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Siamo in C1
I rossoblu battono il Rende con un gol di De Liguori nella finale di ritorno: la promozione arriva dopo una grande stagione e davanti a ventiduemila tifosi
Braccia al cielo alle 17.59. I conti tornano: il Taranto è in C1. Due anni dopo, troppe tristezze dopo. Promosso, con merito. Promosso al termine di una corsa bellissima, di una finale straordinaria. Di un giorno da ricordare: per la passione, per il calore, per la gioia. Di un giorno che ne cancella tanti, di lacrime che scacciano lacrime. Promosso per acclamazione: ventiduemila voti favorevoli, un gol segnato da De Liguori, oppure segnato da tutti. Segnato dal destino che arcua il cross, dal vento che soffia alle spalle, dalla spinta collettiva. Il gol che spegne il Rende e l'abbraccio diventa un abbraccio di popolo. Diventa la grande rivincita dopo la grande paura: dopo un fallimento, dopo aver rischiato di sparire, dopo aver tremato alle soglie di una retrocessione infame. Tutto dimenticato, tutto travolto dal grande giorno, dalla grande gioia.
Tutto meritato. Anche il bacio della sorte a due minuti dai supplementari, anche il giro giusto del fato. Un cross sbagliato o perfetto di De Liguori: un pallone troppo profondo per i compagni o profondo quanto basta per superare il portiere avversario. Il piede sinistro del caso, il piede sinistro di Taranto. Il gol che annulla gli ultimi dubbi, il gol che apre le porte all'invasione, che fa saltare una città, che inaugura la festa. La promozione arriva come da programma. Come pensato, forse anche come dovuto: il progetto è perfetto, regolare nel suo incedere, chirurgico nell'esecuzione. Il Taranto si prende il bottino con garbo e forza, con eleganza e brutalità, con sofferenza e gaudio. Sale di un piano, meritandolo. Mettendo l'ultimo tassello in un'opera perfetta: per la volontà di Blasi, per la scelta degli uomini, per la gestione di Papagni, per il consenso popolare. Per la dimostrazione di praticità dell'ultima partita, quella decisiva. Quella passata quasi in secondo piano di fronte a una cornice promossa in anticipo: di fronte a spalti straripanti, di fronte a cori possenti e movimenti ondeggianti. Di fronte ai colori, alle bandiere, ai fumogeni, ai coriandoli. In secondo piano eppure fondamentale: passaggio obbligato per la C1, necessario prima della festa. E nemmeno facile: perché per vincere il Taranto ha dovuto attendere ottantotto minuti, ha dovuto affrontare la resistenza del Rende e controllare le ripartenze metodiche. Ha dovuto superare gli acciacchi che forzavano le scelte, ha dovuto vincere la paura dei supplementari e dell'episodio imprevisto. Ha dovuto dare tutto quello che era rimasto, in una sfida tra squadre spremute, esauste. Eppure orgogliose.
Vince il Taranto, onore al Rende. Vince la squadra di Papagni, tecnico da omaggiare. Vince il Taranto partendo da se stesso: dal modulo migliore (4-4-2), dagli uomini più logici, dai movimenti più produttivi. Non è una partita perfetta eppure non ci sono imperfezioni: l'interpretazione è intelligente, aderente alle necessità. Il Taranto fa quello che serve, senza forzare la gara: avviciandosi al Rende senza esagerare, lasciando che gli uomini di Silipo (5-4-1, come previsto) si accartoccino sulle loro idee. Perché i calabresi non cercano di fare la partita (non è una caratteristica propria): la attendono, lasciano che si faccia da sola. Cercando il contropiede che, invece, viene annientato all'origine: non c'è un momento di sofferenza vera del Taranto. Ci sono attimi estrapolati, di occasionale spinta del Rende. Il resto è un monologo sussurrato, una sfida comandata sottovoce. I rossoblu sono chiari sin dall'inizio: tenendo i centrocampisti stretti non lasciano spazio disponibile ai pensatori di Silipo. E sfruttando la differenza di ritmo con i difensori avversari (sufficientemente distanti dal centrocampo) tagliano con sistematicità e apparente profitto.
Taglia Catania, spesso: schiacciando il suo dirimpettaio (David) e creando pericoli. Il primo è una traversa di Deflorio (16', girata di destro su cross del siciliano), il secondo è proprio per Catania, che perde l'attimo buono (22') su assist di Ambrosi. La contabilità diventa interessante pur senza apparire travolgente: Deflorio gira di poco alto (28') su cross basso - ancora - di Catania. Ritmo regolare e controllo sotterraneo: il tema è chiaro, non cambia nemmeno al giro di boa. Un improvviso picco di intensità anima il Rende (nel frattempo 4-5-1), ma non fa sbandare il Taranto. Calabresi che scattano e rossoblu che stoppano: è un gioco ad eliminazione, dal quale per poco non esce vincitore Ambrosi. Che ruba un pallone a Moschella (25') e solo davanti al fratello Stefano (portiere del Rende) calcia malissimo, tirandogli addosso. C'è il brivido: Pastore sembra toccare Alfieri in area (27', passaggio di Occhiuzzi), il Rende protesta. Ci sono le mosse da scacchi: Papagni passa al 4-3-2-1 (Larosa per Deflorio), Silipo al 4-4-2 (Trocini per Alfieri). E c'è il premio finale. C'è il cross di De Liguori, il pallone spinto dal vento, dal sinistro impreciso e dalla volontà della gente. Finisce in porta. Chiamatela C1. di Fulvio Paglialunga12
giugno 2006
Taranto in serie C1, è festa rossoblu
La formazione di Papagni conquista l'agognata promozione al culmine di una stagione infinita. Sugli spalti dello Iacovone oltre 22mila tifosi. Battuto il Rende con un provvidenziale gol di De Liguori ad un soffio dai supplementari
Non c'è nessuna azione. C'è solo il gol. Anche se prima, immediatamente prima, qualcosa succede. La scena è questa. Si vede Mancini che, dopo i crampi, ha un'idea pazzesca. Recupera il pallone e si mette a palleggiare in mezzo a due avversari. Lo fa per cercarsi l'ossigeno di uno spazio vuoto. Poi si vede Ambrosi che, al culmine di una partita imperfetta, piena cioè di tocchi imprecisi e di inesattezze, fa la cosa giusta: un passaggio millimetrico. E infine appare De Liguori. O meglio: sbuca De Liguori, l'uomo del destino. De Liguori è dove si trova maggiormente a suo agio: a sinistra, sotto la tribuna. E avanza. Sembra voglia scivolare a bordo campo. No, è fermo, alza la testa e... Qui parte un'altra storia. Un volo soprannaturale. De Liguori ha un'idea ancora più pazzesca di quella di Mancini. È un attimo. Non è un semplice cross. Non può essere un tiro. Forse è un pallonetto. No, è un arcobaleno. De Liguori accarezza il pallone con l'interno del piede sinistro e... Siamo all'epilogo della storia, anche se ancora nessuno può saperlo. Ora tutti seguono con lo sguardo quel pallone. Seguono i metri che il pallone guadagna, disegnando una curva larga e regolare. Seguono l'impennata e la morbidezza con cui quel pallone procede. Ambrosi, il fratello-nemico, quello che gioca in porta al Rende, salta e forse lo sfiora. Ma il pallone non si ferma. Prosegue la sua corsa, andando a morire tra palo e traversa. La rete si gonfia come una guancia. E gonfiandosi produce un suono bellissimo. E breve: perché viene subito coperto dal boato della folla. È il 43' del secondo tempo. Piove. Il Taranto è in C1. Meritatamente. Per meriti acquisiti (stagione regolare). E per meriti sopraggiunti (playoff). Il verdetto è giusto. Il gol di De Liguori manda in frantumi un viscido pareggio, allontanando lo spettro dei tempi supplementari. Anzi, li elide con un colpo d'accetta. Un colpo secco, che spacca in due il confronto. Da una parte - la parte più ingombrante - restano le ansie, la fatica, il timore, il calcio residuo. Dall'altra - la parte che sembrava non dovesse arrivare mai - affiorano la gioia, la soddisfazione, la nuova vita. Finisce così. Col Taranto che si prende ciò che intimamente già sentiva suo. E il Rende che si dispera, affogando nell'abbraccio collettivo, quando il prato diventa un brulicare di corpi. Una macchia indistinta. Un tunnel di fiati, di voci, di odori. E di pugni all'aria. Ci sarebbe anche una partita da raccontare. Tutto quello che accade prima del gol. Ma le note d'ambiente e i vagabondaggi interiori, quando è fondamentale solo l'esito, rischiano di svilire ogni analisi. Anche perché c'è poco da capire. Poco da indagare. Il primo tempo è un assedio infelice. Il Taranto (4-4-2) ha una voglia superiore. Comanda il gioco, dirige le operazioni. Tutto sembra funzionare: le ripartenze per vie laterali, il fluttuare tra le linee di Mancini, il lavoro rigoroso di Bussi, le fughe sulla destra di Catania. Il Rende aspetta e tesse. Pazientemente. Ha base 5 (difensori) e altezza 1 (Galantucci). In mezzo la dislocazione degli uomini è variabile, tanto che diventa difficile fissare un modulo. Il Taranto non pensa al pareggio. Perché non lesina, non indugia. Vuole il gol. Ma deve, per il momento, accontentarsi di sfiorarlo. Al 16': Catania vola sulla destra e porge al centro, dove l'accorrente Deflorio va con la punta del destro (il pallone si alza e lambisce la parte superiore della traversa). Al 23': Catania, liberato da un colpo di testa smarcante di Ambrosi, perde l'attimo da posizione favorevole. Al 27': tiro sporco di Ambrosi e rimpallo che spalanca la porta davanti a Catania (invano). Al 28': Catania sfonda a destra, penetra in area e serve Deflorio, che alza il destro. Il Rende non si scompone, anche se al 44' perde Altomare (sospetta frattura) e deve cambiare modulo (4-5-1) e atteggiamento (entra Criniti, un esterno offensivo). La ripresa ha in serbo il gol, che però si farà attendere. Lievita la manovra del Rende. Aumenta di volume. Il Taranto si fa più guardingo. In un duello tra fratelli, Ambrosi (Rende) spezza il tiro di Ambrosi (Taranto), negandogli il più facile dei gol (25'). Scorrono i minuti. Ci sono i crampi, gli infortuni e le sostituzioni. E il cuore che scalcia in petto. Papagni rinuncia a Prosperi e Deflorio. Oscillano gli assetti. Alfieri reclama il rigore sulla spinta in area di Pastore (27'). Poi litiga con Silipo al momento del cambio. La partita sta per essere risucchiata in un incantesimo bizzarro: quello del gol. Spesso l'inizio della storia si trova alla fine.
di Lorenzo D'Alò12
giugno 2006
La nazionale per un giorno è il Taranto
La lunga giornata del ritorno in serie C1 in città inizia tardi, come ogni “domenica italiana”. Ma Cutugno non c'entra, perché non c'è la schedina tra le dita, ma una speranza chiamata promozione, che non può cambiare la vita, ma renderla meno grigia, di questi tempi, da queste parti.
