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Juventus, inguaribile "malattia" del cuore. Il libro di Salvatore Bruno, racconto di una sfrenata passione in bianconero

C'è spazio solo per la Juventus nell'animo e nel cuore dell' "allenatore"; c'è solo una cosa per la quale ha senso parlare, ed è la Juventus; il resto: le donne, gli amici, la professione non sono altro che un corollario un «surrogato della Juventus». Ma l'amore per la Juventus non è un amore senza condizioni; l'amore per la squadra bianconera è l'amore per la «Juventus trionfante, quella che vince sempre»; è questo che lo rende felice, che gli fa superare il «disgusto, l'orrore, il disprezzo per la parola»; è la Juventus l'unica cosa che lo fa parlare. 
Romanzo austero quello di Salvatore Bruno - "L'allenatore"; Baldini&Castaldi 2003; pp 169; Euro 12,40 - un romanzo che non lascia respiro nella forma e nella sostanza. Una punteggiatura dilatata fuori ed una poetica claustrofobica dentro. E' un dialogo con se stesso quello di Salvatore Bruno e l'unico spazio di comunicazione esterna si realizza proprio attraverso la Juventus. O attraverso il goal di Praest che da metà campo fino alla porta dell'Inter smarca tutti: «mediani, terzini, portiere gli vanno incontro a turno e non lo ferma nessuno» perché Praest è della Juventus e non gioca al calcio ma danza; «lui non tocca il pallone lo carezza, non li guarda neppure, va avanti ignorandoli - gli avversari - e loro crollano ai suoi piedi». Non è una amore di un tifoso quello di Bruno; non è, la sua, una semplice fede calcistica. C'è qualcosa di più, di troppo forse, nel sua passione. Una passione che nasce e si muove da una rinuncia; una rinuncia scottante e terribile alla vita. Ed allora non rimane che la Juventus; l'unica cosa pura e bella; unico rifugio incontaminato. Una patologia quella descritta da Salvatore Bruno, ma anche una verità sul calcio; sulla sua capacità di ingenerare illusioni di purezza e partecipazione. E dietro tutto questo, l'ombra autobiografica di Salvatore Bruno; uno che non parla e che di lavoro fa il cronista in un Italia lanciata verso il boom economico. Ed allora l'unica via, l'eremo grazie al quale l'autore fa scorta di senso, è proprio il calcio e quella maglia bianconera che fa sognare e fa dimenticare. 

Un libro importante quello ripubblicato da Badini&Castaldi, la prima edizione è infatti del 1963, un libro che prende la parte più alta del calcio e dello sport in genere, per renderla ragione di vita. Le pagine del libro dedicate al gesto atletico sono tra le più belle mai scritte; fonte di lirismo puro e senza condizionamenti; il semplice gesto calcistico per Salvatore Bruno assume una importanza assolutamente primaria. Una vita dedicata all'estetica. Incapace com'è di gestirla, la sua vita, Bruno si rifugia dietro un dribbling, una maglia bianconera e la decadenza romantica di una città come Torino.

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