Il servizio 100sport
sull'assemblea straordinaria
Taranto, si ricapitalizza
Ieri l'assemblea dei soci ha preso una decisione importante per salvare la società e garantire il futuro. Ripianate perdite per quattro milioni, ora entro il trenta giugno andrà ricostituito il capitale sociale fino ad un massimo di ottocentomila euro. Già versati i tre decimi, ci sarebbe l'impegno da parte di Pieroni e Giove. Gli altri soci (presenti tramite delega) hanno l'opzione per sottoscrivere gli adempimenti. Massimo Giove:
«Il Taranto è vivo, vivrà ancora. Ora dobbiamo solo fare di tutto per restare in C1». Michele Giove:
«I soldi ci sono». L'avv. Frascella: «La strada è in discesa, l'intesa è perfetta». Montella:
«Dovevamo salvare la società, lo abbiamo fatto»
Chissà perchè, cominciamo dalla fine. Da uno squillo sul telefonino di Michele Giove. Simpatico, forse significativo: la suoneria è uno dei tormentoni del momento. "Sono fuori dal tunnel", le note sono inconfondibili. Ecco il perchè, allora. Un po' per scherzo, un po' per effetto degli umori che si raccolgono alla fine di una lunga giornata. La notizia: l'assemblea straordinaria dei soci del Taranto ha deliberato il ripianamento delle perdite e la ricostituzione del capitale sociale.
«Il Taranto vive, vivrà ancora: adesso dobbiamo solo salvarci sul campo»: la dichiarazione è di Massimo Giove, inequivocabile, quando tutti sono usciti dallo studio del notaio D'Amore. E c'erano proprio tutti, stavolta. Cioè: il consiglio di amministrazione (Enzo Stanzione, Mimmo Cataldo e Luisa Sansò), il collegio sindacale (guidato dal presidente, Ferrara), la Re.se.co. (società fiduciaria titolare delle quote di Pieroni, rappresentata dal rag.Diego Lo Cascio), Michele e Massimo Giove con la delega degli altri tre soci di minoranza, Gino Montella e Luca Evangelisti. Giusto sottolinearlo: era presente la società nella sua interezza, quindi anche Palma, Simonetti e Tagarelli, che si sono fatti rappresentare dai fratelli Giove.
Passaggio importante, per comprendere il clima:
«La strada è in discesa - ha detto l'avvocato Pierfrancesco Frascella, uno dei legali di Pieroni -,
soprattutto considerata la perfetta intesa dei soci». L'assemblea non dura molto: poco più di un'ora. Finisce con i volti distesi, sorridenti.
«Il fatto stesso che non sia durata molto, vuol dire che è stata positiva»: Enzo Stanzione lascia elegantemente spazio agli altri, lasciando solo questa traccia dell'esito. Tocca a Frascella e all'altro legale di Pieroni, Alfredo Lovelli, raccontare i tecnicismi. Parla Frascella per tutti:
«L'assemblea dei soci si è perfettamente costituita e ha deliberato il ripianamento delle perdite e la ricostituzione del nuovo capitale sociale fino al capitale precedente». Cioè: dal minimo previsto dalla legge (poco più di diecimila euro) a quello che è stato abbattuto ieri (ottocentomila euro). Il capitale esistente, quindi, è stato abbattuto: operazione che rientra nel ripianamento dei debiti. Spieghiamo: le perdite al 29 febbraio erano di poco più di quattro milioni di euro, che sono state quasi interamente ripianate con alcune riserve di bilancio, con l'abbattimento del capitale (eccolo) e con la rinuncia alle anticipiazioni che la Re.se.co. e che Giove e gli altri soci di minoranza avevano fatto e che erano contabilizzate in bilancio come "anticipazioni temporanee".
Tutti, cioè, hanno fatto un passo indietro:
«Un'operazione da quatto milioni di euro - ha detto l'avvocato Frascella -.
