Torna all'elenco dei libriLa vera storia di Valerio Bacigalupo 
La leggenda del grande Torino e del suo portiere 
Autore Giorgio Coggiola, Daner Edizioni, pagine 127, prezzo €. 14,00

«Campioni d'Italia 1942-43; 1943-44; 1944-45 non disputati; 1945-46; 1946-47; 1947-48; 1948-49…solo il fato li vinse». E' la frase che appare su una foto commemorativa del Torino scomparso a Superga. Una foto con i volti degli eroi degli anni quaranta. Una squadra invincibile, composta da campioni che hanno fatto la storia del calcio. Sono passati più di cinquant'anni dalla tragedia di Superga, eppure il ricordo di quella squadra è rimasto intatto. Un ricordo che si tramanda di generazione in generazione e che, lungi dall'offuscarsi, si è accresciuto e trasformato in vera e propria leggenda. 
Mazzola, Martelli, Rigamonti, Ferraris II, Casigliano, Menti II, Gambetto, Ballarin, Grezar; in porta Valerio Bacigalupo. Questa la leggendaria squadra dell'ultimo campionato disputato e vinto. Ed è della vita, sportiva e non, di Bacigalupo che ci parla Giorgio Coggiola nel suo "La vera storia di Valerio Bacigalupo", Daner Edizioni, pagine 127, euro 14. Un libro che rivive gesta ed imprese sportive del portiere granata ed ovviamente della sua squadra; una corazzata imbattibile ed imbattuta. Il trio Nizza li chiamavano: erano Rigamonti, Martelli e Bacigalupo. Sempre assieme, sempre loro tre; in giro per Torino a caccia di donne ed avidi di scherzi e goliardate. Ma in partita ed allenamento smettevano gli abiti da ragazzi di provincia scaraventati in città, per vestire quelli da campioni. 

Il Baciga, così lo chiamavano amici e colleghi, era agile e scattante come pochi. Volontà di ferro e tanta, a volte troppa, audacia. Come quella volta, racconta l'autore, in cui, ancora bambino, la parata di un tiro violentissimo del fratello maggiore lo spedisce in porta con tutta la palla: «Sono finito in fondo alla rete ma te l'ho parato», pare abbia detto digrignando i denti e col fiato corto per la botta ricevuta. 

Dopo le brevi parentesi col Savona ed il Genoa, Bacigalupo arriva al Torino. Era il 1945 ed i granata erano già lo squadrone dei Mazzola e dei Ferrarsi II. Una squadra leggendaria, temuta in ogni angolo del continente. Nel giro di qualche mese Baciga arriva in Nazionale, già monopolizzata dal blocco granata, conquistando la fiducia e la stima del commissario unico Vittorio Pozzo. Sono anni di vittorie e successi. Poi, la tragedia. Il 3 maggio del '49 il Torino affronta il Benfica a Lisbona. La partita è organizzata per un gesto di amicizia verso Francisco Ferriera, nazionale lusitano e grande giocatore del Benfica. 

Mazzola e compagni giocano per divertirsi e perdono 4-3. Il giorno dopo l'aereo che riportava a casa giocatori, tecnici e giornalisti passa sopra la collina di Superga. Sono le 17,03 ed un tonfo sordo e sinistro mette fine alla storia della squadra granata. Torino è incredula e turbata. I ragazzi erano l'anima stessa della città sabauda, e non vivevano, come accade oggi, in prigioni d'avorio, ma a contatto diretto con la città. Il giorno dei funerali una folla sconfinata va a rendere omaggio ai ragazzi del Toro. Il corteo funebre passa tra due ali di migliaia di persone composte e silenziose. Passa Mazzola, Ferrarsi e Ballarin; Rigamonti poi Martelli ed infine il grande Baciga, di professione portiere, «caduto alla difesa, ultima vana» come avrebbe detto Umberto Saba. Vera e propria chicca del libro, la raccolta di testimonianze dei protagonisti di allora e la postfazione dal sapore letterario di Darwin Pastorin.

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