La disfatta
Come hanno sconfitto il calcio italiano
Autore: Antonio Maglie Editrice Limina 2003, €. 13,50
La crisi del calcio ha raggiunto il suo apice? Quest'ultima caotica estate ha davvero dato un colpo decisivo alle fondamenta del sistema? La stagione del caso Catania, delle fideiussioni false, dell'allargamento della serie B a 24 squadre, della frantumazione della Lega, della contrapposizione tra i club cadetti e il presidente della Federcalcio Franco Carraro e dello sciopero delle squadre che contestavano l'allargamento del torneo, è questo il culmine? L'analisi di Antonio Maglie, frutto di una minuziosa inchiesta giornalistica sul calcio a 360 gradi, non lascia intravedere un futuro migliore per il "gioco" più amato del nostro paese. Il suo libro - "La disfatta. Come hanno sconfitto il calcio italiano", Limina 2003, 13,50 euro - parla di una crisi che è «di quattrini, di norme, di comportamenti e di uomini», di uno sport che «non ha più una stella polare che ne orienti la marcia» perché «manca di un progetto serio di riorganizzazione».
Nonostante tutto, c'è chi continua a parlare di autonomia, come un ultimo baluardo da difendere per coprire una gestione fallimentare non solo dal punto di vista economico. Questa autonomia, rivendicata come elemento fondante del sistema sportivo, per molti anni ha permesso allo sport italiano di godere di una sorta di extraterritorialità, quasi ci fosse «una seconda Città del Vaticano senza il colonnato del Bernini ma con l'orribile Palazzina H, sede del Coni». Questa sensazione di vivere in una realtà parallela, al di sopra delle regole, ha accomunato i protagonisti di questo mondo, sino a quando ci sono stati soldi (grazie anche al Totocalcio) e quindi l'autosufficienza finanziaria.
Le inadeguatezze del Coni e del suo presidente Petrucci, gli errori di Carraro che ha rischiato di rimanere vittima del suo stesso gioco, le richieste di intervento sempre più frequenti alla politica: a questo si è ridotto oggi il pallone. Si è arrivati al celebre decreto legge ferragostano, alle faticose trattative in seno alla maggioranza di governo, alle aspre contestazioni, ad una serie di provvedimenti che non hanno certo contribuito a rasserenare il clima. Il punto è che «non ci troviamo di fronte a vicende frutto del caso, le situazioni esplodono perché ci sono le giuste condizioni per farle esplodere»; d'altra parte, il fatto che dopo l'inizio dei campionati gli echi della crisi siano stati messi a tacere non vuol dire che il sistema abbia riacquistato solidità, che non abbia bisogno di un rinnovamento.
Un capitolo dedicato a Carraro e alla «scomparsa di una Federazione», uno a Galliani e al «calcio-tv», uno anche a Moggi e a Giraudo con il loro «nuovo stile Juve»: annedoti, episodi, incontri d'affari e molto altro. L'inchiesta di Maglie affronta il mondo del calcio partendo dalle ambiguità, dalle contraddizioni, dai conflitti d'interesse e dai giochi di potere, non è certo un punto di vista ottimista, ma indica una strada per il cambiamento. Anche se forse ha ragione Gianni Rivera, intervistato nell'appendice del libro, quando dice che «questo calcio non ama le riforme, ma bisogna sperare che le regole dello sport alla fine riescano ad avere la meglio sulla cultura del guadagno a tutti i costi».
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