Questa è una giornata molto positiva». Ora, quindi, bisogna versare il capitale sociale entro il 30 giugno. Che è fino a ottocentomila euro, ma pare ne bastino sei-settecento per coprire gli adempimenti necessari per garantire l'iscrizione al prossimo campionato:
«Sotto il punto di vista economico - fa sapere Michele Giove -
al Taranto in questo momento non serve niente. Non ci sono debiti, i soldi per la ricapitalizzazione ci sono già». Il riferimento del socio rossoblu è, forse, ai tre decimi del capitale, già versati (pare per una somma intorno ai duecentomila euro) da parte della società nella propria interezza. Ma pure all'impegno già preso (dicono: formalizzato) da parte di Pieroni e Giove. E gli altri tre soci?
«La delibera - spiega Frascella -
prevede che eventuale diritti inoptati possano essere offerti dai soci». Cioè: i soci hanno l'opzione per la sottoscrizione della ricapitalizzazione, che può esercitata entro i prossimi trenta giorni, versando (o collocando verso terzi) la loro partecipazione. Scaduto il termine potrebbero anche intervenire forze esterne.
Discorso successivo, però. Intanto si parla dei soci di minoranza. Che faranno? Da quanto si sa non dovrebbero partecipare alla ricapitalizzazione, ma ci sarebbero già contatti (ieri mattina Massimo Giove e Gino Montella li hanno incontrati) per garantire loro una luquidazione equa.
«Decideranno strada facendo, ma fino ad oggi hanno dato una grandissima mano. Ci hanno dato tutto il sostegno morale possibile, dimostrando grandissima disponibilità»: risponde (con delega) Massimo Giove, sorridente come in poche altre occasioni.
«Il Taranto è a posto - ribadisce l'ex presidente
- tutti i rischi di cui si è tanto parlato sono scongiurati. Lo avevo già detto, del resto, che sarebbe finita così: abbiamo rimosso uno dei più grandi ostacoli che c'erano». Bisogna onorare le scadenze, adesso. Per chiudere con il passato turbolento, certificare i sorrisi del presente e garantire il futuro. Ripartendo da zero:
«E' ovvio che lo faremo: abbiamo preso un impegno davanti ad un notaio e lo rispetteremo. Ora dobbiamo solo riconquistare la fiducia della gente, persa per varie ragioni. Ci riusciremo: da oggi in poi dobbiamo tornare a parlare solo di calcio giocato».
Tutti sorridono, tutti scorrono. Parole frammentate, indicazioni positive. Lo scatto è importante, l'ottimismo non è casuale, l'impressione è quella di essere ad un nuovo punto di partenza. Con il vantaggio di conoscere gli errori fatti, di non volerli ripetere. Anno zero, forse. Ma meglio attendere, fidandosi nel frattempo dell'entusiasmo visto, molto vicino all'euforia. Gino Montella cerca di tenersi lontano da microfoni e taccuini. Di questa operazione, va detto, l'ex
dg è il grande regista. Alla fine parla: «E' un momento importante, fase finale di quelli che si sono succeduti in questi giorni. C'è stata la volontà di ripianare le perdite e di pianificare anche il prossimo campionato. Adesso bisogna onorare una serie di impegni per blindare l'iscrizione: parliamo del pagamento dell'Irpef, dell'Enpals e gli stipendi dei giocatori fino al 30 gennaio. C'è l'impegno». Montella respira, il Taranto pure:
«Il nostro compito lo abbiamo fatto: dovevamo salvare il Taranto fuori dal campo e ci siamo riusciti. Adesso pensiamo alla squadra: dobbiamo farcela anche lì». Saluti, ancora sorrisi. Squilla il telefonino di Michele Giove: "Sono fuori dal tunnel", la hit si ripete. E' un segnale. Ne abbiamo parlato.
di Fulvio Paglialunga
Pieroni: «Ora il futuro»
Il patron del Taranto parla dopo l'importante assemblea dei soci di mercoledì. E guarda avanti.
