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La festa sotto la curva

L'emozione di Gianni Carrieri

L'euforia di Blasi a BS Television

Le interviste dopo partita

Tutta la gioia di Blasi
«Il 19 giugno festeggeremo tutti insieme allo "Iacovone", poi penseremo al futuro. La C1? Ci penso anch'io, ma restiamo calmi. Avremo un grande futuro»

Il presidente è già tornato al lavoro nella “sua” Manduria. «Le mie aziende non mi consentono di fermarmi. Neanche per un attimo» . Ma nella mente non ha mai smesso di festeggiare. Il tono della voce è allegro, da domenica sera il telefono squilla di continuo. E nella cornetta risuonano solo complimenti, commozione, risate di gioia.
Il Taranto è salvo. Anzi, il Taranto di Gigi Blasi è salvo. La scommessa impossibile contro il destino è stata vinta. Bisognava vincere tre volte: salvare il Taranto dal tribunale, guadagnare i playout, vincere gli spareggi di fine stagione. Gli obiettivi sono stati colti, uno dopo l'altro: e il massimo dirigente ionico, finalmente, può godersi i frutti del lavoro compiuto finora. Tra mille difficoltà.
Davanti agli occhi continuano a scorrere le immagini della domenica: l'esodo dei tifosi, la “partita perfetta” contro il Ragusa, i festeggiamenti di fine gara.
Presidente, ha vissuto una domenica difficile da dimenticare...
«E' stata una giornata bellissima, ricca di emozioni, tutta da vivere. Ringraziando il cielo, abbiamo conquistato una vittoria meritata, che voglio dedicare a tutti i tifosi della città e della provincia. Questi ragazzi sono stati incredibili, ancora una volta: alcuni hanno raggiunto la Sicilia senza avere la sicurezza del tagliando d'ingresso allo stadio. Non posso non citarli».
E' stata una cavalcata emozionante.
«E' come se avessimo vinto un campionato. Anzi, ne abbiamo vinti tre in un solo colpo. E' per questo che mi sento così felice, così emozionato. Abbiamo fatto tanti sacrifici, lottato contro tutto e tutti, anche contro il destino. Ogni settimana c'era un guaio nuovo da affrontare».
E domenica sera finalmente è arrivato il momento di festeggiare.
«Ci siamo divertiti. Ci siamo ritrovati tutti all'Hotel Stella Marina, vicino alla piscina. Abbiamo fatto un gran cenone, abbiamo riso, abbiamo scherzato. Credetemi: non riesco a spiegare compiutamente con le parole le emozioni che sto vivendo».
A Ragusa il Taranto ha dominato...
«Ma anche all'andata abbiamo giocato una grande gara. Toccava a noi mettere a posto l'ultimo tassello della stagione. Non abbiamo mai pensato di andare in Sicilia per strappare lo 0-0: avremmo finito per perdere. Abbiamo cercato il successo, sin dai primi minuti: anche grazie al sostegno dei nostri sostenitori. Il campo siciliano, del resto, evocava nella mia mente brutti ricordi: in campionato, dopo essere stati in vantaggio 0-2, abbiamo perso 3-2. E allora, è meglio tentare di imporre il proprio gioco».
I giocatori ci sono riusciti. Nella maniera migliore.
«A loro va il mio plauso. Voglio lodare tutti: anche Signorile, Sergi e Silvestri, ragazzi seri bloccati da un imprevisto. Sembrava un edificio in procinto di crollare: ma la determinazione della squadra è stata incredibile. Volevano vincere a tutti i costi. Io ho cercato di mettere gli atleti nelle condizioni ottimali per esprimersi: ho organizzato tutto nei minimi particolari. Abbiamo fatto il ritiro a Manduria, la mia città: adesso posso dirlo, ci siamo trovati meglio che a Galatina. Poi siamo andati a Celano, in montagna: i giocatori hanno potuto prepararsi al match con la massima tranquillità. E in Sicilia abbiamo fatto un altro ritiro».
I frutti si sono visti.
«E' vero. Anche dal punto di vista fisico eravamo nettamente superiori. I nostri hanno corso fino al 95', gli iblei si bloccavano frequentemente per i crampi. Abbiamo dimostrato una grande brillantezza. Ed è giusto così: non dobbiamo mai dimenticare la storia della nostra stagione. Noi abbiamo costruito la squadra a gennaio: alla fine, il lavoro fatto ha pagato. Merito di tutti, merito dei miei collaboratori. Abbiamo sconfitto quelli che ci davano per spacciati quando avevamo otto punti di distacco dalla penultima».
E il Ragusa?
«Onestamente, non sono riuscito a capire perchè stesse giocando i playout contro di noi... Non mi è sembrata una compagine al nostro livello. Chissà: se avessi potuto costruire la squadra ad agosto, forse adesso staremmo qui a commentare i playoff».
Dopo le tribolazioni del passato, finalmente i tarantini hanno potuto assaporare un momento di gioia.