Nelle prime ore della mattinata Taranto ancora dorme, alle 10 le strade cominciano ad essere percorse dagli amanti del mare che approfittano del riaffacciarsi del sole per prendere d'assalto le spiagge. Il ritorno del bel tempo è di buon auspicio, dicono: per andare allo stadio o mettersi davanti alla tivù c'è tempo. A loro va di lusso, perché il sole lo vedranno due volte in giornata: al mare quello vero, allo stadio quello calcistico, più luminoso del cielo grigio e piovoso.
Alle 11 si odono i suoni delle prime trombette e clacson, prove generali per quello che accadrà allo stadio e dopo la gara. La gente inizia a girare con sciarpe e vessilli, c'è il nonno che lascia ai nipotini il compito di portare i pasticcini, perché le sue braccia sono impegnate a sventolare una enorme bandiera rossa e blu.
Ma i colori della speranza nella città dei due mari sono presenti in tantissimi balconi e “travolgono” il tricolore. Tra ventiquatt'ore l'Italia debutta al Mondiale tedesco, ma oggi la nostra Nazionale si chiama Taranto Sport.
Ed anche la Ferrari va in secondo piano: la rincorsa - inutile - di Schumacher ad Alonso a Taranto fa uno share decisamente basso, i bambini sono accontentati con la Ferrari radiocomandata di Schumacher con batterie e quattro gomme di ricambio a soli due euro acquistata dai papà dall'ambulante che ha fatto il giro dei mercati della città nei giorni scorsi.
Alle 16, l'orario fissato per l'inizio del match della rinascita del calcio rossoblu, in giro non c'è più nessuno, se non le solite badanti dell'Est europeo e qualche turista rientrato dal giro dei due mari in motonave. La città è “tutta” allo Iacovone, fisicamente o soltanto con gli occhi. Mamma Rai, mai come questa volta, è benedetta dalla tifoseria rossoblu.
E Taranto allo Iacovone ci resta per oltre due ore, tra partita (iniziata con tre minuti di ritardo e caratterizzata da otto minuti di recupero) e festeggiamenti, che iniziano appena dopo il triplice fischio dell'arbitro, alle 17,59.
Festeggiamenti che dal prato dello stadio si trasferiscono, come è consuetudine, sulle strade. In tutta la città è un susseguirsi di caroselli di auto, motocicli, biciclette, ma anche di gente a piedi. Tutte le vie principali della città sono battute dalla carovana rossa e blu: viale Magna Grecia, via Dante, viale Virgilio, Lungomare, corso Umberto, corso Italia. La pioggia non si sente, anzi, è benedetta.
Il cuore della festa si conferma piazza Ebalia, tradizionale punto d'incontro per chi ha voglia di fare il classico bagno. Ma l'acqua non c'è e non basta quella piovuta dal cielo per... riempire la vasca della fontana, spenta da ormai un paio di anni. E allora ci si accontenta di un... bagno asciutto. La rinascita della città partirà forse dalla C1, come ha detto frettolosamente qualche politico salito sul carro del vincitore in tribuna vip, ma ci piacerebbe vedere quanto prima uno dei simboli della città tornare alla sua funzione di “cartolina”. Sarebbe quello il primo reale segno di rinascita.
Il traffico è bloccato, ne fa le spese un autobus dell'Amat che viene “requisito” da alcuni tifosi a piedi che ne fanno un palco improvvisato per ballare sul tetto. La festa prosegue per tutta la sera, gioiosa ma senza eccessi (pullman-palco a parte). Come una promozione in terza serie merita. Niente esaltazione, alla C1 Taranto è abituata. Semmai, urla di liberazione. Da un incubo chiamato fallimento. E da un incubo chiamato C2.
La rinascita calcistica, questa sì, è arrivata. E la tifoseria rossoblu, quella lontana dalla tribuna vip, lo ha manifestato con la sua consueta passione.
di Antonio Bargelloni12
giugno 2006
Blasi ringrazia tutti
Il presidente del Taranto festeggia: «Anche in C1 punteremo ai playoff, mi portano fortuna. I tifosi sono stati eccezionali. Ripartiremo da Evangelisti e Galigani»
«Ce ne andiamo in C...». Vittorio Galigani canta, Gigi Blasi e Luca Evangelisti si uniscono al coro. La Grande Festa è un uragano gioioso che arriva anche nella sala stampa dello “Iacovone”. Così, genuinamente. I tre vestono con la maglietta griffata “I love Taranto”: c'è anche lo spumante e tanta voglia di festeggiare ancora, dopo gli abbracci con i calciatori negli spogliatoi. Blasi è l'immagine della felicità: il presidente rossoblu, ancora una volta, ha trasformato il desiderio in realtà. Voleva la C1, l'ha raggiunta. In un solo anno. Circondato, nell'atto finale, dall'affetto incontenibile dei tifosi. E l'ora dei sorrisi e dei ringraziamenti.«E' una giornata bellissima
- esordisce - . Voluta e meritata: finalmente siamo in C1. Voglio ringraziare i tifosi, innanzitutto: e poi il dg Galigani, Evangelisti, Vinciguerra, Ursino, Locorotondo, l'intero consiglio d'amministrazione della Taranto Sport, i miei collaboratori, quelli che mi sono sempre stati vicino in questa avventura. Ringrazio il bravissimo Papagni, ma anche Marino che l'ha preceduto: aveva fatto bene anche lui, è stato sfortunato. Purtroppo il calcio è anche questo. Papagni ha preso una squadra con il morale distrutto e l'ha condotta alla promozione con la sua serenità. Un abbraccio va anche ai calciatori: a tutti, anche a quelli che hanno giocato meno».
Le immagini del tifo hanno lasciato un segno indelebile: «Abbiamo un pubblico eccezionale, appassionato, corretto. Hanno voglia di successi e di calcio pulito, proprio come me». La mente viaggia sull'onda dei ricordi.
«Non posso dimenticare - prosegue Blasi - il 14 dicembre del 2004, il giorno in cui è iniziata la mia avventura alla guida della società, dopo averla rilevata dal tribunale. Ma sin dall'estate avevo iniziato a sentirmi con Galigani: volevamo acquistare la società, ci siamo riusciti soltanto dopo il fallimento. Poi è arrivata la salvezza, la conquista dei playoff e la C1: successi raccolti con orgoglio e fedeltà a questi colori». Non manca qualche stilettata:
«Tanta gente, in questi mesi, ha parlato a “costo zero”. C'era chi pensava solo a contestare le mie idee... Bene: più mi attaccano, più vado avanti. Contestare non serve a nulla, per poter vincere serve unità. E tutti insieme siamo riusciti a vincere, grazie ad una incredibile dimostrazione di affetto dei tifosi. In tribuna mi è venuta a salutare gente mai vista, promettendomi aiuti per il futuro. per ora sono parole al vento: vedremo se manterranno le promesse».
La dedica è naturale: «Questa vittoria è della città, non è la mia. E' di tutti i nostri sostenitori. Qui c'è la materia prima necessaria per fare grande calcio, calcio vero, quello che si vede allo stadio. Sarebbe bello se non ci fosse Sky... Saluto tutti i nostri sostenitori: anche quelli che vivono lontano da Taranto. E' il giorno più bello da quando sono diventato presidente: anche se devo ammettere che, in appena un anno e mezzo, ho vinto davvero tanto. Se chiudo gli occhi penso che tutto ciò che sognavo si è realizzato. Adesso chiedo a tutti uno sforzo: il costo di un caffè al giorno per aiutare il Taranto. E potremo toccare vette impensabili».
De Liguori ha inventato dal niente il gol-vittoria. «La rete è arrivata al momento giusto, a pochi minuti dalla fine. Vincere così è ancora più bello: del resto noi siamo abituati a soffrire. E De Liguori ha colto l'occasione per prendersi una rivincita, dopo le sofferenze vissute in rossoblu».
Prima della gara Blasi ha salutato i supporters con un giro di campo. Il massimo dirigente ionico spiega l'arcano.
«Mi avevano invitato a seguire la partita in tutti i settori: in curva e in gradinata. Ovviamente non era possibile, e allora ho preferito salutare tutti».
