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Da Meazza a Baggio l'evoluzione del numero 10

di Mario Sconcerti Euro 10,80 Pagine 80




Il nuovo libro di Mario Sconcerti: "La differenza di Totti" 
Il numero 10, da Meazza all'equivoco Pelé

E' il numero 10. La cerniera tra attacco e centrocampo. Colui che inventa o butta alle ortiche l'occasione goal. La maglia numero 10 della squadra argentina non la indosserà nessuno, mai più. Dopo dieguito Maratona, il nulla. Ed è giusto così. Ci ha pensato Mario Sconcerti a fare il punto della situazione. Nel suo "La differenza di Totti" (Limina Edizioni 2004- pp.163; Euro 10,89), Sconcerti ci porta a spasso, come solo lui sa fare, tra le vicende tecniche ed atletiche del e dei numero 10. 
Si inzia con Giuseppe Meazza; 100 goal in serie a soli 21 anni. Certo erano gli anni '30, qualcuno potrà dire che era un altro calcio, ma Baggio ai 100 goal ci arriverà solo a 27 anni, Totti a 28 e Mancini addirittura a 30. Era un altro calcio, è vero, ma Meazza era un campione come ne nascono pochi. Poi, avverte Sconcerti, fu la volta dell'equivoco. E l'equivoco nasce con Pelè. Pelè nella campagna di Svezia: campionati mondiali del 1958. Pelè è un attaccante, gli oltre mille goal segnati non dovrebbero lasciare dubbi di sorta, ed indossa la maglia numero 10. Ora, a quei tempi, in Italia la maglia numero 10 la indossava l'ormai dimenticata mezzala. Così, vedendo quel magnifico numero 10 brasiliano in azione si pensa che la mezzala debba sì continuare a giocare dietro le punte ma, proprio come faceva "O Rei", arrivare fino in porta. Tutto un equivoco. Tutto un fraintendimento. Fatto sta che da allora in poi il numero 10 diventa tutt'altra cosa: Nasce il trequartista. 

Da lì un lento ed inesorabile avvicinamento a Francesco Totti. 

Ma a Francesco Totti si arriva passando per nomi di un certo rilievo, tanto per usare un eufemismo. In mezzo ci sono: Crujff, Platini, Maradona. C'è spazio anche per Bruno Conti, l'eroe giallorosso del Mundial spagnolo. 

Proprio Conti, secondo Sconcerti, sarebbe il vero regista della squadra Campione del Mondo: «Il regista era Bruno Conti. Non lo sapeva nessuno, a fatica lo sapeva lui. Ma Conti era l'uomo a cui la difesa da il pallone per cominciare l'azione». Conti, era il primo che alzava la testa per distribuire palloni e dare il ritmo all'attacco. Tutto vero, quasi banalmente vero. Ma c'è voluto Sconcerti per accorgersene. 

Insomma, un libro da leggere quello di Sconcerti. Uno di quei libri che ti portano lontano dalle polemiche e dalle isterie quotidiane. Sconcerti che porta nel mezzo del campo il dio gioco. Finalmente si parla di calcio. Di calcio vero e non di quello urlato. Sconcerti traccia una linea rossa che parte da Meazza ed arriva fino a Francesco Totti. Rinviene continuità e piccole rivoluzioni tecniche che nel giro di qualche anno porteranno al numero 10 perfetto. Ovvero, al più perfetto tra i numeri 10 possibili: Francesco Totti. «Totti è l'evoluzione della specie, il prodotto completo. Riassume le doti migliori dei grandi fantasisti italiani. E' il giocatore moderno per definizione, un giocatore che non c'è mai stato».

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