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Autori vari, editore Fandango, 20,00 €., +dvd "Con la mano di Dio"



Gol e foglietti: teoria del caos applicata al calcio
Il rigore perfetto di Shearer, le confessioni di Pak Doo Ik, gli appunti di Lehman, i troppi pensieri del cartesiano Boban. In un libro di racconti quasi scientifici, i numeri poetici del pallone

Alain Shearer parte dal limite dell'area. E' leggermente a sinistra del pallone, è un destro. Calcia la boccia con un interno collo potente, nonostante abbia un lieve giro. Roa, il portiere dell'Argentina, intuisce, si tuffa alla sua destra, ma la palla è alta e va a togliere le famose ragnatele, nel sette. Su Youtube lo trovate e non è un rigore da poco, è il rigore perfetto. Molto simile a quello di Totti contro l'Australia. Chi lo ha stabilito, però, sono degli inglesi che si sono studiati i calci di rigore battuti dalla nazionale inglese dal 1962 in avanti, per arrivare a stabilire che (((X+Y+S)/2)x((T+I+2B)/4))+(V/2)-1 è la formula del calcio di rigore perfetto. V è la velocità, T è il tempo del tiro, S la rincorsa, eccetera.
Matematica e calcio sembrano non avere in realtà troppi punti in comune. Ma se la matematica è anche la teoria del caos, allora siamo nel carruggio giusto, come si dice a Genova. Lehmann, portiere tedesco, prima di affrontare i rigori degli argentini, legge un foglietto. Poteva anche non esserci scritto niente, poteva essere una boutade. «Con quel gesto minimo e banale Lehmann, che lo sappia o no, ha applicato la teoria del caos». E' l'inizio, formula più foglietto, del libro La matematica del gol, Fandango, 20 € (c'è anche un dvd splendido "Con la mano di Dio"): un buon numero di giornalisti e scrittori che si cimenta con il calcio e la matematica. In realtà non tutti i racconti rimangono in tema, alcuni svicolano per regalare in ogni caso buone storie. Non mancano la retorica spiccia e alcuni passi falsi, ma l'argomento del resto non è semplice.
C'è il Biondillo ragazzino di Quarto Oggiaro che a causa di uno zio un po' stronzo si perde Italia Brasile 3-2, c'è Francesco Piccolo che scopre di essere comunista guardando Germania Ovest contro Germania Est ai mondiali del 74, c'è una bellissima storia di Socrates. Il finale è decisamente meno brillante ed è riservato ai due big: Walter Veltroni ci racconta del setto nasale di Lorenzo Buffon, lontano parente di Gigi, e del suo sostituto Vavassori, che, esordiente, rimediò una magra figura. Veltroni si dedica a lui anche perché, scive, «mia madre sentiva dire dagli insegnanti che ero tanto sensibile». Un citazione è però mirabile, ovvero l'inferiority complex degli italiani rispetto agli inglesi, di breriana memoria. Poi arriva il direttore della Gazzetta dello Sport, Carlo Verdelli, con il suo «Grazie Materazzi», condito di citazioni come «e i francesi che si incazzano» e «non aver paura di sbagliare un calcio di rigore» (quello di Totti, ancora), e da dialoghi in cui i personaggi si rivolgono a lui, chiamandolo "dir".
Fortuna che in mezzo a tutto ciò ci sono Dipollina e Andrea Scanzi: calcisticamente parlando sono loro a valere il prezzo del biglietto. Dipollina affida al dentista Pak Doo Ik una sorta di confessione rivelazione su tanti luoghi comuni del calcio, dalla vera età di Roger Milla, alle linguette di Marlboro per ottenere un pallone, fino a negare, perché l'avrebbe rubata il castigatore dell'Italia nel 1966, l'esistenza della targa in memoria di Italia Germania 4-3 all'Azteca di Città del Messico. Scanzi invece regala l'unico racconto realmente in tema, unendo matematica e poesia su quanto di meno poetico e matematico sembrerebbe esserci, ovvero l'ascesa e il declino di Davor Suker e Zorro Boban. Protagonista è la Croazia nel momento migliore della sua storia calcistica, affidata a un pallonetto di Suker, «un gesto che ferma il tempo, la traiettoria, l'atmosfera», e al "cartesiano" Boban.
Quest'ultimo, oggi commentatore televisivo, «era come quei film d'essai che piacciono alla critica, ma mai al pubblico, mai didascalico, mai appariscente, sempre intelligente». Il Boban di Scanzi ricorda i Guardiola e i Redondo descritti da Jorge Valdano: metodici e intelligenti, tecnici e semplici nelle giocate, apparentemente lenti, ma in realtà più veloci di tutti a vedere il gioco. Boban visse il momento peggiore della sua carriera, perché decise, come al solito, di pensare troppo. Doveva scaricare il pallone, rinviare. Invece pensò e Thuram lo fulminò, segnando per la Francia. La Croazia stava vincendo la semifinale del Campionato del Mondo. Zorro si farà sostituire e non vedrà il raddoppio, ancora di Thuram, che sfumerà il sogno della nazionale croata e del suo capitano. di Simone Pieranni

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