Il presente è soltanto gioia, il futuro già si affaccia: «Avevo detto: C1 in tre anni. Siamo riusciti a conquistarla al primo tentativo... continueremo a fare cose importanti. Come abbiamo fatto quest'anno, allestiremo una squadra per puntare ai playoff. Mi portano fortuna, sin da quando presiedevo il Manduria. Posso già dire che ripartiremo da Evangelisti e Galigani. Papagni?
(Blasi ride, ndc). Certo, anche da lui. Continueremo a far bene, con grinta, carattere, concentrazione e voglia di vincere».
Il presidente offre anche un'anticipazione: la promozione sarà “festeggiata” con una partita celebrativa (come era già successo nel 2005 dopo la salvezza conquistata contro il Ragusa).
«Adesso - chiosa - mi prendo due settimane di vacanza. Anzi una: due sono troppe!».
Di futuro parla anche Luca Evangelisti: il ds ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. «Nessun campionato è semplice, in ogni stagione ci sono delle difficoltà. Ma grazie alla forza del presidente Blasi siamo riusciti a superare ogni ostacolo. Ho sempre detto che questa era una squadra ben costruita: vedere Bussi e Prosperi titolari mi ha reso inorgoglito. Ho subito tante critiche, ma non mi importa: alla fine ho vinto io. Papagni ha svolto un'opera eccezionale: di lui mi avevano parlato malissimo, dicevano che era senza personalità. Invece è una persona speciale, un uomo di grande valore: allenare a Taranto non è facile per nessuno». E adesso?
«L'anno più difficile era questo: abbiamo una società seria, possiamo aprire un ciclo. Abbiamo quattro-cinque giovani interessanti, Mancini ce lo chiedono tutti ma non lo daremo a nessuno. I giocatori svincolati? Di sicuro non smantelleremo la squadra». Il dg Galigani è stremato dalla tensione accumulata ma felice. E lancia un invito:«Ora godiamoci questa promozione. E permettetemi di ringraziare Blasi: è il motore di questo Taranto, sempre presente anche quando non è in città. Martedì ha persino pagato gli stipendi fino a fine stagione. Le critiche? Servono anche quelle, aiutano a sbagliare di meno».
di Leo Spalluto12
giugno 2006
Blasi non cambia
«Galigani ed Evangelisti sono confermati». Il numero uno del Taranto si gode la festa. Futuro di Papagni appeso a un filo?
«Ce ne andiamo in C, ce ne andiamo in C, ce ne andiamo in C...». Il coro viene avviato dal dg Vittorio Galigani, i tifosi lo seguono a ruota. Poi è il momento di Blasi. E' il protagonista: parla, ringrazia, abbraccia, travolge. Con le sue parole incontrollate, che lo portano a due brucianti riconferme (si riferisce a Galigani e Evangelisti) e ad una piccola dimenticanza che lascia il futuro di Papagni appeso ad un filo. «Ma se non lo riconfermerà il presidente, ci penserò io». Luca Evangelisti è l'uomo-mercato. E lo rivendica. Prima di farsi da parte e lasciare spazio al massimo dirigente rossoblù. Si parte dai ringraziamenti.
«Mi rivolgo - spiega il presidente - a tutti i calciatori che mi hanno regalato questa grande soddisfazione. Ai tifosi, che ci hanno sostenuto in maniera corretta e unica: hanno dimostrato di avere una grande voglia di tornare nel calcio che conta. Ai due allenatori: Marino ha lavorato bene, ha dimostrato di essere un grande uomo e un tecnico preparato, salvo essere penalizzato da una serie di circostanze favorevoli; Papagni, invece, è subentrato in un momento difficile e ha condotto il Taranto verso questo trionfo».
Poi affiorano i ricordi. «Quando decisi di acquistare il Taranto non avrei mai pensato di poter festeggiare una salvezza e una promozione in poco più di un anno. Oggi
(ieri, ndr) è il giorno più bello della mia vita. Ho visto il calcio vero, quello che piace a me e che coinvolge i tifosi. In tribuna qualcuno mi ha detto:
«Presidente, l'aiuteremo».
Spero che mantengano le promesse: il Taranto non è mio, è della città». Adesso, però, c'è già chi vorrebbe conoscere la squadra del prossimo anno. E se da un lato Galigani cerca di staccare la spina per dare spazio ai festeggiamenti, Blasi sembra essere già operativo.
«Mi fermerò per una settimana, poi inizierò a programmare il prossimo campionato. Allestiremo un organico competitivo, in grado di centrare i playoff. Ribadisco: restiamo uniti e potremo fare qualcosa di importante». La questione tira nuovamente in ballo Evangelisti.
«Vincere in una piazza così esigente - ammette il diesse - non è facile. Per questo motivo non smantelleremo l'organico, ma lo rinforzeremo in maniera oculata. Mancini? Rimarrà con noi, ha un altro anno di contratto e vogliamo rispettarlo». Prima di concludere l'ultimo appuntamento stagionale con la stampa, c'è chi azzarda un paragone tra Blasi e l'ex presidente Pignatelli. Accomunati dalla medesima passione e dal rituale giro di campo prima del fischio d'inizio. «Mi dispiace, però, non essere entrato nei vari settori. Chiedo scusa ai tifosi, ma c'era troppa confusione. Poi ho seguito la gara dalla tribuna». Blasi ferma le parole. «Ho dimostrato di parlare con i fatti e di rispondere sul campo alle critiche mosse a... costo zero». Non fermarti, presidente.
di Fabio Di Todaro12
giugno 2006
Le dediche di Papagni
Il mister a Coverciano dove il primo luglio discuterà la tesi.
«Ma una tesi migliore di questi sei mesi vissuti a Taranto non c'è»
Il presidente Blasi conferma in modo inequivocabile Vittorio Galigani e Luca Evangelisti. C'è qualcuno che fa subito notare l'assenza di una terza persona: Aldo Papagni. Scatta subito un teatrino tutto da gustare.
«Allora mi dimetto io» sbotta ironicamente l'allenatore. Un bacio con tanto di schiocco è la punizione da espiare per il massimo dirigente.
Il clima si presta al reciproco complimento, anche se di conferma non si parla in modo esplicito. Papagni ha un impegno gravoso a cominciare da oggi. Il tecnico si recherà a Coverciano dove il primo luglio discuterà la tesi per conseguire il Master di allenatore di Prima Categoria.
«Ma una tesi migliore di questi sei mesi vissuti a Taranto non c'è»
ribadisce il tecnico che parla della sua esperienza in rossoblu.
«E' stato un crescendo di emozioni ed esperienze forti. Ricordo l'inizio con la contestazione dei tifosi, poi la svolta con il successo sull'Igea Virtus. Il primo assaggio di quello che avremmo provato con il posticipo contro il Gallipoli e poi lo straordinario giorno del successo sul Melfi».
La preparazione della finale contro il Rende è stata similare a quella di quindici giorni fa contro il Melfi. Con una piccola variante.
«Prima del Melfi avevo fatto vedere un dvd con le immagini salienti che avevano caratterizzato il cammino dal 29 gennaio. Prima di questo appuntamento ho scritto ai giocatori una lettera in cui ribadivo questi concetti. La lunga rincorsa e tutto il sacrificio che abbiamo speso in questo cammino verso la C1. Quando ho avuto il placet del direttore Evangelisti che ha vinto tanti campionati, mi sono sentito sicuro di quello che facevo».
La vittoria ha un unico comune denominatore. «Questa è il successo del gruppo di chi ha giocato e di chi è rimasto fuori. Il successo di una società che ci ha permesso di non avere problemi sotto l'aspetto economico e che ci ha consentito di superare le difficoltà. Per compiere un'impresa del genere ci vuole unità di intenti, malgrado i contrasti e le idee diverse che ognuno di noi potevamo avere su un determinato argomento. In questi ringraziamenti ci metto lo staff medico, i massaggiatori, i magazzinieri. C'è voluto bisogno di tutti per cementare un gruppo che alla fine ha dovuto resistere alle numerose assenze per infortunio».
C'è anche una partita da commentare. «L'1-0 sul Rende è la sintesi della nostra stagione - afferma Aldo Papagni -
e soprattutto della nostra seconda parte di campionato. E' stata una prestazione di cuore, intensità e attenzione in fase di non possesso palla. Il Rende è stato limitato nelle sue giocate. E poi c'era l'aspetto psicologico da gestire e il timore dei tempi supplementari che stavano arrivando. I cambi? Ho fatto entrare Larosa per Deflorio perchè non eravamo in condizione fisiche ottimali. C'erano Micallo, Manni e Mancini con i crampi e Ambrosi molto stanco. Credo che fosse la mossa giusta in quel momento di partita. Mancini come trequartista era ideale per fare male al Rende».
Può partire il treno delle dediche. «Voglio ringraziare Dio che mi ha dato la possibilità di allenare una squadra come il Taranto e di vivere queste emozioni indescrivibili. Un pensiero va anche a Raimondo Marino che ha conquistato ventotto punti e sono serviti anche quelli per arrivare ai playoff. Diciamo che mi ha spianato la strada. Poi c'è una dedica particolare per Roberto Prete che si sta riprendendo da tre settimane per motivi di salute e sta vincendo il suo campionato più bello. Per ultima vorrei citare la mia famiglia che mai come in questa stagione mi ha visto di rado».
Uno sguardo rapido al campionato appena vissuto con la forza di un tecnico che con il suo equilibrio ha saputo tenere a freno le ondivaghe reazioni dell'ambiente tarantino. «La prima vittoria a Barcellona Pozzo di Gotto contro l'Igea Virtus è stato il primo passo. Poi sono arrivate le vittorie su Giugliano e Andria che hanno aumentato la consapevolezza che potevamo raggiungere traguardi importanti. Il mio carattere è stato determinante? Non lo so. Posso dire che le migliori stagioni le ho fatte ad Andria e Taranto, due piazze calde, anche se dal bacino differente come numero di tifosi al seguito. Per carattere sono così. La normalità può anche servire in questi casi».
