"Megafono" fuori dal coro. Nasce la rivista della curva

Trimestrale ideato dal Progetto Ultrà e dalle esperienze in gradinata

Un trimestrale ricco di ambizioni e di iniziative. Una rivista che vuole colmare un vuoto evidente nel pianeta calcio-tifo dell'informazione alternativa. Per certi versi una scommessa, una bella scommessa, in un panorama editoriale sempre più difficile e monopolizzato dal pensiero unico. L'impegno è quello degli stakanovisti, l'ingegno e l'esperienza da stadio non mancano, il risultato finale è certamente apprezzabile. Parliamo de "Il Megafono", trimestrale sul mondo ultras e sui temi che fanno da collante tra calcio e curva. Una pubblicazione a colori, di lettura immediata, ma anche di impegno, una grafica vivace in linea con i colori del tifo "oltre", primi piani sulle realtà fuori dai confini tricolori e la promessa di non cedere mai alla tentazione di servilismo verso questo smisurato sport-business. "Il Megafono" nasce su iniziativa del Progetto Ultrà e di molte realtà di curva che da tempo vanno chiedendo un'informazione più attenta e sensibile ai problemi di chi il calcio lo vive da spettatore in prima persona, non seduto davanti ad una tv, molto spesso a pagamento, ma in piedi in gradinata, sulla balaustra ad incitare la squadra del cuore. Sicuramente un'informazione antagonista rispetto a quella che passa il Palazzo. Siamo soltanto al primo numero, ma le premesse fanno ben sperare. 
Ci scrivono Carlo Balestri, coordinatore del Progetto Ultrà, qui nel ruolo del redattore novello, ma anche alcuni legali votati alla causa dei tifosi, pronti a prendere carta e penna e spiegare quanto iniqua possa essere la legge antiviolenza; poi giornalisti appassionati alla materia e tifosi che raccontano le proprie esperienze, traumatiche o esaltanti che siano. Il lavoro di responsabilità alla catena di montaggio è affidato a Malcom Ashley Green, italo-americano fresco di laurea in Scienze Politiche, nominato caporedattore sul campo. «Raccolgo articoli - ci racconta - correggo le bozze, svolgo lavoro grafico. Sono momenti di grande creatività. Sono alla prima esperienza giornalistica e ti dico che è meraviglioso». Il primo numero è di fresca uscita e per ora la distribuzione avviene nelle curve degli stadi, ma è possibile ordinare la pubblicazione su internet sul sito www. progettoultra. it inviando un messaggio all'indirizzo ilmegafono@progettoultra. it. Si viaggia sulla cifra di 10mila copie ed il «prezzo è ad offerta libera - ci dice Balestri - contiamo di coprire le spese». 

«Con questa rivista ci proponiamo di dare spazio ad un'informazione per ora assente sul mercato - sono le parole di Green -. Quando si parla di curva lo si fa sempre in termini accusatori, come se la curva fosse l'inferno. Noi vorremmo trattare questi argomenti da un'ottica differente. Non neghiamo episodi di violenza, ma la curva non è soltanto questo. E' anche ricchezza, è cultura popolare, è antirazzismo, è protestare contro l'invasione delle pay-tv, è riflettere e indignarsi per il calcio business. La curva è uno spaccato di società con il quale doversi rapportare senza pregiudizi». Il sogno è quello di andare anche oltre la curva, arrivare a coinvolgere un pubblico "normale" attraverso un linguaggio nello stesso tempo ironico e profondo. 

La copertina del primo numero lascia intendere che si fa sul serio. Accanto al titolo principale, "L'Impero del Male (ci) colpisce ancora", che è tutta una sana provocazione sui padroni del calcio che battono la strada della finanza, fino a chiedere sempre più repressione verso la curva, fanno capolino quattro richiami di prim'ordine: si va dalla "ridicola farsa della B al sabato", al punto sulle diffide, da un'intervista a "Jimmy Cross" (tutta da leggere la storia di questo personaggio) al Monopòli, un modo per prendersi gioco del mondo miliardario del calcio. 

«Nessun pregiudizio, guardiamo con interesse tutte le realtà di curva, da quella di Trieste a quella livornese - dice ancora il caporedattore - anche se è ovvio che abbiamo un rapporto privilegiato con chi collabora con il Progetto Ultrà. Con "Il Megafono" lanciamo tutti i nostri cavalli di battaglia, dall'antirazzismo alle critiche verso le pay-tv che mortificano l'idea stessa di tifo». «Per noi il calcio va vissuto allo stadio, non seduti e passivi davanti ad uno schermo. La partita è un momento di partecipazione creativa che comincia ben prima del fischio iniziale dell'arbitro». E poi c'è sempre da smontare quel pensiero consolidato che vede la curva come luogo di perdizione, «mentre è proprio la curva e la passione dei suoi frequentatori che oggi tengono in vita il calcio». Una frase di John King nel libro "Fedeli alla tribù" rende bene l'idea: «A nessuna industria della televisione sembra che interessi dei tifosi, ma senza l'urlo e il movimento del pubblico il calcio sarebbe uno zero. E' una storia di passione. Sarà sempre così. Senza la passione il football è morto». Ma non c'è tempo da perdere, è già ora di pensare al prossimo numero in uscita ad Aprile. Ci sarà un'inchiesta sui fossati degli stadi che tanti incidenti finora hanno provocato. 

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