I nuovi soldati del pallone
Indicata da tutti come il modello da seguire nella lotta contro la violenza negli stadi, l'Inghilterra si ritrova a fare i conti con una nuova generazione di hooligans: ragazzi giovanissimi e razzisti che agiscono individualmente e sempre al di fuori degli stadi. La Ue intanto accoglie la proposta italiana di proibire gli stadi europei ai teppisti
Hanno dai 14 ai 17 anni, non si distinguono per gruppi, ma agiscono individualmente, mai dentro gli stadi, spesso nelle metropolitane e nei centri delle città (i pub sono i loro quartier generali), non sono riconducibili al British National Party, ma l'odio razziale e politico è implicito nel loro comportamento e nel loro modo di essere e di pensare. Questo, in estrema sintesi, il ritratto della nuova generazione inglese di hooligans, delineato da Paul Peachey su The Independent. Una nuova generazione che mette paura, proprio quando in Inghilterra il fenomeno sembrava ormai sconfitto per sempre. Vero è che se le motivazioni sociali restano, si può spostare un fenomeno ma non debellarlo completamente e restando intatto il disagio, resta anche la violenza che questo provoca. Si fanno chiamare «foot soldiers», soldati del calcio, e amano menar le mani fuori dagli stadi, meglio se dopo la partita, tanto per riscaldarsi un po', e in zone dove (in teoria) non possono essere fermati dalla polizia, anche se poi vengono arrestati per essere stati ripresi dalle telecamere che oggi sono ovunque. Le statistiche della polizia dicono che nel 2002-03 gli arresti per episodi di hooliganismo sono stati 4.793, contro i 4.035 della precedente stagione. Superando di gran lunga il tetto massimo raggiunto nella stagione `94-95 con 3.965 arresti. Di questi, quelli legati ad episodi di razzismo sono saliti del 57%. Mark Metcalf, un tifoso del Sunderland impegnato contro il razzismo ha affermato: «Indubbiamente siamo di fronte a una nuova generazione di hooligans che darà problemi per i prossimi dieci anni». Un'avvisaglia c'era stata in occasione dell'amichevole Inghilterra-Croazia, prima della quale gli agenti di Suffolk erano stati costretti a fermare e arrestare 32 hooligans inglesi. Il responsabile dell'ordine pubblico dichiarò: «La tolleranza zero contro i comportamenti asociali, delittuosi e razzisti ci ha costretto ad arrestare 32 persone prima della gara e rinchiuderle durante la partita». Negli stadi inglesi esistono, per chi non lo sapesse, celle temporanee riservate agli hooligans.
Tolleranza zero... quante volte. Queste notizie, pubblicate solamente sui giornali stranieri, mettono sotto i riflettori un aspetto che forse molti non conoscevano. Tutti sanno che dopo l'Heysel il governo inglese si adoperò per debellare per sempre la piaga degli hooligans e oggi si guarda all'Inghilterra come un modello da copiare. Per farlo la Tatcher forzò una legislazione storicamente garantista come quella anglosassone. Un arresto preventivo fa parte semmai della cultura latina, anche se in Italia non si è mai andati oltre la diffida e l'obbligo di presentarsi in Questura nel giorno della partita. L'arresto in flagranza differita (a 48 ore di distanza dai fatti, sulla base dei filmati tv), intodotto dal governo Berlusconi alla fine della scorsa stagione, è invece un provvedimento sulla cui costituzionalità ancora si dibatte e che segue le linee direttive del modello inglese. In questo senso, oggi l'Unione europea approverà la proposta italiana che introduce l'adozione negli stati membri del divieto di accesso agli impianti dove si svolgono partite internazionali a coloro che si sono già resi responsabili di fatti di violenza legati al calcio.
Dunque tolleranza zero. Ma se poi gli hooligans sono rimessi in libertà, a cosa serve? Serve per far vedere che negli stadi non accade nulla, ma il problema resta, gli arresti aumentano e invece che debellarla sta nascendo una nuova generazione di teppisti. A Milwall, per esempio, per le partite a rischio saranno richieste alle forze dell'ordine azioni preventive, per non fare entrare allo stadio gli esagitati. «Sono misure mai prese prima - hanno fatto sapere dalla società - ma non possiamo permettere che gli idioti rovinino il buon nome del club».
L'allerta resta, anche perché a questi episodi di violenza tra piccole bande rivali, si aggiungono episodi di razzismo nei confronti dei giocatori di colore, numerosi nei campionati inglesi. Secondo The Guardian, la vera sfida delle società e della Football Association è debellare il razzismo nel calcio. È impossibile non collegare questi atteggiamenti al paninglesismo del Bnp e di altre fazioni d'estrema destra che fanno proseliti fra i giovani inglesi. Addirittura si è parlato nuovamente dell'esclusione dell'Inghilterra e delle sue squadre dalle manifestazioni internazionali, con gli Europei alle porte: già nel 2000 in Belgio e Olanda, la nazionale dei leoni rischiò d'essere rimandata a casa per problemi d'ordine pubblico, per fortuna poi ci pensò il campo. In Portogallo, l'estate prossima, cosa succederà.
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