Papagni resta? Il dubbio rimane, nonostante la sequela di mezze conferme autorevoli che si affastellano nel dopo-gara. Per ora si festeggia: tra una settimana, per bocca dello stesso presidente, si progetterà la nuova stagione e si comincerà a comprendere se di questo programna Aldo Papagni sarà parte integrante.
di Luigi Carrieri12
giugno 2006
Papagni: «Vittoria del cuore»
In una lettera ai giocatori il segreto che vale la C1
«Ricordate quel 22 gennaio. Ricordate la contestazione. Ricordate i fischi, gli insulti, lo smarrimento, la palla che vi bruciava tra i piedi, come una frusta crudele. Ricordate la sconfitta col Lamezia, l'impressione che davvero fosse tutto finito. Ricordate la vittoria con l'Igea Virtus, domenica 29 gennaio: la rimonta-miracolo fatto di passione, tenacia e rabbia. Ricordate come siamo arrivati qui. Siate umili, oggi che vi giocate la C1, siate uniti come lo siete stati sinora. E credete in voi stessi: chi ha la palla si consideri sempre il regista della squadra, chi deve difendere e attaccare lo faccia col muscolo più prezioso: il cuore». Prima di imboccare il tunnel dello
"Iacovone", mister Papagni ha letto e sottoscritto, insieme ai giocatori rossoblù, una lettera: il sigillo forse più prezioso alla C1 materializzatasi in una domenica piovosa dalle inattese tinte autunnali. Era l'ultimo tassello di quella strategia psicologica dispiegata da Papagni, d'accordo col direttore sportivo Luca Evangelisti, nelle partite di ritorno delle finali playoff. Il
"film" del campionato, a pochi minuti dall'ingresso in campo nel delicatissimo match allo
"Iacovone" col Melfi, seppe galvanizzare, incoraggiare, sospingere verso la finale Deflorio e compagni: una sorta di muta confessione collettiva per superare il
"grande freddo" nato dalla paura di non farcela. La "lettera" ai giocatori, ieri, è stata, a suo modo, decisiva più di un 4-4-2. E, in calce, la firma vera rimane la pennellata di De Liguori: emblema e metafora della stagione di un Taranto umano, troppo umano. Quello che ha plasmato Aldo Papagni al tornio della sua intuizione psicologica.
«La partita di oggi (ieri, ndr) - ha spiegato il mister - è la sintesi del mio campionato al Taranto: grande cuore, grande attenzione in fase di non possesso palla; il tocco giusto con Mancini trequartista a creare difficoltà. Meno male quel gol alla fine perché, non lo nascondo, c'erano problemi di tenuta fisica, problemi muscolari. Ringrazio Dio per questa opportunità», ha aggiunto Papagni emozionato, gli occhi cerulei inchiodati sui giornalisti e le mani sottili chiuse a scrigno sui pensieri più segreti: la famiglia, l'amico Roberto Prete
«che sta affrontando e vincendo una sfida molto più difficile di questa», il futuro.
«Vorrei dedicare un pensiero a Raimondo Marino
- ha aggiunto l'allenatore mentre intorno calava uno strano silenzio -
in fondo 28 punti li ha conquistati lui. Ventotto punti non semplici, visto che ci sono squadre come il Latina che partivano per disputare i playoff e sono retrocesse. Ventotto punti che ci hanno spianato la strada, ma più di tutto è Marino, il suo lavorare sugli aspetti interiori dello spogliatoio, degli uomini, ad avermi aiutato». Esiste un calcio migliore. Papagni conosce la strada.
«In un momento difficile - ha concluso il tecnico -
la vittoria del Taranto, la splendida cornice di pubblico, rappresentano lo spot più bello per il futuro del football». Saggezza ed equilibrio: merci rare per una città abituata a svenderle. Sarà dura rigirare tra le mani la lettera ai giocatori se quelle parole dovessero trasformarsi in
"memorie" del mister. Se il futuro vorrà così avremo un nuovo Peregrino Fernandez, da consegnare al racconto come l'eroe di Osvaldo Soriano: vincitore incompreso di un calcio migliore. Quello che Papagni, conoscendo la strada, ci ha fatto incontrare in una piovosa domenica di questo giugno dal sapore d'autunno. di Fulvio Colucci12
giugno 2006
De Liguori, emozione unica
«Volevo fare solo un cross: ho beffato il portiere». Negli spogliatoi esplode la gioia dei calciatori. Pastore:
«È la mia rivincita»
La gioia del dopogara è incontenibile. Nello spogliatoio rossoblù, tra un coro e un bicchiere di spumante, c'è chi resta completamente nudo (per giunta in diretta televisiva). Dettagli, l'entusiasmo per la promozione in C1 è contagioso. Vincenzo De Liguori e Ivano Pastore, accomunati da un passato in maglia rossoblù, parlano all'unisono. «E' la nostra rivincita: avevamo un debito con il pubblico, adesso abbiamo riportato il Taranto dove lo avevamo lasciato». Lo scugnizzo napoletano è il match-winner della finale contro il Rende.
«Volevo crossare, poi ho visto la palla che si insaccava sotto l'incrocio, beffando il portiere. E' stata un'emozione straordinaria»
osserva De Liguori. «Abbiamo attaccato dall'inizio per sbloccare subito il risultato. Il Rende, però, si è difeso bene in attesa del momento giusto per sorprenderci. Poi è giunto l'episodio che ha deciso la contesa». Il difensore campano, mente e braccio dei festeggiamenti tenutisi fino a tarda notte («è l'ennesima dimostrazione di stima e fiducia da parte dei miei compagni») esterna le sue emozioni.
«Un giorno potrò raccontare ai miei nipotini di aver giocato una finale playoff davanti a 25000 persone. Adesso la città può festeggiare per il risultato e per la consapevolezza di avere una società molto ambiziosa. Se ho accettato l'offerta del Taranto è anche per la professionalità che ho riscontrato nel presidente Blasi. Ha una passione indescrivibile. Il fallo su Alfieri? Il contatto c'è stato, ma le 400 partite disputate in C sono servite a qualcosa. O no?». E' il turno di Emanuele Catania, tornato ad alti livelli nell'appendice finale dei playoff.
«E' stata un'impresa, ma la C1 è un traguardo raggiunto con merito. Se escludiamo le 4 sconfitte consecutive, abbiamo disputato un ottimo campionato. E il gol fortunoso siglato da De Liguori è il giusto premio per una stagione difficile e impreziosita da tanti sacrifici. Il pubblico? Ho avuto la pelle d'oca, nemmeno in serie B avevo giocato davanti a tanti spettatori».
Tre campionati vinti nel palmares personale possono non bastare per descrivere l'emozione del momento.
«Non me ne vogliano i tifosi delle altre squadre, ma lo spettacolo offerto dallo Iacovone è stato unico». Massimiliano Manni mantiene il solito aplomb anche nel momento dei festeggiamenti. Non entra deciso, la sua analisi è priva di sbavature.
«Temevo l'entusiasmo contagioso registrato in città: si pensava alla festa, al prossimo campionato di C1. Ma quando sono entrato in campo per il riscaldamento ho capito che avremmo vinto. Le responabilità erano notevoli, non potevamo deludere i nostri tifosi». Un finale di stagione vissuto da protagonista, tanti consensi raccolti anche nell'ultima gara.
«E' un risultato meritato - commenta Fabio Prosperi -,
che premia i nostri sforzi profusi negli ultimi mesi. Il Rende? Ce lo aspettavamo così, chiuso e pronto a ripartire in contropiede. Complimenti ai vinti, ma la C1 è roba nostra».
di Fabio Di Todaro12
giugno 2006
Raggiante il presidente al 90'
Blasi: «Dedico la vittoria a tutta la città»
Si brinda in casa tarantina. La C1 è un traguardo importante. Soprattutto cercato e voluto dall'inizio della stagione. Il presidente Blasi è raggiante:
«Grande partita. Grande vittoria. Siamo finalmente in C1. Il nostro successo è stato meritato. Dedico questa vittoria alla città. Ringrazio tutti: i tifosi, il direttore generale Galigani, il diesse Evangelisti. Vi anticipo che i due sono confermatissimi. Non è stata una stagione facile per loro. A metà campionato hanno subìto critiche ingenerose. Per qualche tempo le ho tollerate perché portavano bene. Vincevamo. Ad un certo punto mi sono ribellato. Ho chiamato i tifosi ed ho detto loro: ragazzi, inutile che contestate perché il sottoscritto non muta di una virgola la grande considerazione che ha nei loro confronti. I fatti mi hanno dato ragione. Poi ringrazio il vice presidente Vinciguerra e l'intero Cda. La scaletta dei ringraziamenti prevede a questo punto mister Papagni. Da gennaio scorso ha fatto letteralmente galoppare la squadra verso il secondo utilissimo secondo posto che ci ha consentito di avere qualche piccolo vantaggio nei playoff. Ma sento il dovere di sottolineare il gran lavoro svolto pure da mister Marino: è stato sfortunato. Infine ringrazio i giocatori i quali hanno dimostrato grande attaccamento alla maglia ed alla società». Blasi poi parla del futuro. «Faremo una grande amichevole. Non so dirvi né l'avversario, né il giorno. Poi penseremo alla prossima stagione. Faremo una squadra in grado di disputare i playoff per la B. Ai tifosi chiedo un favore: fate il sacrificio di consegnare al vostro Taranto l'importo di un caffè, ossia di 80 centesimi. Non chiedo altro». L'allenatore Papagni è uomo felice. «A Taranto ho vissuto emozioni forti ed intense. Il mio curriculum s'è notevolmente arricchito con questa meritata promozione in C1. I ragazzi mi hanno seguito e li ringrazio. In settimana ho loro consegnato una lettera manoscritta in cui, dopo aver ricordato in breve il cammino in salita dal 29 gennaio scorso, ossia dal mio arrivo a Taranto, ho chiesto loro di fare un patto d'onore per la disputa di quest'ultima partita che doveva essere ricchissima e densa d'impegno. Così è stato. Ringrazio pure Dio per avermi concesso questa chanche». Il dg Galigani:
«Godiamoci questa importante vittoria. Blasi martedì pagherà l'ultimo stipendio. Di questi tempi la notizia è da sottolineare». Da rimarcare, infine, uno spiacevole episodio avvenuto in via Oberdan nel corso dei festeggiamenti: un agente di polizia è stato colpito da una bottiglietta. Feriti leggermente anche otto tifosi mentre tentavano di invadere il campo a fine partita.
di Giuseppe Dimito12
giugno 2006
La contagiosa febbre rossoblu
«Il calcio scrive un'altra pagina importante. Così la città si riscatta». Entusiasmo straripante a fine partita. I tifosi invadono le vie del centro. Caroselli di auto e fuochi pirotecnici
Alle ore 18 scocca l'ora della C1, dopo un attesa febbrile, lunga una settimana.
