Nandrolone, il più amato dai calciatori Eravamo rimasti a quella carrellata di calciatori impauriti e balbuzienti in un aula di tribunale mostrata due settimane fa da Report su Raitre: Del Piero e compagni che rispondevano «non so, non ricordo, non c'ero», tanto da mandare su tutte le furie il pur paziente giudice del processo-doping alla Juventus che da quasi due anni si tiene a Torino. Eravamo anche rimasti, però, alle entusiastiche dichiarazioni della Commissione antidoping sul personale record del calcio italiano nella stagione di grazia 2002/03 (quella del ritorno alla supremazia dei nostri pedatori in Europa): «neanche un caso di positività, stiamo estirpando il male». E invece, dopo un anno acqua e sapone, riecco affacciarsi sul campionato italiano lo spettro deforme delle sostanze proibite che aiutano ad andare più forte a discapito del fisico. Ieri il Coni ha dato notizia che il giocatore del Parma, Manuele Blasi, è risultato positivo al norandrosterone in un controllo ordinario del 14 settembre scorso dopo la partita Parma-Perugia. Nel primo campione sottoposto ad analisi, il laboratorio di Roma ha rilevato la presenza dell'anabolizzante superiore al limite stabilito dal Cio. Il norandrosterone è un metabolita del nandrolone, lo steroide che con gli opportuni dosaggi rafforza la potenza e l'agilità di un atleta. E' salito alla ribalta delle cronache, il nandrolone, perché negli ultimi anni si è scoperto essere l'anabolizzante più amato dai calciatori: quindici casi dal '99 a oggi, undici dei quali concentrati tra il 2000 e il 2001. Il primo era stato il russo del Napoli Shalimov, che si prese due anni di squalifica. L'ultimo, prima di Blasi, lo spagnolo del Brescia Guardiola, graziato con 4 mesi. In mezzo a loro, Bucchi e Monaco del Perugia, De Rold del Pescara, Sacchetti e Caccia del Piacenza, Couto e Stam della Lazio, Davids della Juve, Torrisi del Parma, Gillet e Said del Bari. Nel 2002 avevano beccato anche lo sconosciuto Omar Menchetti, difensore ventunenne del Montevarchi (C2). Poi più nulla. Nel frattempo però il nandrolone era saltato fuori anche nei campionati esteri e a Torino il procuratore Guariniello, quello che ha portato la farmacia bianconera in tribunale, scopriva che l'anabolizzante era già in voga negli anni ottanta, portando a 25 i casi accertati riguardanti i professionisti della pedata. Il resto del mondo dello sport, dall'atletica al rugby fino al cricket, conosce e fa i conti col nandrolone da una vita ma con pene decisamente più severe: due anni, senza sconti, per tutti. |