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Fino a che punto può condurre il fascino talvolta irresistibile del calcio? Fino a disconoscere e calpestare, sembra affermare fra le righe Colin Shindler in La mia vita rovinata dal Manchester United (Baldini e Calstoldi, € 14,46) la necessaria adesione ai principi imprescindibili sui quali si fonda la convivenza civile fra gli uomini. “Devo riconoscere il mio debito verso mia moglie e mia figlia – dichiara l’autore – le quali non sono mai riuscite realmente a comprendere che cosa mi trasformi in una specie di orso ringhioso che sferra calci ai mobili e sbatte le porte la maggior parte dei sabati sera durante la stagione calcistica”. Di fronte alla sorpresa della moglie, l’ignara Lynn, la trasformazione camaleontica del povero Shindler è determinata dalla smania incontenibile per le sorti del suo club, il Manchester City, acerrimo antagonista del più blasonato e conosciuto Manchester United. A difesa di una piccola comunità di tifosi, schiacciata dalla prepotenza e dalla forza dei rivali, Schindler – cresciuto nel ghetto ebraico ortodosso di Manchester – tira con toni brillanti e divertenti il filo della memoria di un’adolescenza segnata dalle affermazioni dei cugini alle quali fa da contraltare una palpabile amarezza e una delusione crescente.

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