«Siamo felici, il Taranto prende una boccata d'aria pura, salendo al terzo piano del calcio. È il premio al progetto lanciato dall'imprenditore Luigi Blasi? L'impressione è che questa persona, vera e fattiva, possa regalarci nuovi sogni». Nicola Palmitesta, pensionato e cultore del calcio jonico («ho gioito per le promozioni, sono caduto in depressione per retrocessioni e fallimenti») è uno dei ventiduemila fortunati, che ieri sono stati spettatori di una promozione
«costruita grazie ad un programma serio. Ora a Blasi consiglio - commenta l'ex impiegato dell'Amat - di continuare ad attuare la sua politica gradualmente, provando a pianificare la B». Il progetto di Blasi è sotto il sole,
«e sono sicuro che manterrà fede alle intenzioni» commenta Antonio, un commerciante che segue divertito la classica festa in piazza Ebalia. Dopo l'1-0 dorato contro il Rende, in un soffio ultrà e cittadini conquistano il cuore della città. Accanto ad una fontana prosciugata (sgradita sorpresa: non c'è l'acqua dove i tifosi potrebbero tuffarsi arditamente, allora ci si accontenta della pioggia e di balli improvvisati), il commerciante scaldato dalla coperta rossoblù, è stretto a sua moglie, che dice di
«amare il calcio, perché è la passione di mio marito». Antonio è orgoglioso:
«almeno sotto il profilo sociale la nostra città si riscatta. È un momento difficile, a causa di una vecchia classe dirigente che ci ha lasciato in un mare di debiti. Attraverso il calcio Taranto scorge una luce in fondo al tunnel». Il pallone è una medicina che ha effetti eccitanti sui tarantini, vista la cornice festaiola di ieri, trascinatasi sino alla sera tarda con caroselli d'auto e marce trionfali. In piazza Ebalia giovani, donne, famiglie con bambini sono in estasi. Il rossoblù impera e unisce i presenti. T-shirt istituzionali e artigianali (scritte sinanche in dialetto, tipo Nu sime lì megghie oppure Studchite pè Tard) , casacche di campioni del passato, bandane, bandiere, stendardi, trombette messe in vendita per l'occasione.
«Sono felice, perché la squadra della mia città è in C1. Se adoro il calcio? Non molto, ma sono orgogliosa di Taranto». La trentaseienne Antonella Capuano, cassiera, sventola una bandiera e fa festa con migliaia di tifosi morsi dalla tarantola. Ne fa le spese un bus cittadino, che in direzione Tamburi è travolto da un fiume
"rossoblù". Un gruppo di ribelli addirittura si arrampica al mezzo. Interviene la Polizia e si vivono piccoli momenti di tensione. Fortunatamente prevale lo spirito della festa.
«È una domenica storica, Taranto alza la voce nel calcio che conta. La speranza è che ora Blasi ci porti in B, la piazza che meritiamo» dice Tonio Putignano, operatore nell'abbigliamento, che dopo lo stadio raggiunge il borgo coi suoi figlioli. L'ennesima domenica sportiva ha eccitato anche Angelo Cirelli, funzionario della Prefettura, che segue il Taranto,
«esattamente da cinquant'anni. Ne avevo otto quando mi infilavo tra le inferriate del Mazzola - racconta Cirelli - di seguito ho giocato a calcio. Ero una promettente ala sinistra, mi sono fermato alla Pro Italia in Prima categoria. Chi terrei a Taranto per la prossima annata? Sicuramente Mancini, Pastore, Prosperi e De Liguori, il cui gol penso sia stato opera dal destino. Il giocatore campano è parte del Dna rossoblù».
Taranto, secondo il rappresentante della Prefettura, «ha scritto una pagina bella di un calcio italiano malato». La C1 ha dunque effetti miracolosi su una città barcollante.
«Non è il pallone che può risollevare Taranto, ma di sicuro lancia un segnale di ottimismo. Almeno per questa domenica i cattivi pensieri sono volati via». La geometra Valentina Vinci, 29 anni ed un futuro da scoprire, regala il suo sorriso. Mentre il cordone dei tifosi lascia piazza Ebalia e si inoltra nel cuore della città. Pulsante, contagiato dalla febbre del calcio.
di Alessandro Salvatore12
giugno 2006
Il pagellone di blunote.it
Mancini boom, Deflorio, Caccavale e Pastore da urlo Deflorio e la coppia dei difensori centrali sugli scudi. Ma il vero boom è rappresentato da Mancini
PORTIERI
Gentili: 6 L’ inizio di stagione non era stato tra i più entusiasmanti, con qualche incertezza di troppo sia in Coppa che in campionato. Poi riesce a trovare una certa costanza di rendimento, non commettendo particolari errori. Una clamorosa topica a Barcellona Pozzo di Gotto contro l' Igea Virtus, infine, convince il nuovo arrivato Papagni a cedere a Gori la maglia da titolare. Il voto premia soprattutto la sua grande professionalità, dato che accetta la decisione senza nemmeno un alito di polemica.
Gori: 7 Il suo campionato comincia solamente nel 2006, visto che all' inizio del torneo è il dodicesimo di Gentili. Una volta diventato titolare dimostra di non essersi arrugginito in panchina, sciorinando le riconosciute doti tecniche del suo repertorio. Resta a lungo senza incassare reti, parecchio aiutato, ad onor del vero, dai cerberi di retroguardia del settore difensivo tarantino.
DIFENSORI
Micallo: 6,5 L' avvio era stato straripante. Sull' out di destra le sue sgroppate poderose mandavano in tilt i rispettivi avversari diretti, che non riuscivano assolutamente ad arginarlo. Poi, complice anche qualche problema fisico di troppo, si attesta su una sufficienza di routine, infarcita comunque di qualche lampo improvviso.
Caccavale: 8 Con la sua esperienza e prestanza fisica rappresenta l’ architrave dell’ intero pacchetto arretrato. Il roccioso difensore sbaglia praticamente solo il match di Marcianise. Peccato che la sua stagione finisca agli inizi di aprile, per un infortunio rimediato proprio a Rende. Comunque uno dei pilastri della squadra rossoblu.
Pastore: 8,5 Sicuramente per questa categoria rappresenta un lusso. Oltre alle chiusure difensive si propone spesso in avanti, specialmente su corner e calci piazzati. Fondamentale la sua rete in campionato contro l’ Igea Virtus, che in pieno recupero permette agli jonici di scardinare il bunker eretto dai siciliani. Oltre, ovviamente, alla gemma fondamentale su calcio di punizione nelle finale di andata contro il Rende.
Manni: 7 Tatticamente è inappuntabile. Mantiene la posizione con certosina attenzione, curando con particolare perizia la fase di non possesso. Sigla una rete pesantissima a Vasto, quando il Taranto stava affondando contro i " ragazzi terribili " di mister Pierini. Tatticamente molto prezioso.
Martinelli: 6 Una stagione che scivola via tra luci ed ombre. Vive un momento difficile all' inizio del girone di ritorno, specialmente nella gare interne contro Cisco Roma e Vigor Lamezia. Si riabilita parzialmente in corso d' opera, disputando una partita egregia, ad esempio, contro la Pro Vasto. Poi la sciocchezza di Melfi nei playoff, che poteva davvero costare carissima per le sorti dell' intera annata jonica.
Prosperi: 6,5 Arrivato a metà della stagione rimane in naftalina praticamente fino ai playoff, quando l' emergenza in difesa richiede il suo apporto. Con grande personalità si lancia nella mischia, offrendo una prestazione maiuscola soprattutto nella delicatissima sfida di ritorno contro il Melfi. Piacevolissima sorpresa.
Capone: sv Gioca solamente nell' ultimo ininfluente match di Viterbo. Qualche minuto all'attivo anche nella gara di Cosenza. Il sodalizio jonico, comunque, crede molto in questo giovane difensore di belle speranze.
CENTROCAMPO
Mortari: 7 Davvero sfortunato, visto che con tutta probabilità sarà costretto ad operarsi, per poi tornare in campo a fine settembre. Comunque il suo contributo alla promozione è senz' altro di spessore. Sigla la prima rete ufficiale di campionato allo Iacovone alla seconda giornata, nella gara contro il Melfi. Infallibile, inoltre, dal dischetto del calcio di rigore.
De Liguori: 7 Finisce in riserva, ma si può dire che il buon Vincenzino ha corso davvero tantissimo per tutto il campionato. Ovviamente la lucidità non è stata sempre al top, anche perche cantare e portare la croce non è mai facile per nessuno. Decide l'ultimo atto della stagione con un tiro-cross irripetibile. Generosissimo.
