Le traversie del tifoso del Bologna
In uscita «Le avventure di zio Savoldi», una serie di racconti sulla squadra rossoblù, firmati dallo scrittore Gianluca Morozzi con l'ultrà felsineo Paolo Alberti, fondatore del gruppo Molle Cariche. Autore Morozzi Gianluca, editore Fernandel, prezzo euro 13,00
Uno scrittore di talento e un vero ultrà del Bologna. Insieme a «limare» le bozze del libro che Fernandel pubblica alla fine di gennaio. S'intitola Le avventure di zio Savoldi, anche se il mitico bomber compare in realtà soltanto nel titolo. Sono racconti firmati da Gianluca Morozzi (autore di punta della casa editrice di Ravenna, ma che ha pubblicato i romanzi Blackout e L'era del porco con Guanda) e Paolo Alberti, fondatore delle Molle Cariche. Il calcio diventa quasi un pretesto e la narrazione allarga il campo, ben al di là di una curva da stadio. Un libro molto bolognese, ma con un taglio decisamente originale. Potrebbe davvero rivelarsi come la sorprendente novità del panorama letterario. E inaugurare un filone di scrittura ancora inesplorato.
«Le avventure di zio Savoldi non è un libro sul calcio. O meglio, fondamentalmente è un libro sul Bologna. Anzi, sui tifosi del Bologna. Anzi, su quello che significa nel bene e nel male essere un tifoso del Bologna» anticipa Morozzi con il suo inconfondibile stile.
Un libro bizzarro, insomma. E con Alberti rappresentante anche una strana, inedita e sconvolgente coppia di autori...
Quando dico che ho scritto un libro con un ultrà, noto spesso sguardi sconcertati. Come se i colleghi scrittori mi stessero immaginando curvo sulla tastiera, terrorizzato, mentre un teppista bardato di rossoblù dalla testa ai piedi mi costringe sotto la minaccia del coltello a scrivere intanto che lucida le sue mazze ferrate. Quando faremo le presentazioni insieme, invece, sorprenderò tutti presentandomi con una specie di modello di intimo maschile dotato di fine senso dell'umorismo. E' un libro di racconti. Alcuni li avevo scritti per riviste e antologie: li ho ripescati e ripuliti per l'occasione. Altri li ha scritti Paolo Alberti e li ho levigati in nome dell'uniformità stilistica. L'appendice, in cui si narra come il Messico e le febbri tropicali possano far nascere l'idea di fondare un gruppo ultrà, quella è tutta sua.
L'embrione di questo libro risale ad alcuni anni fa: il Bologna allenato da Guidolin dalla Champions League all'Intertoto in 90'. Era un romanzo incentrato su un personaggio disperatamente tifoso di Julio Cruz, che all'epoca tutto sembrava tranne che un centravanti, e sulla sua passione non condivisa da nessuno. Di quel romanzo mai pubblicato è rimasto un lunghissimo capitolo intitolato Il giardiniere e alcuni episodi sparsi. E' un libro per chi ha visto vincere sette scudetti che dovrebbero essere otto, ma soprattutto per chi ha visto vincere solo una coppa Intertoto, due campionati di serie B e due campionati di serie C. E nonostante tutto questo, sta aspettando con trepidazione il prossimo sabato (attualmente i rossoblù sono in B) di campionato. Chi sia l'avversario, poco importa.
Morozzi versione tifoso del Bologna com'è?
Lo sono diventato nel 1983, giusto in tempo per vedere tre sconfitte in un anno con la Rondinella. Sono cose che ti segnano fin dal principio. Squadra in C, il centravanti era Sauro Frutti. Beppe Savoldi io l'ho sentito evocare ma non l'ho mai visto giocare, come non ho mai visto Bulgarelli o Haller per mere questioni anagrafiche. Per due anni, due miseri anni, mi sono anche perso il debutto rossoblù di Roberto Mancini.
Se nei vostri racconti non c'è Savoldi, chi gioca con le parole?
Le avventure di zio Savoldi è un libro in cui Beppe Savoldi non compare mai, se non di striscio. Ci sono però Marronaro, Marco Negri, Domenico Marocchino, Julio Cruz. Spunta anche l'altro Beppe che sfondava i pali e le traverse: Signori. Si parla del Bologna che ho visto e vissuto di persona, dall'83 fino alla partita di coppa Italia del 2005 col Cesena. A parte un capitolo sulla storia del Bologna, che si chiama Novecento (nove) e in pratica è un riassunto delle puntate precedenti.
A Bologna, nel basket ci sono i tifosi Vip della Virtus e quelli orgogliosi della Fortitudo. Allo stadio, invece, qual è la caratteristica del
"popolo rossoblu"?
Quello del Bologna è un tifoso solipsista, di quelli per cui le altre squadre non esistono, se non come inevitabile antagonista. Un tifoso per cui la partita vuol dire: undici rossoblù e altri undici con maglie di colore diverso. Che siano il Manchester United o l'Albinoleffe, fondamentalmente fa poca differenza. Un tifoso per cui la canzone dell'acqua Cerelia e l'omino del Billy della curva Andrea Costa sono molto più importanti di tutte le epopee del Grande Torino o dell'Inter di Herrera, del Gre-no-lì, dei pianti su Roma-Liverpool o le coppe Intercontinentali. Per cui non solo il gol di Bresciani contro il Chievo, ma anche il rigore di Bellucci contro la Cremonese ultima in classifica hanno rivestito più significato di qualunque finale di Champions League.
Calcio e letteratura: di cosa non scrivete?
Per essere un libro sul calcio, non ci sono sanguinosi scontri tra tifoserie, visione del calcio come metafora della vita, esaltazione del calcio giocato a piedi nudi nella giungla boliviana, nostalgia del pallone con le cuciture e delle maglie numerate da uno a undici, nostalgia delle partitelle del doposcuola con gli zaini a fare i pali. Per essere un libro sul Bologna, non si parla -se non nel capitolo già citato- dello spareggio all'Olimpico o delle cinque finali col Genoa o dei sette scudetti che poi sarebbero otto, visto che quello revocato al Torino sarebbe nostro di diritto e sarebbe pure ora che ce lo assegnassero.
Dunque, cosa si leggerà?
Di come si può odiare un'innocua insegna solo perché ha gli stessi colori della maglia di Rebonato, centravanti del Pescara. O di come sfuggire al lutto familiare di una fidanzatina per correre a vedere Fabio Bellotti che fa gol al Cosenza sotto la neve. O di due ragazzi che vivono le tre retrocessioni del Bologna a distanza di anni, incontrando in ogni occasione un curioso vecchio col monocolo. Di una seduta psicanalitica in cui un uomo leggermente ossessionato rievoca meticolosamente e senza nulla tralasciare vent'anni di eliminazioni del Bologna dalla Coppa Italia.
Di tre Milan-Bologna del ventunesimo secolo dagli esiti e gli umori differenti. Di come un ragazzo educato e di buona famiglia e un teppista di nome Lama possono trovarsi fianco a fianco in una trasferta contro il Genoa. Di un giovane innamorato del Bologna e di una studentessa bergamasca che decide di abbinare un viaggio romantico e una trasferta a Leffe, con esiti disastrosi. Di giocatori scomparsi nel limbo della memoria come Frara, Zerpelloni, Bonfadini e Casabianca. Dell'unico gol con la maglia del Bologna del finlandese Mika Aaltoneen. Di un tipo di nome Lajos, e del suo idolo Lajos Detari, il biondo ungherese di due sole stagioni.
di Ernesto Milanesi
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