«Ormai erano abituati a sentir parlare solo di pagamenti non effettuati, di quote societarie, di fallimenti. Il Taranto è fallito per tre volte in dieci anni. Non è tollerabile. Mi ha colpito il ringraziamento di un tifoso di cui, purtroppo, non ricordo il nome. A Ragusa si è avvicinato a me mentre baciava la maglia rossoblu che portava addosso. Piangendo mi ha detto: “Presidè, ci hai restituito l'orgoglio di essere tarantini”. Per me queste parole valgono più di tutto».
La salvezza è targata Manduria: ora più che mai dopo la doppietta siglata da Malagnino.
«Si potrebbe dire: Manduria batte Ragusa 2-1, permettetemi la battuta. Vi racconto un aneddoto: io non mi intrometto mai nelle questioni tecniche, sono convinto che ognuno debba rispettare il proprio ruolo. Il presidente deve fare il presidente, l'allenatore deve allenare. Ma sabato notte, fino all'una, ho cercato di capire se Malagnino avrebbe giocatore da titolare oppure no. Io ci speravo: questo ragazzo, quando è sceso in campo, non ha mai tradito le aspettative. E' giovane, è sceso in campo con la giusta determinazione. Ma lo ribadisco: dobbiamo ringraziare l'intera squadra. Anche se in alcuni momenti i ragazzi ci hanno fatto soffrire: come quando Niscemi e Pupita si sono mangiati due gol già fatti».
Anche Blasi ha compiuto degli errori nel corso della stagione?
«Sì, certamente. Chi opera sbaglia, solo chi non fa niente non sbaglia mai. L'importante è restare umili, senza pensare che chi hai di fronte è uno stupido. E' il modo più giusto per cogliere gli obiettivi».
Adesso bisogna pensare al futuro.
«Il futuro del Taranto è già scritto dal 13 dicembre, quando ho preso la società dal tribunale. Ma adesso pensiamo a festeggiare: il 19 giugno, alle 20, allo Iacovone ci sarà “La partita del cuore”. Sarà un'occasione di grande divertimento per tutti, è un appuntamento a cui tengo molto, di cui mi sto occupando in prima persona: ci saranno i giocatori del Taranto del passato, attori e cantanti. Ci saranno anche i fuochi d'artificio. Taranto, oltre al grande calcio, merita anche occasioni di spettacolo: anche se qualcuno, purtroppo, mira soltanto a distruggere».
E poi?
«La vera “era Blasi” partirà dal 20 giugno. Finora eravamo su una barca piena di falle: bisognava tamponare l'acqua che usciva da tutte le parti. Ora potremo fare le cose per bene: avremo una organizzazione societaria puntuale ed efficiente. E non permetterò più protagonismi inutili: chi parla male del Taranto dovrà allontanarsi. E' una regola che dovrà valere per tutti. Chi sbaglia paga: nessuno può prendere iniziative senza avvertirmi».
Facciamo il gioco dei nomi: se diciamo Florimbj...
«Parliamo di un grande allenatore con cui festeggeremo la permanenza in C2 appena raggiunta».
Galigani?
«E' un grande dirigente che si è impegnato al massimo per il bene del Taranto. Ho creduto in lui e continuo a credere in lui, anche se molti lo hanno criticato. Ma ama veramente questi colori: le persone come lui costituiscono un patrimonio per la società. E vanno confermate».
Il caso-doping può ancora macchiare questa stagione?
«Non direi. Per me non c'è nessuna macchia. Sono convinto che la verità verrà a galla. Ognuno si è preso le proprie responsabilità: come persona, io continuo a stimare il professor Uzzi. Ma ho il dovere di difendere il Taranto da ogni rischio».
I tifosi, in queste ore, la acclamano.
«Perchè mi sentono vicino. Io sono uno di loro, lascerò il calcio quando non proverò più questi sentimenti. Sento il Taranto come una cosa “mia”: il mio segno zodiacale è il Toro, sono geloso delle mie cose. Guai a chi mi tocca la Taranto Sport: nessuno deve danneggiarci. Ho una grossa responsabilità: devo far contenta la tifoseria, devo gestire al meglio, non posso e non voglio giocare con i sentimenti della gente. Nel recente passato, invece, il calcio rossoblu aveva come unico fine gli interessi privati».
I tarantini, ora, sognano la C1.
«Anch'io la sogno. Piacerebbe anche a me, l'anno prossimo, gioire per un'altra promozione. Ma dobbiamo restare con i piedi per terra: è inutile spendere e spandere, meglio consolidare un progetto serio. E magari aspettare un anno in più per raggiungere la promozione. Una cosa è certa: nelle mie mani non è mai fallita alcuna azienda. Non rischieremo certo la sorte del Foggia, che sta per finire in tribunale per la seconda volta in un anno. Nella mia vita ho sempre raggiunto i traguardi che mi sono prefissato: talvolta ci ho messo un po' di tempo in più. Ma li ho sempre ottenuti, alla fine».
Nessuna follia, insomma.
«Esatto. E' facile spendere i soldi che non hai, come fanno in tanti. Ma poi si finisce male. Nessuno deve preoccuparsi: abbiamo progetti ambiziosi. Bisogna restare calmi. Fidatevi di me: avremo un grande futuro». di Leo Spalluto