Larosa: 6 La sua stagione vive di alti e bassi. All’ inizio aveva un po’ deluso, anche a causa di una difficile collocazione tattica. Poi una evitabile espulsione, con conseguente maxi-squalifica, sembrava averlo relegato definitivamente ai box. Riesce ad emergere nuovamente, riciclandosi come jolly ed offrendo il meglio del suo repertorio quando viene schierato come difensore centrale.
Bussi: 6,5 Arrivato in punta di piedi, alla fine si ritaglia il suo spazio con pazienza. In pratica non sfigura mai quando Papagni lo impiega come incontrista in mezzo al campo, soprattutto dopo l' infortunio di Manoni. Un giocatore duttile, di categoria, capace di adattarsi nel suo ruolo con grande professionalità.
Manoni: 6,5 Solido centrale di centrocampo, giunge nella città jonica con il mercato di riparazione, dimostrando subito di sapere il fatto suo. Purtroppo la sfortuna è in agguato e proprio contro gli ex compagni del Latina rimedia un brutto infortunio, che lo costringe all'operazione e al conseguente lungo stop.
Mancini: 9 La sorpresa dell' anno. Conquista la maglia da titolare nel match di andata a Gallipoli e da allora diventa un punto fermo sia con Marino che con Papagni. Il ragazzo dimostra, gara dopo gara, di possedere ottimi colpi, che si amalgamano alla perfezione con un’ apprezzabile visione di gioco. Da antologia la rete realizzata a Latina.
Deleonardis: 6 A volte si fa travolgere dalla generosità e dalla trance agonistica, collezionando cartellini gialli e rossi in quantità industriale. Però il suo impatto sul match è sempre incisivo, tanto è vero che risulta prezioso specialmente quando subentra a partita in corso. Importante una sua rete realizzata a Nocera Inferiore. Nella decisiva fase finale della stagione esce di scena per infortunio.
Malagnino: 6 Per l’ eroe di Ragusa lo spazio per mettersi in mostra è decisamente esiguo. Per lui tanta panchina ed altrettanta tribuna. Tuttavia, nelle occasioni in cui viene chiamato in causa si fa trovare sempre pronto. La sua stagione, tra l' altro, è impreziosita dalla chiamata nella nazionale under 20 di serie C.
Mignogna: 6 Da gran trascinatore e capitano durante buona parte dello scorso torneo, quest’ anno è costretto invece a restare a lungo ai margini. Il suo girone di andata scivola via perciò tra incomprensioni con società e staff tecnico. Le cose migliorano con l' arrivo di Papagni, che prova a rilanciarlo in maniera graduale. Il suo promettente finale di stagione potrebbe essere il trampolino di lancio per il riscatto definitivo.
Bevo: 5,5 Da lui ci si attendeva un campionato da gran protagonista. E l' avvio non era stato assolutamente malvagio. Poi l'infortunio e, soprattutto, le incomprensioni con Raimondo Marino lo inducono a cambiare aria alla svelta.
Campanile: 5,5 Era arrivato a Taranto con buone credenziali, senza tuttavia riuscire a sciorinare tutto il suo indubbio bagaglio tecnico-tattico. Ha l’ attenuante di qualche acciacco di natura fisica, che lo ha costretto spesso in infermeria. All' inizio del 2006 passa alla Cavese.
Bruno: 5,5 Nelle poche circostanze in cui mette piede sul terreno di gioco lascia tracce impalpabili. Di conseguenza va a disputare la seconda parte del campionato a Nocera Inferiore.
Silvestri: 7 Il voto naturalmente è di incoraggiamento, visto che l’ anno che sta per chiudersi per lui è stato decisamente da dimenticare. Giocatore serio e ragazzo inappuntabile, paga un dazio francamente salato per colpe non sue.
ATTACCO
Deflorio: 9 Poco da aggiungere, visto che sono i numeri a parlare per lui. Praticamente fa reparto da solo, anche quando scende in campo in condizioni menomate. Non fa una piega nemmeno quando viene preso a randellate sistematiche dalle difese avversarie. E pensare che qualcuno aveva storto il naso al suo arrivo a Taranto per la carta di identità non più verdissima...
Di Domenico: 8 Il suo ritorno in casacca rossoblu era stato accolto con malcelato scetticismo, anche a causa di un suo trascorso in riva allo Jonio decisamente poco positivo. Tuttavia l’ ex giocatore della Vis Pesaro stringe i denti, ritrova la forma ottimale e una volta in campo dimostra tutto il suo potenziale, siglando anche reti pesantissime.
Catania: 7 Alla fine risulta essere lo "stakanovista" del gruppo, visto che, o da titolare oppure come subentrante, comunque va a giocare tutte le partite, playoff compresi. Le qualità senz’altro ci sono, come dimostra ad esempio la fondamentale rete casalinga contro nella finale di ritorno contro il Melfi. Magari è ancora un tantino discontinuo, visto che in qualche circostanza si arrovella in inutili svolazzi. Il giudizio, però, è senz' altro positivo.
Ambrosi: 6 Il suo curriculum prestigioso, all' arrivo a Taranto, parlava chiaro e dai lui ovviamente ci si attendevano gol a bizzeffe. Invece va a finire che, tra problemi fisici e sfortuna, tutto sembra andare storto per l' ex bomber del Crotone. Con molta umiltà prova a rimettersi in carreggiata, ricominciando dalla Berretti. E il finale di stagione parzialmente lo rinfranca, anche se nella sfida contro il fratello, estremo difensore del Rende, divora letteralmente una grandissima palla-gol.
Gambino: 5 Purtroppo fallisce le occasioni in cui viene chiamato in causa, finendo ben presto in panchina. Certamente risente della pressione intorno a lui ed in un contesto del genere anche le giocate più semplici possono sembrare come montagne gigantesche da scalare a mani nude. A gennaio viene ceduto alla Carrarese.
ALLENATORI
Marino: 5,5 Esordire in una piazza esigente come quella jonica non era impresa da poco. La sua colpa maggiore forse è quella di aver perso il controllo della situazione nel periodo finale del 2005 e all' inizio del 2006, quando il Taranto incassa tre batoste di fila. Inevitabile, a quel punto, l'esonero.
Papagni: 8 Prende in mano la squadra in un momento molto difficile, quando i rossoblu avevano il morale sotto i tacchi. Tuttavia non si lascia scoraggiare dalle avversità e, con grande umiltà e professionalità, rimette in pista gli jonici. Certamente questa promozione premia anche il lavoro di questo allenatore molto serio e preparato.
di Mimmo Galeone12
giugno 2006
Il film del campionato
Dall'esordio al "Flaminio" all'apoteosi allo "Iacovone": un viaggio lungo dieci mesi. Tutte le tappe della cavalcata in "C1"
CISCO ROMA-TARANTO 1-1 (stadio «Flaminio», 27/8/2005)
Con un giorno di anticipo rispetto alle altre gare, debutta il nuovo Taranto guidato da Raimondo Marino. La formazione è rinnovata per dieci undicesimi, Deleonardis è l'unico superstite della cavalcata verso la permanenza in C2. La squadra allestita dal diesse Evangelisti, guidata dall'esperienza di alcuni elementi di indiscutibile spessore tecnico, è pronta per lottare nei quartieri alti della classifica. La rete del vantaggio è siglata dal capitano Deflorio, il pareggio definitivo, favorito da un'indecisione tra Bevo e Gentili, è confezionato dal brasiliano Toledo.
TARANTO-MELFI 2-1 (stadio "Erasmo Iacovone", 4/9/2005)
L'esordio tra le mura amiche è condito da tanta attesa. La giornata è tipicamente estiva, ma il desiderio di ammirare la nuova squadra è più forte dell'afa che consiglierebbe di trascorrere una giornata in riva al mare. Il Taranto raccoglie il primo successo stagionale. La rete del vantaggio è siglata con una splendida azione personale da Mortari, il momentaneo 1-1 è fissato da un colpo di testa di La Porta. Ma Deflorio è sempre in agguato e, al termine dei una combinazione stretta con Catania, fredda Fumagalli con un tiro sotto la traversa.
VIGOR LAMEZIA-TARANTO 0-0 (stadio «Guido D'Ippolito» , 11/9/2005) Primo pareggio a reti bianche per il Taranto. I rossoblù, al cospetto di una formazione giovane e volitiva, disputano un primo tempo privo di grosse occasioni. Nella ripresa, invece, il giovane centravanti Gambino (troppo presto sovraccaricato di responsabilità) sciupa almeno due nitide opportunità per portare a casa l'intera posta in palio. In classifica, intanto, Deflorio e compagni sono al quarto posto, con il Gallipoli che sembra già diretto verso la C1 (3 vittorie in altrettante partite).
TARANTO-IGEA VIRTUS 1-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 18/9/2005) E' una gara in cui c'è da soffrire e lo si capisce sin dalle prime battute. I siciliani sono arroccati nella loro metà campo, il Taranto fatica a scardinare la diga umana eretta dagli uomini di Cassìa. Ma all'ultimo giro di lancette, quando si è quasi certi di aver conquistato un altro misero pareggio, Ivano Pastore indovina l'angolo giusto dopo essere stato liberato da una spizzata di Di Domenico. L'ansia si tramuta in gioia e il pubblico esulta per la seconda vittoria casalinga.
