Sport e aggressività
di Norbert Elias, edizioni il Mulino, 364 pagine, €. 20,80
Lo sport secondo Norbert Elias. La storia dello sport può essere una chiave per leggere la storia della civilizzazione? Il grande sociologo tedesco Norbert Elias e il suo allievo inglese Eric Dunning raccontano (Sport e aggressività, il Mulino, 364 pagine, 40mila lire) come le prime regole della competizione sportive siano state fissate proprio mentre spuntavano le prime istituzioni liberali, grazie alla reciproca accettazione fra Whigs e Tories. Un punto di partenza per capire che quando si parla di ciò che avviene attorno al mondo dello sport, violenze incluse, bisogna tener conto della storia di un Paese, della qualità della sua democrazia, del livello di scontro sociale e anche del modo di fare informazione.
Un saggio di due eccellenti sociologi.
Un libro che cerca di andare alle radici dell'aggressività e della violenza che si scatenano spesso dopo competizioni sportive, ma soprattutto offre un'analisi dei meccanismi che regolano la competizione stessa.
Elias e Dunning la prendono molto alla lontana, da un editto di Lord Major di Londra datato 13 aprile 1314 che proibiva il gioco del pallone: ma esso si affermò ugualmente nella storia scatenando aggressività in campo e fuori.
I due sociologi ripercorrono le tappe più significative dell'evoluzione dello sport, dai primi giochi olimpici alla caccia alla volpe del XVIII secolo, fino agli antecedenti del calcio e del rugby moderni e agli sport oggi più popolari. Nel processo di civilizzazione lo sport diventa così il laboratorio naturale entro cui osservare l'evolvere dei rapporti sociali nel mutevole equilibrio tra competizione e cooperazione, conflitto e armonia, aggressività e controllo di sé.
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