Il tempo di misurarsi: ora è il Taranto di Blasi

Il bello è adesso. E' in un giorno nuovo, da vivere ancora in C2. Da vivere, soprattutto, dopo aver più volte avuto l'impressione di essere vicini alla morte calcistica. Il bello sono le feste e gli abbracci, ma è anche un tuffo nella normalità, il pensiero coniugato al futuro. Ora è il momento di Gigi Blasi, presidente felice e giudicato dai risultati. E' la gioia del calcio, quando si vince. Ma è anche la condanna, la vita che non si ferma e che non ha l'opportunità di farlo: c'è l'attimo di goduria, c'è immediatamente altro da preparare. 
Blasi ha vinto, Blasi oggi festeggia. Ma domani Blasi sa di essere nuovamente in pista, nel vero giorno di inizio del suo Taranto. Finora ha messo pezze, ha riparato guasti vecchi e nuovi, ha fatto rivoluzioni, ha preso giocatori, ne ha tagliati, ha chiamato allenatori, li ha esonerati: ha agito improvvisando perché altro non poteva fare, rincorrendo i problemi, inventando soluzioni. Blasi ha vinto. E ha vinto Florimbj, silenzioso chimico di una squadra ereditata e costruita con i mezzi e i tempi che si potevano utilizzare. E ha vinto la squadra, capace di non disunirsi mai, di vivere con dignità anche le catastrofi, di preparare riscosse non banali, tenendo la testa alta nonostante le mazzate, tenendosi stretta come in un abbraccio tra amici in crisi. Capace di tenersi sempre in corsa in un campionato che non l'ha affossata mai e, ad un certo punto, gli ha offerto la possibilità di rimontare, forse quando crederci era difficile. Ha vinto la gente, anche: in grado di applaudire tante sconfitte, di pazientare nonostante le brutte figure, di attendere il giorno della festa, per liberare la propria passione e dare forma alla gioia.
La gente rimane, anche l'anno prossimo: sempre. Blasi, Florimbj e molti di questa squadra, invece, non è detto che rimangano insieme: il futuro potrebbe avere altri volti, altre idee. Ma è futuro, soprattutto. E' un altro grado di giudizio con il quale Blasi si dovrà confrontare, sul quale l'uomo venuto da Manduria in tempo per non far sparire il nostro pallone punterà per soddisfare la sua voglia, le sue ambizioni. Blasi adesso può programmare, senza partire con la zavorra, senza dover sistemare il bilancio e le pendenze: può fare calcio in condizioni ideali, partendo da conti normalizzati e dalle pacche sulle spalle ricevute, dalla spinta naturale che l'entusiasmo regala. 
Ora viene il bello e non è detto che a Blasi questo non piaccia: ama le sfide, perché prendere il Taranto lo era. Ama la popolarità, perché prendere il Taranto poteva solo garantire quello, all'inizio. Sa che la popolarità divora, quando i risultati non arrivano, ma si fida anche del suo istinto, della sua spontaneità, magari anche di una stella amica. Non rinnega niente, nemmeno gli errori: corre di più per correggerli e va avanti facendo finta di niente. Ora Blasi non ricomincia, non ricuce, non tappa falle. Comincia sul serio: da una salvezza e da una festa quasi inaspettata, che può apparire sovradimensionata se non si ricorda il traballante punto di partenza, ma che in realtà è l'inaugurazione di un corso rinnovato. Tutto da giudicare, ancora. Perché ancora deve partire. 
L'era Blasi comincia adesso: lo hanno detto a caldo, lo ricordano a freddo. Cominciano i programmi, cominciano le idee, comincia la possibilità di capire e giudicare il calcio di Blasi. Dalla C2, per fortuna.
di Fulvio Paglialunga