GIUGLIANO-TARANTO 1-0 (stadio «De Cristofaro», 25/9/2005)
Contro l'undici guidato dall'ex Franco Dellisanti, giunge la prima sconfitta dell'era Marino. Il Taranto (orfano di diversi elementi importanti), subisce costantemente l'iniziativa dei padroni di casa nella prima frazione. Ma il gol decisivo giunge nel momento migliore dei rossoblù. Deflorio fallisce l'occasione del probabile vantaggio dopo aver scartato il portiere e, sul capovolgimento di fronte, i campani passano con un colpo di testa preciso e angolato del camerunese Chigou.
TARANTO-ANDRIA BAT 2-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 2/10/2005) In casa il Taranto non sembra conoscere ostacoli. I rossoblù affrontano l'Andria Bat, società nata sulle ceneri della Fidelis e ancora in fase di costruzione, e ne hanno ragione grazie ad un colpo di astuzia del solito Deflorio e ad una mezza sforbiciata di Catania. E' un successo storico: il Taranto torna a vincere un derby dopo quattro anni. In classifica, intanto, si avvicina la vetta. Il Gallipoli, dopo aver raccolto 3 successi e 1 sconfitta, pareggia contro il Melfi e il distacco si assottiglia a due lunghezze.
VITTORIA-TARANTO 0-0 (stadio Comunale, 9/10/2005) La sterilità dell'attacco rossoblù lontano dallo «Iacovone» inizia a farsi sentire (l'unico gol in trasferta risale all'esordio contro la Cisco Roma) e il Taranto non va oltre il pareggio sul campo del fanalino di coda Vittoria. La manovra è armonica, ma è in fase di finalizzazione che si denotano ampie lacune: Gambino sembra schiacciato dal peso delle responsabilità, Di Domenico è ancora lontano dalla forma migliore. E i siciliani capiscono che, annullando Deflorio, si eliminano tutte le potenziali occasioni da rete.
TARANTO-MODICA 4-1 (stadio "Erasmo Iacovone", 16/10/2005) La doppia identità del Taranto è ormai nota: squadra cinica e spietata in casa, fumosa e poco concreta lontana dalla dalle mura amiche. Allo «Iacovone» arriva il Modica (non perde in trasferta da 11 mesi) e si registra il festival delle marcature. Al vantaggio siciliano di Bonadei, replica Deflorio con una doppietta (la prima rete è dal dischetto). A suggellare la vittoria ci pensano Di Domenico e De Liguori, entrambi alla prima marcatura stagionale.
REAL MARCIANISE-TARANTO 2-0 (stadio «Progreditur», 23/10/2005) La seconda sconfitta stagionale apre ufficialmente la crisi. Il Taranto formato trasferta è privo di grinta, legato a doppio filo al rendimento di alcuni giocatori da cui non può prescindere. Le prime battute di gioco fanno ben sperare: il Taranto è in partita e, paradossalmente, subisce due reti (con Manco e Galizia entrambi su rigore) durante il suo momento migliore. Ciò che preoccupa è la mancata reazione nella ripresa: Marino stravolge l'assetto tattico ma è il Marcianise a sfiorare a più riprese il tris.
GALLIPOLI-TARANTO 0-0 (stadio «Antonio Bianco», 30/10/2005) Una sconfitta sul campo della capolista potrebbe costare cara a Raimondo Marino. Il tecnico di Messina conosce la posta in palio e decide di cambiare fisionomia alla sua squadra (da 4-3-1-2 a 4-3-2-1). Il Taranto offre una prova gagliarda senza intimorirsi al cospetto della prima della classe. Alla fine, può recriminare per un presunto fallo di mani in area di rigore e per un paio di conclusioni respinte da Lafuenti.
TARANTO-LATINA 0-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 6/11/2005) Si torna allo «Iacovone», ma la vittoria questa volta non arriva. La prestazione dei rossoblù, orfani di diversi titolari, è priva dello spunto utile per incamerare i tre punti. Il Latina erige una diga umana a centrocampo e, quando Mancini riesce a superare Accialini, il direttore di gara (Pagano di Torre Annunziata) annulla per fuorigioco. Alla fine si registrano i fischi della tifoseria all'indirizzo di Marino: per la prima volta dall'inizio del campionato il Taranto è fuori dalla zona playoff.
NOCERINA-TARANTO 3-3 (stadio «San Francesco», 13/11/2005)
Tre reti in trasferta, dopo un digiuno durato più di due mesi, non bastano per conquistare il primo successo esterno. La cronaca è fitta. Al vantaggio di Mazzeo (24'), replica dopo un giro di lancette Deleonardis. Nella ripresa segna subito Greco (1'), poi Deflorio ribalta il risultato con una doppietta prima che sia Di Martino a siglare la rete decisiva sfruttando un'indecisione tra Martinelli e Gentili. Un pareggio che muove la classifica, ma la sensazione di aver lasciato due punti per strada è evidente.
TARANTO-POTENZA 2-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 27/11/2005)
E' il numero cinque a caratterizzare la giornata. Tante sono le settimane che separavano il Taranto dall'ultima vittoria; tanti sono i minuti che bastano ai rossoblù per mandare in archivio la pratica. Di Domenico e Deflorio sono i protagonisti: il primo sblocca dopo appena un minuto, il capitano fissa il risultato con una splendida punizione. Tutto il resto è noia: il Taranto gestisce, il Potenza non ha la forza per replicare alle giocate dei padroni di casa.
PRO VASTO-TARANTO 2-2 (stadio «Aragona», 4/12/2005)
Ogni qual volta si giochi fuori casa c'è la speranza di poter infrangere il tabù della vittoria. Ma la gara contro gli abruzzesi è un altro match-ball fallito. La partenza dei biancorossi è fulminante: dopo mezz'ora sono in vantaggio di due reti (Maccagnan e Morante), con il Taranto che appare incapace di opporsi alla grinta e alla brillantezza dei suoi avversari. Ma basta un minuto ai rossoblù per recuperare il risultato: Manni accorcia con una zampata da opportunista, Di Domenico pareggia di testa.
TARANTO-RENDE 1-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 11/12/2005) Si gioca su un pantano, nel capoluogo ionico piove incessantemente da 24 ore. Il Taranto ha un avversario in più sulla sua strada. A decidere la gara è un rigore trasformato da Mortari per fallo su Catania (commesso da Braca). E' una gara che sarà ricordata per il record di espulsioni: finiranno anzitempo sotto la doccia il tecnico Marino, il suo secondo Montesardi e il preparatore atletico Guicciardini.
RIETI-TARANTO 0-1 (stadio «Manlio Scopigno», 18/12/2005)
E' nell'ultima trasferta del girone di andata che i rossoblù conquistano la prima vittoria esterna. C'è da lottare: il Rieti vuole conquistare almeno il pareggio e per Deflorio e compagni la manovra non trova sbocchi. Bisogna attendere il quarto minuto di recupero per vedere la palla calciata in mischia da Di Domenico varcare la linea bianca. Ad un turno dal giro di boa il Taranto è terzo in classifica, ma il distacco dal Gallipoli si è già dilatato a dieci lunghezze.
TARANTO-VITERBO 0-1 (stadio "Erasmo Iacovone", 21/12/2005) Questa volta l'extratime condanna il Taranto alla prima sconfitta interna. E premia oltremisura il Viterbo, corsaro allo «Iacovone» dopo otto mesi di imbattibilità. E' una bordata dai venti metri di Bordacconi a rendere amaro il panettone dei rossoblù. Ma a preoccupare è la scarsa incisività del Taranto sotto porta. Al fischio finale, infatti, si conteranno almeno sette palle gol sciupate. Il futuro di Marino, a questo punto, dipende dall'esito delle prossime due gare contro Cisco Roma e Melfi.
TARANTO-CISCO ROMA 1-2 (stadio "Erasmo Iacovone", 8/1/2006)
Seconda sconfitta casalinga consecutiva e il destino di Marino che appare sempre più appeso ad un filo. Questa volta non basta nemmeno l'utilizzo del neoacquisto Ambrosi per scacciare i fantasmi. La Cisco gioca una gara di astuzia e sfrutta due indecisioni del portiere Gentili (sul gol del raddoppio confeziona la papera assieme a Martinelli) per portare a casa un successo che la rilancia in chiave playoff. Le reti: apre Banchelli, Deflorio pareggia dal dischetto, Ciotti decide che il 2-1 è il risultato più giusto.
MELFI-TARANTO 3-2 (stadio «Arturo Valerio», 15/1/2006) E' difficile per qualsiasi allenatore «sopravvivere» a tre sconfitte consecutive. La debacle di Melfi condanna Marino. Il Taranto è reduce da una settimana di ritiro a Telese. In campo, però, c'è la solita squadra abulica, svogliata, senza carattere. E la gara sembra un semplice commiato al tecnico di Messina. Lauria apre le marcature, Larosa risponde in chiusura di prima frazione. Mancini illude con un pallonetto dai 35 metri (1-2), Cammarota e Balistreri ribaltano il risultato e sanciscono l'esonero dell'allenatore rossoblù.
TARANTO-VIGOR LAMEZIA 0-1 (stadio "Erasmo Iacovone", 22/1/2006) E' l'inizio del nuovo corso, ma la tensione dei tifosi ha raggiunto livelli di guardia. In panchina siede Aldo Papagni, chiamato per salvare una barca che rischia il naufragio. Il cambio non sortisce gli effetti sperati. Non basta il tridente (Ambrosi continua a deludere), il Taranto perde la quarta gara consecutiva. E' su una ripartenza che i calabresi sbloccano il risultato: Pasca si invola sulla destra, libera Foderaro al centro che non deve fare altro che depositare la palla a porta sguarnita.
IGEA VIRTUS-TARANTO 1-2 (stadio «D'Alcontres», 29/1/2006) E' il momento di voltare pagina. Il Taranto lo fa in Sicilia, a 40 giorni dall'ultima vittoria e grazie alla terza doppietta del suo capitano Deflorio. Papagni sceglie un 4-4-2 più accorto e i risultati sono subito evidenti. I rossoblù corrono pochissimi rischi, salvo incassare la rete del momentaneo pareggio (segna Palma) dopo l'ennesima «papera» di Gentili.
