La palla è rotonda?
Storia (umoristica ma non troppo) del calcio secondo me
Autore Davide Grassi Editrice Limina 2003, €. 13,50
Dall’invenzione del gioco in Inghilterra alle prime squadre italiane; dalla nascita del tifo al gol del dentista coreano Pak Doo Ik; da Italia-Germania 4-3 alla Nazionale campione del mondo. Fino ad arrivare al calcio miliardario di oggi, che sopravvive sull’orlo della bancarotta e della nausea collettiva. È questo il filo conduttore del libro La palla è rotonda, che ripercorre la storia del calcio italiano (e alcuni aspetti di costume della società del nostro Paese) in chiave ironica. Una cavalcata in un secolo di sport tra ricordi, aneddoti, battute, campioni, bidoni, vittorie, figuracce. E un intero capitolo è dedicato alle dichiarazioni involontariamente comiche dei protagonisti del pazzo mondo del calcio. Qualche esempio? «Ho gollato»; «La vita è una roulotte»; «Carpe diem? Lo sai che non parlo inglese»; «Abbiamo perso, ma non posso amputare niente ai miei giocatori»; «I miei emissari prenderanno un volo charleston»; «Abbiamo incontrato un avversario ostico e anche agnostico»; «Giochiamo in Provenza; in Provenza di cosa ?»; «Qui le polemiche fioccano come le nespole»; «Gli avversari hanno eretto una linea majoret»; «Tutti dicono che alla mia squadra manca l’amalgama. Ma perché non lo compriamo questo amalgama?». «Ringrazio la capienza dello stadio»; «Io predico bene e ruzzolo male». Ma c’è anche un’ironica descrizione delle diverse tipologie di tifosi (maniacali, occasionali, enciclopedici, ultrà, in poltrona) e un simpatico glossario dedicato alle parole utilizzate nello sport più amato dagli italiani. Dopo Inter? No, grazie! con La palla è rotonda Grassi propone un altro libro satirico e scherzoso sul calcio, che vuole anche essere un contributo per sdrammatizzare quello che è (e dovrebbe sempre rimanere) solo ed esclusivamente un gioco.
recensione Liberazione:
Dove sta andando il moderno calcio-business?
Viaggio storico-satirico nel pallone con il divertente libro di Davide Grassi "La palla è rotonda?"
Sdrammatizzare a volte aiuta. In un'epoca in cui il calcio è vissuto in modo esasperato, sempre avvelenato da polemiche e violenze (fisiche e verbali), sempre più commercializzato e asservito alle regole dello "show-business" televisivo, sempre meno sport nel vero senso del termine, una cavalcata storico-satirica alle origini del football può risultare piacevole. Così è per il libro di Davide Grassi "La palla è rotonda? " - ed. Limina 2003, euro 13,50 - titolo legittimo e domanda destinata a rimanere senza risposta, dopo un divertente viaggio attraverso un secolo di pallone: aneddoti, battute, campioni, bidoni, vittorie, figuracce, il tutto intrecciato con i ricordi personali dell'autore. Storie di calcio, storie di vita, essendo spesso il primo metafora della seconda, racconti di un passato che sembra troppo lontano confrontati, non senza una buona dose di sarcasmo, con gli avvenimenti di oggi. Tempi in cui i Beatles del calcio erano i "tulipani" guidati dal grande Cruyff, tempi in cui la colonna sonora domenicale di milioni di italiani era "Tutto il calcio minuto per minuto", quando il totocalcio era ancora una "tassa per sognare" e l'Italia veniva battuta ai Mondiali da un gol di un dentista coreano (d'accordo, a volte i ricorsi storici fanno brutti scherzi).
Quadretti divertenti e un po' nostalgici alla "come eravamo" lasciano a tratti il posto al "mal di fegato" provocato dalle degenerazioni del pallone moderno, come quei "ring televisivi a base d'aria fritta che imperversano dopo cena, con il risultato di guastarmi la digestione e spaventarmi i bambini", o quei "genitori-tifosi, microcefali che pretendono di avere per figli dei Pelè bianchi".
Dalla fine della gloriosa Coppa dei Campioni, sostituita dalla più danarosa Champions League, all'inserimento del golden gol ("simile ad un coito interrotto"), fino alla celebre "sentenza Bosman" con gli infiniti eccessi del calciomercato, governato da procuratori modello "vu cumprà in giacca e cravatta che vivono di percentuali senza quasi muovere un dito; al confronto una sanguisuga fa la figura del signor Stakanov in persona". In un sistema in cui la domenica italiana dedicata al sacro pallone è stata trasformata in un "casino nazionale" fatto di anticipi e posticipi sparsi a caso sul palinsesto tv, accade anche di vedere la maglia numero 9 di Van Basten "sulle spalle di un mediocre mediano dallo stop approssimativo: cose che segnano per una vita". Grassi, romantico tifoso milanista, confessa inoltre di avvertire veri e propri crampi allo stomaco nell'osservare le maglie dei giocatori, "forellate come una zanzariera e costellate da bollini di ogni tipo stile albero di Natale vicino al sacro scudetto", e i colori di calzoncini e calzettoni, "che cambiano più spesso delle dichiarazioni di Galliani e Moggi".
Umorismo semplice e schietto, che fa sorridere ma anche un po' riflettere su dove effettivamente stia rotolando questa palla rotonda. Molto simpatica la parte del libro dedicata alle dichiarazioni involontariamente comiche e grottesche dei protagonisti del pazzo mondo del calcio (giocatori, allenatori, dirigenti e giornalisti), alle gesta degli arbitri e agli striscioni e cori dei tifosi. Questi ultimi sono ironicamente suddivisi in diverse tipologie, da quelli "in poltrona" agli ultrà, dagli occasionali ai maniacali, fino agli enciclopedici. In conclusione troverete un originale glossario destinato a chi voglia padroneggiare la lingua dei calciofili più esperti.
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