Ora il Taranto non deve più sbagliare
Dall'emergenza alla normalità

Il futuro è non doversi inventare la vita ogni giorno. Con una bugia penosa, con un pretesto qualsiasi. Il futuro è questo: la prima pagina di una storia nuova. Il futuro è averne uno e non sciuparlo. Il Taranto ora ce l'ha. Ci è finito dentro, dopo un lungo inseguimento. Il futuro comincia oggi. Perché oggi cessa ufficialmente lo stato di emergenza (emotiva e tecnica) e si avvia una fase diversa, dove tutto, anche il minimo dettaglio, deve fare riferimento ad una puntuale e rigorosa programmazione. A Ragusa il Taranto non ha solo conservato la serie C2, ultima trincea dei campionati professionistici. Ha fatto di più: è rientrato nella normalità. Se l'è ripresa, rimettendosi idealmente al passo coi tempi del calcio. Ha recuperato una posizione e una visibilità, ritrovando cioè che sembrava irrimediabilmente perduto: dignità e orgoglio. È chiaro che non basta. È ovvio che Ragusa non può assolutamente rappresentare un punto d'arrivo. Non è la fine di ogni patema. Non è il riscatto di tutte le amarezze. Non è il risarcimento dei troppi torti e delle tante umiliazioni. È semplicemente una tappa. Un giorno potremmo dire che da Ragusa è transitato il nuovo Taranto, quello che non doveva esserci e invece c'era, quello che non doveva farcela e invece ce l'ha fatta. Quello che dal 5 giugno 2005 in poi, ha guadagnato (se ne sarà capace) la stima e la considerazione del calcio, garantendo un periodo di stabilità. Ecco la parola magica: stabilità. E carichi di una magia quasi sconosciuta dalle nostre parti ci sembrano pure i suoi possibili sinonimi: durata, costanza, equilibrio. Un Taranto che duri, che abbia costanza e che conservi equilibrio. Così ce l'immaginiamo il Taranto del futuro. Futuro che, appena il tempo delle strette di mano e delle pacche sulle spalle avrà esaurito i suoi rituali, si trasformerà in presente. Nell'attesa, che auspichiamo sia breve, ci sembra doveroso rivolgere un ulteriore pensiero alla squadra che si è salvata. Ai 45 giocatori utilizzati nello spazio di 36 partite. A quell'organico pletorico che sembrava non dovesse bastare mai. A quel manipolo di uomini: ai quasi sempre presenti, ai sospesi, agli inabili, agli scartati, ai predestinati. A quella squadra che, prima di salvarsi, è retrocessa un sacco di volte. È retrocessa quando svanì all'alba della stagione. È retrocessa quando partì il campionato, intraprendendo un viaggio disperato. È retrocessa quando la società fallì. È retrocessa tutte le volte che ha perso perché non aveva altra scelta. È retrocessa in casa con la Cavese (partita sospesa). È retrocessa nell'intervallo di Nocerina-Taranto (divario incolmabile). È retrocessa a Latina (prova imbarazzante). Ma tutte le volte che è affondata, è riuscita a tornare a galla, a tirarsi su, a riemergere. Come lo scoglio che affiora durante la bassa marea. di Lorenzo D'Alò

Il Taranto resta in C2
I rossoblu conquistano la salvezza grazie al successo di Ragusa per 2-1. Una doppietta di Malagnino spiana la strada, inutile il rigore di Plasmati. Ionici perfetti tatticamente

Doveva finire così: con la festa, con un altro anno di C2 garantito, con una salvezza strappata con forza. Doveva finire così perché c'è un segnale magico nella doppietta di Giovanni Malagnino, 19 anni compiuti da pochi giorni: manduriano nel Taranto, proprio come Gigi Blasi, come chi ha preso la società prima che finisse tutto e, adesso, autorizza a pensare al futuro. Un futuro da professionisti, ancora. Forse un buon futuro. Il Taranto è salvo, dopo aver attraversato di tutto, dopo aver superato tutti i guai, dopo aver sofferto e aver fatto soffrire. E' il momento in cui il destino restituisce qualcosa, il momento in cui le pene diventano festa. Restano le lacrime, ma queste sono di gioia. Retrocede il Ragusa, violato in casa propria da una squadra che nel giorno più importante diventa praticamente perfetta. Vince chi si stringe, chi fa gruppo, vincono tutti quelli che in un campionato così sbilenco hanno messo un piede nel campo, hanno messo una mano per aiutare. Si salva il Taranto che era partito con un manipolo di diciottenni, si salva il Taranto che si vestiva con i regali dei tifosi. Si salva Gigi Blasi, si salva Carlo Florimbj. Festa, sì: si può fare anche dalle nostre parti. Ufficializzata alle 18.06, iniziata con abbondante anticipo: un gol all'alba di Malagnino, un uomo in più poco dopo e il raddoppio del ragazzo di Manduria dieci minuti prima che la frazione muoia. Si chiude tutto qui, svuotando il dopo e riempiendo il cuore di chi tifa. 
