cori offensivi nei confronti del dirigente arbitro. Due anni di squalifica a Matteo Sanfilippo, del Carisio juniores, per aver colpito improvvisamente «con un violento calcio la parte posteriore della coscia destra dell'arbitro, procurandogli un fortissimo dolore con conseguente ematoma».

Ma peggio è andata al direttore della gara tra Voliera e Carignano, II categoria piemontese. Alla vista del cartellino rosso, il calciatore Matteo Danese reagiva così: con degli schiaffi e una spaventosa testata all'arbitro che cadeva svenuto. Rinveniva per eseguire il triplice fischio di sospensione della partita. Non l'avesse mai fatto. Il giocatore gli si riscagliava contro e, al netto delle offese varie, lo colpiva nell'ordine con un'altra testata, un pugno al torace e altri schiaffi. Il poveretto riusciva a raggiungere gli spogliatoi e chiedeva al dirigente Giuseppe Del Santo di chiamare ambulanza e carabinieri. Il dirigente gli faceva di no con la testa: nemmeno ci penso. Provvedeva personalmente l'arbitro che veniva infine ricoverato all'ospedale di Orbassano. Valanghe di squalifiche, compresa quella di un dirigente - sempre del Volvara - che alla fine della tempesta è entrato nello spogliatoio dell'arbitro e «con fare arrogante ha tentato di convincerlo che in campo non era successo niente».

Un violentissimo pugno alla nuca, ricevuto dal calciatore Sandro Matta, dello Scontrone, I categoria abruzzese, è costato 4 giorni di ricovero ad un altro direttore di gara. Prognosi di 15 giorni e sospetto trauma cranico per l'arbitro di Monastir Kosmoto-Nora Nuraminis - sembra Cipro ma è Sardegna - per una testata da record di Italo Fredda, che faceva svenire sul colpo il direttore di gara.

Ha tentato di battere il record del mondo di taroccamento il dirigente del Paradiso Collegno, G. G., 18 mesi di squalifica, per aver cercato di falsificare il permesso di soggiorno del suo Jonathan Imafidon, correggendo la data di nascita dall'originale 10/8/83 al quella del 10/8/70, (13 anni, ndr) «al fine di consentire al suddetto calciatore di disputare la fase finale campionato amatori, che prevede la partecipazione di giocatori con età minima di anni 25». Ma quando vuole la giustizia sportiva sa essere inflessibile. Multa di 66 euro e partita persa alla Project Team, calcio a 5. Doveva recarsi in trasferta ad Arese, da San Donato, che sta una quarantina di chilometri più in là. Gara fissata alle 21,30, la squadra parte in un pulmino alle 19,15, molto tempo prima. Al casello autostradale rimaneva però bloccata a causa di un incidente dovuto al ribaltamento con incendio di un camion. Sirene, ambulanze, polizia, tutti a dare il proprio contributo, comunque ad evitare di intralciare i soccorsi. Finché si fa tardi per la partita. Causa di forza maggiore? Macché. Per la federazione «la previsione di ingorghi e di incidenti deve essere preventivamente ed attentamente considerata dalla società, insieme alla definizione di percorsi idonei e di percorsi anche alternativi, al fine di raggiungere per tempo gli impianti di gioco». Fair play, I suppose.

index