Nessun alibi

di L. Ferrajolo

E’ sinceramente imbarazzante, oltre che triste, bacchettare il nonno del campionato, al quale tutti vogliamo bene, ma questa volta Carletto Mazzone ha esagerato. E’ sempre stato un allenatore al di sopra delle righe, sa di calcio come pochi, ma non va in panchina in doppio petto. Preferisce la tuta e si distingue sempre da quei suoi colleghi che, almeno apparentemente, sembrano usciti dal college di Oxford. Questo suo stile molto ruspante,sanguigno,probabilmente gli ha impedito di fare una carriera ancora più brillante,ma almeno lo ha reso simpatico e vicino alla gente. Il Carletto Mazzone di ieri però è un’altra cosa. E’ una persona per bene,che nonostante i suoi 64 anni ben portati e i capelli bianchi,ha perso la testa come l’ultimo dei curvatoli più beceri che proprio lui combatte da anni. Sappiamo tutti,e lui più di noi,quanto possa essere maleducata e offensiva una curva,se ce la mette tutta. E’ vero anche che quella di Bergamo aveva già preso di mira Mazzone l’anno scorso e non è nuova a esibizioni che Carletto ha definito razziste e che noi ci limiteremmo a definire idiote. Spesso le curve sono il megafono di una in cultura e di provocazioni che non nascono negli stadi,ma nelle società,alimentate anche da chi ricopre ruoli di grande responsabilità. Non dubitiamo,dunque,che Mazzone si sia sentito ferito,offeso e provocato. Ma nulla può giustificare la sua reazione.

In questi giorni abbiamo censurato la rissa di Lecce perché avrebbe potuto scatenare incidenti sulle gradinate e perché mentre si combatte,con una legge più severa,la violenza dilagante,è indispensabile che dai protagonisti arrivi un segnale forte,importante. Abbiamo censurato il gesto stupido e provocatorio di Montero,che poi ha innescato la rissa. E abbiamo criticato anche la sentenza mite del giudice,che alla fine ha distribuito squalifiche lievi,rispetto a quanto era successo. Se ha sbagliato Montero,che è un calciatore,figuriamoci quanto ha sbagliato Mazzone che gli può essere padre. 

Non sappiamo che meccanismo sia scattato,ma non ci è piaciuto nemmeno il Mazzone sgarbato e su di giri che subito dopo la partita e l’inevitabile espulsione si è presentato in tv. Ha continuato a rispondere a quella curva con una ironia rozza e volgare che non gli fa onore. Non vorremmo che negli ultimi mesi avesse deciso di intraprendere una crociata(anche lui!) personalissima contro i teppisti,che purtroppo avvelenano i nostri stadi. All’inizio della stagione si è dimesso per protesta verso la sua curva che lo contestava,ora ha preso di petto quella bergamasca che lo insultava. Se quelle dimissioni sono state un gesto apprezzabile,la chiassata di ieri è una caduta di stile senza precedenti per un tecnico di un certo livello.

Ha sbagliato anche il dg dell’Atalanta,Marotta,che avrebbe fatto meglio a tacere. Si può comprendere la sua difesa d’ufficio,ma non può sostenere che u professionista ben pagato debba mettere nel conto anche le offese. Così si autorizzano i teppisti ad alzare il tono,a sentirsi padroni di tutto. Chi l’ha detto che un tecnico ben pagato debba prevedere nel contratto anche gli insulti?Forse più alto è l’ingaggio e più alto deve essere il livello di sopportazione?Adesso nessuno potrà salvare Mazzone da una pesante squalifica. Se anche il tecnico più anziano e più simpatico del campionato perde la testa,è segno che abbiamo toccato il fondo e che diventa sempre più difficile salvare il campionato dai veleni e dalla maleducazione dilagante.

Spunti di riflessione

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