Non ci sono pieghe nell'esito: si salva la squadra più forte, due volte vincente e mai messa in discussione nella doppia sfida, nella prima coda che finisce con i nostri in mutande e in festa: salvi, perché non si poteva andare ancora giù. Salvi, perché resistere a tutto quello che è accaduto senza mai abbandonare la passione merita un premio del destino. Salvi, perché Taranto lo merita. Merita il sorriso di Carlo Florimbj, merita la gioia sfrenata di Gigi Blasi, merita l'abbraccio di un gruppo di simpatiche canaglie e di uomini da applaudire. Ragusa è un giorno felice: forse non l'ultimo di questa stagione, ma il primo della prossima. Nuova partenza, più che traguardo: conquistato da un gruppo che ha giocato da Taranto, che ha incarnato la storia di cui è zuppa la maglia indossata, che quando non si poteva sbagliare non ha sbagliato. Non ha sbagliato niente, addirittura, nel giorno più importante: una partita immacolata, preparata con straordinaria intelligenza da Florimbj e interpretata con eccezionale bravura dai giocatori. Tutto è andato come doveva andare: il gol forse cambia la partita, l'espulsione di Cutaia (dopo soli undici minuti) probabilmente la mette in definitiva discesa, ma dentro la partita c'è un controllo costante e un dominio indiscutibile, c'è corsa e tempismo, tattica e tecnica, voglia e grinta. Perfetto, quasi: dalle scelte di Florimbj (Malagnino a destra, Niscemi in attacco e Filippi mediano) che disegnano una squadra rapida, tagliente, di grandissima efficacia, ai movimenti di ogni rossoblu, preparati quasi chimicamente e interpretati con maestria.
C'è il gol che, dopo sei minuti, inclina la partita: il Taranto è a monte, il Ragusa a valle. Malagnino si inserisce su un cross di La Cava: davanti al proprio controllore e a pochi passi dalla porta spinge la palla oltre la linea. Cambia l'intera lettura: la vittoria di Taranto e il vantaggio non sono sostenibili da un Ragusa più offensivo nelle idee (c'è Sadicki, oltre a Plasmati), ma praticamente cotto. L'espulsione di Cutaia (gomitata a Niscemi) è la polaroid di una squadra dai nervi consumati. Non c'è mai equilibrio: il Taranto è padrone di una sfida che non molla, tenendo alto il pressing e annullando alla fonte il gioco degli altri. Funziona tutto: le rotazioni, le chiusure, gli anticipi, le giocate. La presenza vale anche più del vantaggio risicato: il raddoppio salta con Niscemi (13', tiro sui piedi del portiere) e con La Cava (19', soluzione affrettata), ma germoglia. Il pareggio che, invece, ai siciliani non riesce è l'esempio del Taranto che resiste a ogni bufera. Doping compreso: Negro, l'uomo trovatosi all'improvviso tra i pali per sostituire Signorile, si avventa su Sadicki (28') e evita un gol quasi inevitabile. Tempismo, anticipi, rottura e costruzione: il Taranto segue tutto alla lettera, con esemplare determinazione. E raddoppia. Copione simile: La Cava, da sinistra, mette dentro, Pupita lascia passare e Malagnino (36'), dall'altra parte, buca il portiere. Scorre il resto, secondo tempo compreso, ma non conta più. Ci sono 500 coraggiosi viaggiatori del tifo che festeggiano, c'è gente che fa festa in poltrona. Non conta la sospensione (undici minuti, per un insignificante lancio di oggetti dei ragusani) e nemmeno il gol che mette un pizzico di apprensione (Plasmati su rigore). C'è solo un gigantesco conto alla rovescia che finisce con canti, salti, lacrime e feste. Chiamatela C2, ancora. di Fulvio Paglialunga

