Futebol. Lo stile di vita
brasiliano
Autore Alex Bellos, Baldini&Castoldi Dalai editore, pp. 389, €. 16,80
«Non mi interessavano i fatti, tipo i risultati o le formazioni di gioco. Del resto il Brasile non si spreca coi fatti; è un paese costruito sui racconti, i miti, le dicerie alla lontana». E' da questa premessa che parte Alex Bellos nel suo "Futebol. Lo stile di vita brasiliano".
Il Brasile, si sa, è terra magica e sembra nata per produrre miti più che fatti reali. E dal sapore mitologico è la vita di Garrincha, senz'altro tra i più straordinari atleti che hanno onorato il gioco del calcio. Nato in un villaggio a 70 km da Rio, Manuel Francisco dos Santos, questo il suo nome di battesimo, si fece subito notare per la rapidità del dribbling. Ben presto si ritrovò in nazionale accanto ad altri mostri sacri del calcio moderno: Pelè, Didì e Vavà, solo per citarne alcuni, coi quali vinse due Campionati del mondo di seguito (Svezia 1958 e Cile 1962). E' lui l'icona del calcio brasiliano, è l'angelo dalle gambe storte che manda in delirio i tifosi carioca; ben più di Pelè, il più europeo dei calciatori brasiliani, tutto teso verso il risultato. E' Garrincha che rappresenta l'anima del Brasile e ne incarna lo spirito. Perché, come sentenzia Bellos, «il Brasile non è fatto di gente ambiziosa, è fatto di gente che vuol godersi la vita». E la vicenda umana di Garrincha è plasmata proprio da questa idea. E' lui il giocatore col più basso contratto di tutto il club; è lui che dribbla il portiere e, solo davanti alla porta, decide di tornare indietro per dribblarlo ancora piuttosto che tirare a colpo sicuro. Ma è anche il giocatore che, con uno dei suoi scatti fulminei, può risolvere la partita. Sì perché, nonostante gli sforzi verso la futilità, il Brasile vince. Ma è una vittoria che vien da sola, quasi casuale; dovuta solo alla netta superiorità dei suoi giocatori.
Il libro di Bellos è ben più di un libro sul calcio; è piuttosto un affresco a tutto tondo sull'universo brasiliano e su come esso vive il futebol. Del resto, neanche il calcio è solo calcio, in Brasile. E' qualcosa che attraversa la società in modo interclassista e transgender. Riguarda tutti, il calcio, in Brasile. Come spiegare altrimenti l'esistenza di una Commissione d'inchiesta parlamentare per far luce sulla sconfitta del Brasile nella celebre finale dei Mondiali parigini del 1998? Quale altro paese mobiliterebbe il Parlamento, la massima istituzione di una democrazia, per indagare le ragioni di una sconfitta calcistica? Ma l'inchiesta, se non è riuscita ad emettere un verdetto definitivo su un fatto tanto poco giudicabile come una sconfitta sportiva, è riuscita invece a portare alla luce la corruzione dei vertice della Cfb, la Federazione di calcio brasiliana, ed il vero e proprio commercio di giovani calciatori. Un libro molto bello quello di Bellos. Una panoramica completa ed emozionante sull'unico paese in cui il calcio è davvero la metafora della vita.
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