TARANTO-GIUGLIANO 1-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 5/2/2006)
Si torna allo «Iacovone» e, nonostante il presidente Blasi sia assente per problemi di salute, non si placa la contestazione. Il Taranto, però, sembra aver cambiato registro. Le richieste di Papagni cominciano ad essere esaudite, il 4-4-2 fornisce ampie garanzie. La compagine guidata da Dellisanti, mai pericolosa, è molto accorta in difesa. E allora ci vuole un'invenzione di Deflorio (passaggio in verticale) per liberare Mancini che, dopo aver scartato il portiere, sigla la seconda marcatura personale in campionato. Da oggi il Taranto - dopo quattro settimane - è nuovamente in zona playoff.
ANDRIA BAT-TARANTO 0-1 (stadio «Degli Ulivi», 12/2/2006) La cura Papagni sortisce gli effetti sperati. Il Taranto vince il derby di Andria dinanzi a mille tifosi grazie alla rete decisiva di Vincenzo De Liguori. Ma l'eroe di giornata è un tarantino doc. Ghigo Gori, divenuto titolare con l'avvento del tecnico di Bisceglie, decide di sbarrare la porta prima a Plasmati e poi a Terrevoli. E se i rossoblù portano a casa il terzo successo consecutivo gran parte del merito è suo.
TARANTO-VITTORIA 1-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 19/2/2006) Allo «Iacovone» giunge il fanalino di coda Vittoria, ma la partita si rivela tutt'altro che agevole. I tentativi dei rossoblù si scontrano contro il muro eretto dai siciliani. Le occasioni sprecate sono molteplici. Ma nei minuti di recupero, così come accaduto a Rieti, ci pensa Di Domenico a regalare tre punti preziosi. La sua girata, leggermente deviata da un difensore avversario, è imprendibile per Polessi.
MODICA-TARANTO 0-1 (stadio «Caitina», 26/2/2006) E' una fortunosa deviazione del difensore Ettori su un innocuo tiro di Manni a regalare ai rossoblù la quinta vittoria consecutiva (record per la serie C2). Ma il Taranto legittima il successo con un paio di occasioni sciupate clamorosamente. Aldo Papagni, ormai, è ritenuto il principale artefice di questa inversione di tendenza. Gli uomini non sono cambiati (l'unico innesto è quello di Manoni), ma il suo lavoro in campo e nello spogliatoio è l'arma in più per il finale di stagione.
TARANTO-REAL MARCIANISE 2-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 12/3/2006) Su un campo appesantito dalla pioggia, i rossoblù ottengono la sesta vittoria di fila e conquistano il secondo posto in classifica. Di Domenico apre le marcature con un bel gesto acrobatico, a quattro minuti dalla fine Deflorio conquista e trasforma il penalty che fissa il risultato. Ma è la solidità difensiva l'arma in più del Taranto. Da quando Ghigo Gori è stato preferito a Gentili, la porta è rimasta inviolata.
TARANTO-GALLIPOLI 0-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 20/3/2006) Il Taranto torna a giocare sotto la luce dei riflettori dopo quattro anni. L'occasione capita nel match clou della 24° giornata. La gara è equilibrata, le formazioni in campo dimostrano di meritare ampiamente la posizione di classifica. Ma le occasioni migliori capitano ai rossoblù. Ci prova due volte Di Domenico, poi nel recupero segna Micallo. Ma il direttore di gara ha già fermato il gioco per una carica al portiere.
LATINA-TARANTO 1-2 (stadio «Domenico Francioni», 26/3/2006) Ritorno al successo. Il Taranto passa prima in svantaggio, poi rimonta grazie a due colpi di genio di Deflorio (è il gol più bello messo a segno dal Cobra) e Mancini. Ma la giornata racchiude anche un episodio negativo. Sul campo della sua ex squadra si fa male Manoni. La diagnosi non da scampo: rottura del legamento collaterale esterno e campionato finito per il centrocampista marchigiano.
TARANTO-NOCERINA 0-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 2/4/2006)
Secondo pareggio casalingo consecutivo per il Taranto. La Nocerina gioca per portare a casa un pareggio, impedendo ai rossoblù di dare sviluppo alla manovra. Papagni sceglie Larosa per rimpiazzare Manoni, ma il risultato è ben diverso. Il centrocampista barlettano ha meno quantità e maggiore propensione all'inserimento, costringendo Mancini ad un lavoro suppletivo in fase di interdizione. Ma nonostante il mezzo passo falso, Deflorio e compagni mantengono il secondo posto guadagnando addirittura un punto sulla Cisco Roma sconfitta dopo 14 turni.
POTENZA-TARANTO 0-1 (stadio «Alfredo Viviani», 9/4/2006) In trasferta il Taranto non perde un colpo. A Potenza, in inferiorità numerica per l'espulsione di Pastore, i rossoblù vincono grazie ad un penalty trasformato da Andrea Deflorio. Il Cobra entra nella storia del Taranto, eguagliando il record di marcature in C2 con la maglia del Taranto che apparteneva a Christian Riganò. La piazza d'onore, adesso, è blindata. Le inseguitrici sono distanti ben cinque punti.
TARANTO-PRO VASTO 0-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 15/4/2006) Il Taranto non sa più vincere tra le mura amiche. Ma il terzo pareggio casalingo consecutivo coincide con la giornata di grazia del portiere ospite Marconato che sbarra la porta agli attacchi rossoblù in almeno sei circostanze. Le notizie positive giungono dai campi delle dirette concorrenti. Se il Gallipoli conquista matematicamente la C1, perdono tutte le altre squadre invischiate nella zona playoff. Il secondo posto, a questo punto, è sempre più vicino.
RENDE-TARANTO 1-0 (stadio «Marco Lorenzon», 23/4/2006) Dopo undici risultati utili consecutivi (8 vittorie e 3 pareggi), si interrompe la striscia positiva del Taranto. I rossoblù collezionano tre nitide occasioni per sbloccare il risultato, ma capitolano su un tiro di Riolo deviato in maniera decisiva da Pastore. Il vantaggio sulla terza posizione si riduce a tre lunghezze, ma a preoccupare e l'astinenza dell'attacco. L'ultima rete, siglata su rigore da Deflorio, risale alla vittoriosa trasferta di Potenza.
TARANTO-RIETI 2-1 (stadio "Erasmo Iacovone", 30/4/2006)
Servono tre punti per ipotecare la seconda posizione. E il Taranto li conquista sapientemente guidato dal suo maestoso capitano. Deflorio apre le marcature con un gol di altra categoria (è il più bello messo dal Cobra dopo quello di Latina), poi chiude la partita siglando un rigore fischiato per fallo su De Liguori. La rete di Zarineh non cambia l'esito della contesa.
VITERBO-TARANTO 1-0 (stadio «Enrico Rocchi», 7/5/2006)
E' una partita che non serve a nessuna delle due squadre. Il Taranto è matematicamente secondo, i padroni di casa (penalizzati di due punti) sono fuori da qualsiasi discorso playoff. Decide una rete di Bordacconi, utile soltanto per la statistica.
MELFI-TARANTO 3-1 (stadio «Arturo Valerio», 21/05/2006) La semifinale di andata si gioca al termine di due settimane costellate da un'infinità polemica riguardante la scelta dell'impianto sportivo. Il Taranto vorrebbe trovare un'altra sede (asserendo che nel piccolo impianto lucano non è facilmente gestibile l'ordine pubblico), il Melfi è fermamente convinto di poter giocare nel proprio impianto. Poi, però, il problema diventa tecnico. E il Taranto si mostra diverso da se stesso, incassa due gol nei primi 10 minuti e complica tutto. Segnano Paris e Cammarota (sfruttando due ingenuità in fase difensiva), poi accorcia Mortari (rigore) prima che la gara venga sospesa nell'intervallo per intemperanze sugli spalti. Si torna a giocare e sono i gialloverdi che, sfruttando una clamorosa ingenuità di Martinelli (espulso), guadagna e trasforma il penalty (Schiavon) del definitivo 3-1.
TARANTO-MELFI 2-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 28/05/2006)
Allo «Iacovone» c'è una cornice di pubblico d'altri tempi. 18000 cuori ribollenti di passione animano il pomeriggio tarantino e spingono i rossoblù alla rimonta che consente l'accesso alla finalissima. Il Taranto, questa volta, è un rullo compressore: chiude gli spazi, da ariosità alla manovra, colleziona palle gol. Le reti nella ripresa: apre Catania (di testa), chiude Deflorio (liberato al tiro da Di Domenico). Verdetto già scritto: il Melfi non ha risorse (fisiche e mentali) per segnare il gol della qualificazione.
RENDE-TARANTO 1-1(Cosenza, stadio «San Vito», 4/6/2006) Il punto conquistato nella finale di andata avvicina i rossoblù al traguardo della serie C1. E'una gara sostanzialmente equilibrata: il Taranto colpisce due traverse, nel frattempo i padroni di casa trovano il vantaggio grazie ad una deviazione di Galantucci su tiro di Riolo. Ma i rossoblù non smettono di crederci e, a dieci minuti dalla fine, pareggiano grazie ad una splendida punizione calciata da Pastore. E' il tripudio: la tribuna B, occupata da 3000 tarantini, esplode di gioia.
TARANTO-RENDE 1-0 (stadio "Erasmo Iacovone", 11/6/2006)
È il giorno dell'apoteosi. Segna De Liguori, il Taranto è in C1. Esplode la festa.
di Fabio Di Todaro12
giugno 2006
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