Blasi, che gioia: «Grandi»
A fine partita il presidente rossoblu non riesce a contenere la gioia e le parole. Elogi per tutti, giocatori e allenatore: «Abbiamo vinto contro tutti e tutto»

C'è sempre qualcosa di bello da raccontare quando l'istinto dice di partire dalla fine. Perché la fine è la C2 che rimane da noi, perché la fine è il tuffo di Gigi Blasi tra le braccia dei tifosi che aspettano, la fine è la festa. La fine sono parole che vengono fuori con le lacrime di chi ha sofferto e ora ha le braccia al cielo. «Grande Taranto, grande squadra, grande pubblico, grandi tutti»: il presidente non contiene la gioia e le parole. Ride, abbraccia, stringe mani, cammina, corre, risponde al telefono, salta da un microfono all'altro. Stargli dietro è un'impresa: «Abbiamo vinto. Abbiamo vinto contro tutto e tutti. Ho vinto il mio campionato: adesso si comincia». 
Parole quasi urlate, l'esaltazione non consente il controllo dei decibel. Blasi è tirato per la giacchetta da chi vuol festeggiare con lui. Lui vuol festeggiare con tutti. Lo ha fatto anche in campo, saltando con i tifosi, cantando come un ultrà qualsiasi. Parla, si allontana, si avvicina, parla ancora: «Non ho mai temuto per questo campionato, credetemi. Forse ha temuto la gente, ma chi sta dalla mia parte non deve mai temere. Non c'è d'aver paura se si sta vicini a me».
Domande che si sovrappongono, rituale saltato. Nessuno schema, parole libere. Riportate in sequenza: il senso di un presidente pazzo di gioia si racconta meglio, così. «E' vero, Florimbj non ha sbagliato niente. Ma nessuno ha sbagliato niente in questa partita: il merito è di tutti, perché il calcio è uno sport di squadra. L'ho detto sin dall'inizio: per riuscire nel calcio c'è bisogno della mano di tutti. Non basta un singolo, nemmeno se è un fenomeno».
La voglia di parlare e dichiararsi è tanta. Blasi è felice, ma non prende tutto per sé. Distribuisce meriti, riferisce particolari. E parla anche dei complimenti giunti dai piani alti della città: «Mi ha chiamato il presidente della Provincia Florido, mi ha chiamato il sindaco Di Bello: mi ha fatto un grande piacere sentire la loro partecipazione. Mi auguro che ci stiano ancora vicini: il Taranto era scomparso e adesso, invece, ha diritto a giocare ancora in C2. Lo ripeto, perché ne vado orgoglioso: ho vinto due volte, quest'anno».
Ha fretta, anche. Il presidente prova ad andare. Dove? «In albergo: adesso andiamo tutti in albergo e festeggiamo in piscina. Vogliamo festeggiare questa salvezza che va dedicata a tutti, perché tutti sono i padroni del Taranto, non solo io».
Blasi dispensa ringraziamenti mentre Sergi e Silvestri si fingono giornalisti e mettono il telefono vicino al presidente. Come se lo stessero intervistando, come fossero in diretta. E in diretta scorrono le emozioni. E le promesse: «Adesso dobbiamo andare in C1». Blasi si sbilancia sul futuro del Taranto, non su quello di Florimbj: «Florimbj? Sarà in piscina con noi, a festeggiare».
Tra le parole di Blasi e quelle di Florimbj ci sono quelle di Luca Vinciguerra. Che, da vicepresidente, conosce il numero uno del club rossoblu meglio di tanti. E ne interpreta il pensiero, mescolandolo con il proprio: «Abbiamo raggiunto un traguardo eccezionale - dice Vinciguerra -. Era difficile, era solo una speranza. E solo una speranza poteva essere nel momento in cui prendemmo una società all'ultimo posto. Bisognava essere cocciuti per ottenere l'obiettivo e noi lo siamo stati, arrivandoci. Con la salvezza in tasca, adesso, comincia l'era-Blasi: faremo una grande squadra e miglioreremo la società. Fidatevi».
Tocca a Carlo Florimbj, poi. Che parla della partita, intanto. Ha indovinato la formazione, ha azzeccato tutto. Ha messo la sua firma, in pratica, sulla salvezza: «Avevo pensato questa formazione, l'avevo provata. La partita dovevano farla loro e noi ci siamo preparati le contromosse».
Sembra una cosa normale, ma il tecnico è così: «Il calcio è questo, da sempre: quando si vince l'allenatore è bravo, quando si perde l'allenatore è asino. Io dico sempre che, nel calcio, il compito dell'allenatore è fare le mosse, ma vincono sempre tutti. E, stavolta, abbiamo vinto tutti. Abbiamo giocato bene, sapevamo cosa fare: ho messo alcuni contropiedisti perché ovviamente loro ci dovevano mostrare il fianco, abbiamo provato gli inserimenti per tutta la settimana sapendo a cosa andavamo incontro».
Anche Florimbj ha il telefono che scotta. Gente che si complimenta, amici che festeggiano a distanza. «Sono felice, volevo fortemente questa salvezza», dice il tecnico rossoblu. Il Taranto adesso è in salvo, ma non era facile immaginarlo quando il bianco d'Abruzzo firmò il contratto: «Non era facile, non lo era per nessuno. Ma era un'impresa che valeva la pena tentare». 
C'è qualcosa di Florimbj in questa salvezza. E il tecnico, che non sempre si è rifugiato nelle banalità, lo ammette. Sorridendo: «Sì, c'è qualcosa di mio. Perché ci ho dovuto mettere qualcosa in più, perché dovevamo intanto lavorare sulla mentalità, capire come doveva giocare una squadra che doveva salvarsi. Avevamo bisogno prima di questo, poi degli schemi. Devo dire, però, che ho avuto la fortuna di avere un gruppo che mi ha seguito in modo esemplare. Ho dovuto anche fare scelte coraggiose perché sapevo di poter ottenere qualcosa da loro. Siamo diventati pian piano una squadra: a Giugliano, dopo una sconfitta, capii che potevamo farcela. E adesso eccoci qui: salvi».
Nel futuro di Florimbj, adesso, c'è ancora il Taranto? «Io non posso rispondere a questa domanda». di Fulvio Paglialunga

Taranto, una rimonta lunga una stagione
A Ragusa arriva la sospirata salvezza. Sul traguardo, la doppia firma del 19enne Malagnino. La pagina più bella si celebra sei mesi dopo, sullo stesso campo dove sembrava potesse finire davvero l'avventura degli jonici nel campionato di C2