«Abbiamo ottenuto una prima vittoria. Adesso salviamoci e poi faremo una grande squadra». «Abbiamo rinunciato ai nostri crediti per far vivere la società. E per quello che mi riguarda parlo di un bel po' di miliardi di lire. Ma soprattutto abbiamo dovuto superare tanti ostacoli: ci hanno teso tranelli fino alla fine». «I giocatori sanno che i migliori di quest'anno saranno confermati. Nelle difficoltà nascono le rivincite: io e Giove abbiamo le idee chiare. Gli altri soci sono stati molto corretti. Riempiremo di niovo lo "Iacovone"
La sensazione è quella di un forte sospiro di sollievo. Da completare a breve, ma con un impegno forte già preso. Sembra di essere entrati in un'epoca diversa. Lontana dalle guerre, decisamente più normale, in cui ognuno ha fretta di mettere le cose a posto. L'assemblea dei soci del Taranto lascia in eredità un clima nuovo, oltre ad una società che ha ripianato le proprie perdite e ha deliberato la ricostituituzione del capitale. Passaggi che, appena completati, garantiranno il futuro, al momento messo in cantiere.
L'oggi e il domani sono nei sorrisi che rimbombano. E nelle parole di Ermanno Pieroni. Il patron è in viaggio, come sempre. Il telefonino come compagno di viaggio e come tramite dei suoi pensieri. Carichi come un tempo, rivolti al freschissimo passato (l'assemblea di mercoledì, appunto) e a programmi che in mente sua sembrano già disegnati. Il patron tira fuori le sue idee e anche la sua soddisfazione. Domande e risposte si inseguono a fatica, secondo prassi.
Pieroni, sintetizziamo: qual è il senso dell'assemblea?
«Credo che sia stata fatto la cosa più importante degli ultimi due anni. E' stato formalizzato quello che vi avevo anticipato. Dissi, assumendomi le mie responsabilità, che il Taranto non sarebbe fallito. Ecco fatto».
Soddisfatto?
«Soddisfatto, sì: abbiamo sconfitto chi non ci credeva, chi lavorava per il contrario. Ricordatevi le parole di Fabio Brini, quando andò via. Ci sono stati tantissimi ostacoli e fino all'ultimo le forze contrarie hanno lavorato per far fallire il Taranto, per far fare una fine ingloriosa alla società. Andando a scapito dei tifosi, di una città che non merita questa vergogna e a scapito di chi, come me, i fratelli Giove, Palma, Simonetti e Tagarelli ha investito i propri soldi».
Acqua passata, adesso...
«Già: sarebbe stata una sconfitta per tutti. Soprattutto per la squadra, per un allenatore che si è calato con entusiasmo nella realtà e che sta lavorando tanto e bene e per un gruppo di ragazzi che personalmente, prima della partita di Fermo, ho rassicurato».
Parole mantenute?
«Mercoledì io e i soci abbiamo rinunciato ai nostri crediti e abbiamo sottoscritto la ricostituzione del nuovo capitale. Abbiamo, in pratica, gettato le basi per il futuro».
Stop alle voci, allora. Il Taranto va avanti?
«Mi parlate di voci, ma giova precisare che a Taranto finora hanno parlato tutti: promotori di cordate sconosciute, amici, finti amici, giocatori di poker. Ma sono state solo parole: alle fine ha prevalso la serietà e l'impegno di chi ha sempre messo soldi propri e di chi ha rinunciato ai suoi crediti. Per quello che mi riguarda si tratta di svariati miliardi di lire, è giusto che la gente lo sappia».
Ma c'è da salvarsi sul campo...
