Nandrolone, il più amato dai calciatori
Dopo un anno di silenzio, il fantasma del doping torna ad affacciarsi sul calcio italiano: il giocatore del Parma, Manuele Blasi, è risultato positivo al norandrosterone in un controllo dopo la partita col Perugia del 14 settembre scorso. E la sostanza proibita è il solito steroide anabolizzante

Eravamo rimasti a quella carrellata di calciatori impauriti e balbuzienti in un aula di tribunale mostrata due settimane fa da Report su Raitre: Del Piero e compagni che rispondevano «non so, non ricordo, non c'ero», tanto da mandare su tutte le furie il pur paziente giudice del processo-doping alla Juventus che da quasi due anni si tiene a Torino. Eravamo anche rimasti, però, alle entusiastiche dichiarazioni della Commissione antidoping sul personale record del calcio italiano nella stagione di grazia 2002/03 (quella del ritorno alla supremazia dei nostri pedatori in Europa): «neanche un caso di positività, stiamo estirpando il male». E invece, dopo un anno acqua e sapone, riecco affacciarsi sul campionato italiano lo spettro deforme delle sostanze proibite che aiutano ad andare più forte a discapito del fisico. Ieri il Coni ha dato notizia che il giocatore del Parma, Manuele Blasi, è risultato positivo al norandrosterone in un controllo ordinario del 14 settembre scorso dopo la partita Parma-Perugia. Nel primo campione sottoposto ad analisi, il laboratorio di Roma ha rilevato la presenza dell'anabolizzante superiore al limite stabilito dal Cio. Il norandrosterone è un metabolita del nandrolone, lo steroide che con gli opportuni dosaggi rafforza la potenza e l'agilità di un atleta. E' salito alla ribalta delle cronache, il nandrolone, perché negli ultimi anni si è scoperto essere l'anabolizzante più amato dai calciatori: quindici casi dal '99 a oggi, undici dei quali concentrati tra il 2000 e il 2001. Il primo era stato il russo del Napoli Shalimov, che si prese due anni di squalifica. L'ultimo, prima di Blasi, lo spagnolo del Brescia Guardiola, graziato con 4 mesi. In mezzo a loro, Bucchi e Monaco del Perugia, De Rold del Pescara, Sacchetti e Caccia del Piacenza, Couto e Stam della Lazio, Davids della Juve, Torrisi del Parma, Gillet e Said del Bari. Nel 2002 avevano beccato anche lo sconosciuto Omar Menchetti, difensore ventunenne del Montevarchi (C2). Poi più nulla. Nel frattempo però il nandrolone era saltato fuori anche nei campionati esteri e a Torino il procuratore Guariniello, quello che ha portato la farmacia bianconera in tribunale, scopriva che l'anabolizzante era già in voga negli anni ottanta, portando a 25 i casi accertati riguardanti i professionisti della pedata. Il resto del mondo dello sport, dall'atletica al rugby fino al cricket, conosce e fa i conti col nandrolone da una vita ma con pene decisamente più severe: due anni, senza sconti, per tutti.

Il Parma ieri si è detto sorpreso dell'accaduto e non ha schierato Blasi (titolare dall'inizio della stagione dopo esser giunto in prestito dalla Juventus) nella gara di Coppa Uefa contro il Metalurg. «Il ragazzo è frastornato e piange - ha detto l'allenatore gialloblù Prandelli - è ipocondriaco, pensate che non prendeva neppure l'aspirina». La società emiliana ha fatto sapere di monitorare costantemente i propri tesserati con controlli incrociati su sangue, urina e capelli e che su Blasi non aveva mai riscontrato nulla di irregolare, «tutto intonso e cristallino». Il Parma ha inoltre ricordato di essere da sempre in prima linea nella lotta contro i farmaci proibiti. Anche se Torrisi era dei loro quando risultò positivo al nandrolone nel 2001 e già nel `98 buona parte dei giocatori gialloblù avevano fatto registrare un livello di ematocrito troppo alto (tipo quello dei ciclisti amanti dell'Epo), giustificato maldestramente con un difetto di taratura della macchina del laboratorio che aveva effettuato le analisi. La Procura di Bologna aveva aperto un'inchiesta, l'Antidoping aveva archiviato tutto.

Infine il medico del club, Luca Montagna, ha buttato lì che in fondo si tratterebbe di una molecola antiquata, roba da Urss anni `60, che lascia segni per almeno sei mesi, «un sistema davvero stupido per fare doping». L'ultima trovata geniale, dopo quelle che negli anni passati avevano giustificato la presenza dell'anabolizzante nelle urine dei giocatori con la storiella della carne avariata, dello shampoo andato a male, dello sciroppo omeopatico o degli integratori alimentari americani comprati via internet senza conoscerne bene il contenuto. Potenza del malefico nandrolone, questo sconosciuto. 

Spunti di riflessione

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