La C2 è cosa nostra. La rabbia, lo scorno e la delusione è cosa loro. Finisce così: col Taranto che si salva e col Ragusa che retrocede. Comincia addirittura meglio: sei minuti per trovare il gol, undici per beneficiare della superiorità numerica, trentasei per far assumere al risultato un'eleganza geometrica insperata. Il gol di Plasmati è di contorno. Non interferisce, non disturba, non nuoce. In realtà, il Taranto non lo subisce. Perché non c'è mai partita. Né prima, né durante, né dopo. C'è subito, davanti al Taranto, una radura di magica solitudine. Il campo come una discesa fiorita. Lo spareggio come un appuntamento con il proprio stato di grazia. È tutto così perfetto da sembrare inevitabile. Troppo Taranto, poco Ragusa. Dall'inizio, per sempre. Sotto il cielo di giugno, stavolta, matura qualcosa di profondamente diverso. Non si consuma il solito dramma collettivo. La scena è identica, ma capovolta. Si vede tutto, finanche il destino che fa una capriola e quando si rialza, il Taranto è già lontano, irraggiungibile. Beffato il destino, con una finta magistrale. Un colpo da maestri per liberarsi da una marcatura stretta: quella della cattiva sorte. Quasi una seconda pelle. Vola il Taranto: sulle macerie di una stagione sfinente, sulle disgrazie di un'annata irripetibile, sugli inciampi di un campionato che non dimenticheremo facilmente. La sua rimonta è una splendida metafora di quello che, in fondo, è il calcio: lo scontro tra gente che cerca di fare le cose e gente che cerca di impedire che le cose accadano. Una lotta spesso impari. Il Taranto aveva questa pazzesca idea in testa: salvarsi. E voleva che questa cosa, chiamata salvezza, accadesse. Sembrava impossibile. Un'illusione e una speranza, un'utopia e un sogno. Ma il sogno che si realizza è l'essenza dello sport. Cartoline dal paradiso. Fotogrammi che restano scolpiti nella memoria. Immagini che premono e vogliono essere raccontate. La doppietta di Malagnino, 19enne di Manduria, compaesano del presidente Blasi, ha qualcosa di soprannaturale. Malagnino che rivede la luce della prima squadra e che segna: non uno, ma due gol. I gol: quelli che entrano nel tabellino della storia. Un tocco furtivo sotto porta e una rasoiata che trapassa le gambe del portiere. Due colpi fuori dalla normalità, eppure completamente dentro il contesto. Logica conseguenza di una superiorità indiscussa. Malagnino e Ragusa: da qualche parte era scritto che doveva essere lui e che doveva essere qui. Qui, meno di sei mesi fa, il nuovo Taranto conobbe la delusione più atroce: una sconfitta che avrebbe potuto stroncare sul nascere ogni velleità, ogni aspirazione. Qui il tortuoso percorso di redenzione conosce il suo compimento. Il calcio toglie, il calcio dà. Dopo una partita così, l'emozione innerva il resoconto, rischiando di svilire l'analisi del confronto. Ma un'analisi s'impone sempre, anche quando l'esito è tutto. E dall'esito discende il giudizio. Il Taranto vince (bissando il successo della partita d'andata) perché, oltre ad essere posseduto da una volontà superiore, ha ancora una squadra alla quale poter chiedere molto: di accelerare, di rallentare, di di controllare, di ripartire, di esitare. Una squadra vera, fatta di uomini veri. Mai visto un Taranto così tiranno, così risoluto, così sicuro di sé. No, non è più l'istinto di sopravvivenza ad animarlo. È qualcosa di più contagiosamente decisivo: è la voglia di vivere, di esserci, di farcela. Voglia che strozza la tensione e la tiene a bada. Voglia che è ovunque: sugli spalti (sono in cinquecento i tifosi rossoblù) e sul campo (sono undici i giocatori del Taranto ma sembrano di più). È la palla che muove il gioco. Ed è contando gli uomini in movimento oltre la linea della palla che si può capire quanta voglia abbia il Taranto. La sua partita è un piccolo capolavoro tattico. Florimbj indovina tutto: formazione, mosse e strategia. Scegliendo Filippi, Malagnino e Niscemi sceglie una partita di palla bassa e ripartenze, di trame leggere e di inserimenti da dietro. Negro in porta, poi, non trema. L'approccio è giusto. Di una giustezza millimetrica. Malagnino segna al 6', raccogliendo l'invito di La Cava. Il Ragusa sragiona presto: Cutaia sgomita Niscemi e lascia in dieci la sua squadra. Continua una partita che sembra già finita. Negro si oppone fisicamente al tiro ravvicinato di Sadicki (28'). Malagnino non perdona: fuga di La Cava, scambio con Niscemi e palla in mezzo. Malagnino sbuca e infila con freddezza (36'). Ora è solo una questione di tempo, che fluisce lentamente. Niscemi manca il terzo gol. In curva sud partono i canti e gli inni. Si balla. La ripresa per mezz'ora non dice niente. Poi c'è una sospensione di undici minuti (lancio di oggetti). Si riprende. Pupita divora occasioni colossali. Plasmati accorcia su rigore (46'). Il tempo che resta diventa una prigione dorata. Senza sbarre. di Lorenzo D'Alò

Florimbj: «La partita che volevo»
«Il calcio è semplice, siamo noi che spesso lo vogliamo rendere complicato»

