La partita di Calcio. Etnologia di una passione
Nel libro di Christian Bromberger riti e simboli di uno sport fonte inesauribile di riflessioni e metafore
E' impressionante la capacità che ha
lo sport del calcio di ispirare racconti, storie e romanzi. Per molti,
il calcio è una vera epopea, come direbbe Roland Barthes ("Miti
d'oggi", Einaudi Editore, 238 pp. 8,20 Euro). Una fonte
inesauribile di riflessioni e metafore. C'è qualcosa nel calcio che
trascende il semplice fatto sportivo e lo rende fatto sociale o epopea,
appunto. Dilettanti della scrittura, romanzieri, filosofi, antropologi e
sociologi, rapiti dal "soccer", hanno riempito migliaia di
pagine e versato litri d'inchiostro. Ognuno con una storia, ognuno con
la propria verità.
Tra questi Christian Bromberger con il suo "La partita di Calcio.
Etnologia di una passione", (Editori Riuniti, pp 274, Euro 16,53).
Cattedra di Etnologia all'Università di Provenza, l'autore indaga
rituali e simboli che si celano dietro il fatto sportivo in generale ed
il calcio in particolare.
«L'identificazione con una squadra è il simbolo di un modello
specifico di esistenza collettiva incarnato dallo stile della squadra».
In altre parole l'adesione della squadra alla realtà di appartenenza è
talmente calzante e aderente che il suo gioco esprimerebbe, secondo
l'autore, il carattere di una nazione o di una città.
«I giocatori brasiliani mirano a schivare l'avversario piuttosto che
affrontarlo, così come il popolo brasiliano sa districarsi con eleganza
e destrezza nelle difficoltà del vivere quotidiano. Negli anni '30 la
Svizzera inventa la tecnica del catenaccio a immagine di uno Stato
neutro che, nel contesto dei conflitti nascenti, ripiega su se stesso».
Insomma la squadra di calcio è lo specchio dell'universo sociale o
addirittura politico da cui proviene.
Poi c'è il pubblico, le folle sportive, con le sue passioni, le sue
violenze (purtroppo) e le sue contestazioni e disapprovazioni. Quando
parla dei tifosi, l'indagine di Bromberger assume toni scientifici veri
e propri. Indaga l'universo dei tifosi, che in genere, sono
rappresentati come i giovani sottoproletari disoccupati, mentre studi
recenti hanno dimostrato che più della metà degli spettatori sono
impiegati o liberi professionisti, provenienti, perlopiù dalle classi
medie.
Alla luce di questo interclassismo che, secondo l'autore,
caratterizzerebbe il mondo del calcio, Bromberger parla dello spettatore
come di un vero e proprio militante disposto a seguire la squadra anche
in assenza di risultati apprezzabili.
«E voi, dove eravate quando la squadra andava male?». Questa è la
recriminazione che distingue il tifoso-militante dal semplice
spettatore. E sì, perché il tifoso, quello vero, vive il
"pre" ed il "post" partita con la stessa intensità
e partecipazione con la quale gli altri, i tifosi più tiepidi ed
equilibrati, vivono la gara domenicale. Il tifoso militante è lì, con
la squadra, pronto ad incoraggiarla anche lì dove i risultati
scarseggiassero. Ed ecco allora che «ma voi, dove eravate» assume i
caratteri tipici della militanza.
Il libro offre molti spunti e consente molte riflessioni intorno
all'universo calcio, offrendo alcune chiavi di lettura del fenomeno. Il
calcio viene visto allora come una grande metafora, un crogiuolo di
simboli e, soprattutto, un dei riti più importanti e grandiosi delle
cosiddette società complesse.
Il tifo, per esempio, non è altro che «una messa in scena codificata e
parodistica», uno "spettacolo totale", aggiunge l'autore
scomodando un antropologo della levatura di Marcel Mauss. Un rituale
religioso, addirittura, che si manifesta soprattutto nei momenti che
precedono la partita. Momenti nei quali il tifoso vede lo stadio come
una "terra santa"; basti pensare a quante zolle-cimelio sono
state prelevate negli stadi italiani al termine della stagione
calcistica.
Le considerazioni di Bromberger sono molte e molto sottili e la
leggerezza del tema non deve indurre a pensare che si tratti di un libro
di evasione o divertissement dell'autore. E' un contributo assolutamente
originale e importante per la comprensione del fenomeno calcio nelle sua
dimensione sociale ed individuale, e forse aiuterebbe molti operatori a
trattare il tema con più accortezza e consapevolezza.
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