«E' importantissimo, lo dico all'allenatore e ai giocatori. Bisogna conquistare questa salvezza che avrà un valore pari a quello di una promozione. Perchè è da situazioni difficili come questa che nascono nuovi entusiasmi, che cresce la voglia di rivincita. E' proprio questo lo spirito che anima me e Massimo Giove, che sta svolgendo un ruolo delicato e importante. Altrettanto dico per Palma, Simonetti e Tagarelli, che hanno dimostrato ancora una volta la loro serietà».
Sta spiegando un progetto nuovo?
«Il nostro programma si basa proprio nella serietà. Abbiamo toccato il fondo, ora dobbiamo risalire e ricompattarci. Personalmente ho tante rivincite da prendermi. Il modo migliore che conosco è salvarsi e costruire una supercorazzara per conquistare quello che abbiamo perso. Per conquistarlo sul campo, senza raggiri».
Una supercorazzata: cioè?
«Vi dico quello che ho detto ai giocatori: far parte del prossimo Taranto sarà un privilegio che toccherà ai migliori di quest'anno. Vale per tutti, addetti, tecnici e giocatori: la conferma va guadagnata per essere inseriti in un progetto importante. Adesso tutti sono sotto esame».
Anche la società è sotto esame?
«Io lo sono da due anni, nonostante da solo abbia sempre fatto fronte a tutti gli impegni, senza permettere che i libri del Taranto finissero in Tribunale. Tanta gente si è sbagliata, mentre noi abbiamo portato avanti questa missione - perchè di missione si tratta - per rispetto e amore verso il Taranto. Tutti con lo stesso scopo».
Quale, esattamente?
«Che l'anno prossimo, partendo - e ne sono sicuro - dalla C1, inizierà quello che ho in testa e che so solo io. Questa nuovo clima societario, la volontà di chi ci è sempre stato vicino per dare il suo contributo, sono un buon inizio. E il nuovo patto con Giove è un patto forte. Che può portarci molto lontano».
Sembra molto convinto.
«Lo sono. Anche se mi verrebbe voglia di fare i nomi di chi non ha fatto niente o, peggio ancora, ha disfatto. Ma i nomi, ormai, li conoscono tutti. Io voglio vincere sul campo, senza poi lasciare spazio a nessuno sul carro. La vita, vedete, è una ruota che gira: abbiamo superato un momento difficile e, sullo slancio, non possiamo far altro che programmare cose importanti».
Bisogna convincere la gente. Come si fa?
«Chi oggi ci contesta sarà il nostro primo sostenitore. Vedrete: riporteremo tutti dalla nostra parte e tiferanno come in passato hanno fatto. Io con la gente ho preso un impegno e, se gli ultimi risultati mi danno torto, sul piano della coerenza non si può dire nulla: ho mantenuto tutto quello che ho detto. Mi prendo l'impegno, insieme a quanti, come i fratelli Giove, Montella, Stanzione, Evangelisti e altri che non voglio rischiare di dimenticare ma che hanno contribuito alla causa: il prossimo anno vedrete un grande Taranto».
Torniamo indietro. Domanda già fatta: e la salvezza?
«Ci salveremo. E lo faremo sul campo, senza ricorrere a ripescaggi possibili. Dobbiamo cominciare da domenica prossima, contro l'Aquila: dobbiamo migliorare, lavorare, sacrificarci. Alla squadra dico: aiutateci e saremo riconoscenti. Chi dimostrerà di meritarlo sarà nel Taranto del futuro: sia che sia sotto contratto, sia che si trovi in scadenza».
La ricapitalizzazione, al momento, è un impegno preso.
«La faremo, metteremo tutto a posto entro il 30 giugno. Con la stessa responsabilità e correttezza che abbiamo dimostrato. Se il Taranto è in vita è perchè Ermanno Pieroni ha rinunciato a un mucchio di miliardi e perchè i soci nel momento più difficile non hanno fatto mancare il loro apporto decisivo, quindi...».
Si avverte un'aria diversa. La sente anche lei?
«Confermo. E ne approfitto per salutare affettuosamente chi si augurava la nostra fine. A loro un consiglio: possono anche evitare di andare a vedere le partite. Gufare non serve più. E sappiano che dal prossimo anno gli toccherà pagare il biglietto, perchè le tessere saranno controllate direttamente da me e da Massimo Giove. Ho un patrimonio da difendere».
Cioè?
«Il patrimonio sono i tifosi che vengono in trasferta, quelli che si abbonano, quelli che fanno il biglietto. La nostra ricchezza sono loro. Ora sono poche migliaia, ma ho fatto una scommessa con me stesso: riempirò di nuovo lo "Iacovone". Non faccio appelli, ma nel frattempo dico una cosa: adesso non possiamo far entrare gratis le persone per le prossime partite perche ci sono gli abbonati, ma per i playout faremo qualcosa di importante. Non è ai soldi che pensiamo, altrimenti - lo dico ancora - non avremo rinunciato ai nostri crediti. Lasciateci fare: riempiremo lo "Iacovone"».
Ne è sicuro?
«Non vengo meno ai miei impegni, nemmeno a quello che presi alla festa sulla Rotonda del Lungomare. Sappiate che quella promessa scade a giugno 2005. Cosa vuol dire? Che avremo molte cose belle da dirci. Ora godiamoci questo primo traguardo, ovvero la salvezza societaria, e lasciamo ad altri i dolori di fegato, lasciamo che scoppi la bile: a Taranto ci sarà molto lavoro per i medici in questi giorni».
Aveva detto di non voler essere polemico...
«Ma proprio non ci riesco. Sapete perchè? Perchè fino all'ultimo momento ci sono stati tesi dei tranelli. Per questo ringrazio ancora l'avvocato Lovelli, l'avvocato Frascella, Giove e Montella, che hanno segnato il gol decisivo in pieno recupero, segnando la nostra vittoria. E le vittorie nel finale sono proprio le più belle».
di Fulvio Paglialunga
«Noi restiamo ancora in attesa»
Il coordinatore di Tifo è amicizia, Antonio Fullone:
«Fiducioso? Non lo so...»
Il giorno dopo, ci si ritrova ancora in attesa. L’assemblea straordinaria dei soci che ha catalizzato le attenzioni, complice anche un campionato che muore in attesa dei play-out, ha prodotto quanto ci si poteva aspettare, e quanto in realtà già si sapeva: non si è visto denaro "liquido", la ricapitalizzazione è stata sì deliberata, ma bisognerà aspettare ancora perchè venga effettivamente attuata. Annunciata era anche la rinuncia dei soci Pieroni e Giove alle proprie anticipazioni, unico atto concreto di una serata che va descritta per quella che è: forzatamente di transizione, un momento di passaggio, sulla strada del Taranto che verrà, e che dovrà fare i suoi conti con il presente, sul campo e fuori, con una storia ancora da scrivere, al di là delle buone intenzioni.
Che attendere sia un passaggio obbligato lo conferma un tifoso "storico" del Taranto, Antonio Fullone, il coordinatore del club Tifo-e-Amicizia. «Alcuni nodi sono da sciogliere, mancano passi concreti. Certo, un impegno formale come quello di ieri è un fatto importante, ma si resta con gli occhi aperti. Quanto accaduto in altre società è più che sufficiente per continuare ad essere attenti, e ciò che abbiamo vissuto in questi due anni, poi, ha una conseguenza precisa, e cioè che la fiducia va riconquistata. Gli sforzi non vanno demoliti, c’è apprezzamento per l’impegno soprattutto di Massimo Giove, ma per ora la strada è quella dell’attesa». E quando gli si chiede se è fiducioso, la risposta di Fullone è illuminante:
«Fiducioso? La realtà è che non lo so, davvero. Se credo al buonsenso dico di si, semplicemente perchè pensare che chi si è rimesso in gioco, assumendosi delle responsabilità, possa averlo fatto senza aver calcolato i propri passi è assurdo».
di Giovanni Di Meo
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