Carlo Florimbj è un tronco cavo. Sta dritto davanti a taccuini e telecamere. Parla piano. Non tradisce alcuna emozione. Ogni tanto s'interrompe. Squilla il telefonino. «Scusate, chiamano gli amici, chiamano i parenti. Devo rispondere». Poi riprende il discorso dal punto esatto in cui l'ha lasciato. Florimbj è un tronco d'uomo, potato di ogni superfluo. «La partita è venuta così come l'avevamo preparata. Qualche volta capita. E quando capita, può succedere di vincere e di salvarsi. Sono felice per il Taranto: per i ragazzi che ci hanno creduto, per la gente che ci è stata vicina. Sono contento per me. Soddisfatto del lavoro portato a termine. Non era facile. Quando sono arrivato ho capito che non sarebbe stata una passeggiata. Ho douto lavorare su due fronti. O meglio, prima sul fronte della mentalità perché questo gruppo una mentalià non ce l'aveva. E poi su quello degli schemi, della tattica, del gioco». Parla piano Florimbj. Attorno a lui è baldoria, confusione, festa. Dentro questo tronco d'uomo, invece, ci dev'essere un silenzio secolare. Quello dei boschi del Gran Sasso. «Toccava al Ragusa fare la partita. Noi dovevamo appoggiarci al loro gioco e ripartire. Ecco perché ho pensato a quelle soluzioni. Il calcio è semplice, siamo noi che spesso lo vogliamo rendere complicato» L'allenatore della salvezza non ha mai temuto. «Solo alla fine, quando abbiamo incassato il gol su rigore, mi sono un po' innervosito. Ci stavamo deconcentrando. La sospensione ci ha un po' distolto da quella che era la nostra missione. Ho capito che ce l'avremmo fatta a Giugliano. Giocammo una buona partita e perdemmo. Lì, per la prima volta, ho visto il Taranto agire, pensare e muoversi da squadra. Lì il mio lavoro ha cominciato ad avere un senso». Ciò che incombe Florimbj non lo sa. «La conferma? Non dipende da me. Io, adesso, devo solo essere giudicato pr quello che sono riuscio a fare. Naturalmente insieme ad un gruppo fantastico: ora lo posso dire». Il presidente Gigi Blasi rimbalza come una molla da un microfono all'altro. Raccoglie le parole e con un filo di voce ripete: «Ho vinto la mia scommessa. Il Taranto è salvo. Io non ho mai dubitato. Ringrazio tutti. E tutti abbraccio idealmente. Il futuro comincia adesso. Ma, per una volta, non bruciamoci l'oggi. Prolunghiamolo. Ci aspetta una lunga notte i festeggiamenti. Florimbj? Io non dimentico. Chi lavora con giudizio e dedizione, resta al mio fianco. Vale per tutti». Vittorio Galigani, responsabile dell'area tecnica, piange lacrime di soddisfazione. Definitivamente riabilitato da una salvezza che gli appartiene. Ma sono le parole di Giovanni Malagnino, l'autore della doppietta che passa alla storia, a tracciare il solco e ad indicare la via. «Sto sognando. Non svegliatemi». di Lorenzo D'Alò

Taranto, salvezza miracolosa
Il patron Blasi: «Adesso voglio conquistare la serie C1»

C'è euforia negli spogliatoi tarantini. La raggiunta permanenza esalta gli animi, deumidifica le tensioni, invita a guardare il futuro prossimo con larghi slanci di ottimismo. Il presidente Blasi si concede alla stampa con ritardo. Ha voluto prima vivere l'ebbrezza della gioia per il risultato conquistato con lo staff tecnico, con il responsabile della relativa area, con i giocatori che sono stati i grandi protagonisti della conquista di un risultato importante: «Ho inseguito questo traguardo da sei mesi all'incirca. Ci tenevo tantissimo. Inutile negarlo. È veramente bello e gustoso festeggiare l'avvenimento». Ha mai temuto di non poterlo centrare? «Mai. Assolutamente mai. Anche quando, al termine di qualche partita, ho avuto parole un po' dure verso la squadra, in cuor mio ero convintissimo che ce l'avremmo fatta. Dicevo quelle cose per spronare il gruppo, per caricarlo, per non rischiare di farlo precipitare in depressione». Come giudica la prestazione dei suoi? «I ragazzi hanno disputato una grande, anzi grandissima partita. Hanno tenuto in scacco la formazione di casa dal primo all'ultimo minuto senza concederle anche il benché minimo centimetro di spazio. Hanno ripetuto e, probabilmente, migliorato la già esaltante prova offerta allo Iacovone nella gara d'andata. Bravo ovviamente anche Florimbj che ha azzeccato tutte le "mosse"». Nel calcio le gioie per la conquista di qualche traguardo durano spesso lo spazio di un...lampo. «Lo so. Non sto certo da ieri nel mondo del calcio. Adesso consentiteci di festeggiare la salvezza per qualche ora. Poi ci metteremo immediatamente a tavolino e programmeremo il futuro. Voglio la C1. Ve lo dico immediatamente. Sono stanco di soffrire per un traguardo di non grande rilevanza dal punto di vista calcistico. Il tempo per fare le cose per bene, ma con un po' più di calma rispetto a gennaio, fortunatamente c'è». Probabilmente ora non incasserete i tantissimi «no» di sei mesi fa dai giocatori che avevate contattato. «Non probabilmente, sicuramente. Adesso saremo noi a poterci permettere il lusso di effettuare le scelte tecniche che riterremo opportuno compiere». Florimbj sarà confermato? «Adesso pensiamo a festeggiare. Abbiamo una lunga notte di divertimento dinanzi a noi. L'albergo che ci ospita ha una grande piscina. Affogheremo tutte le frustrazioni accumulate in questi mesi». Anche il vicepresidente Luca Vinciguerra è sintonizzato sulla stessa lunghezza d'onda di Blasi: «Obiettivo C2 centrato alla grande. Ci bastava il pari, ma noi siamo andati oltre. Abbiamo sbancato Ragusa battendo una delle formazioni più forti della parte bassa della classifica. La squadra ha messo in campo orgoglio, grinta e determinazione. Il risultato finale non è stato mai messo in discussione. Nei prossimi giorni ci metteremo a tavolino tutti quanti, presidente in testa, e programmeremo finalmente con un po' di tranquillità in più la nuova stagione che dovrà regalare ai tifosi tarantini quelle soddisfazioni che, quest'anno, sono un po' mancate ma per ragioni non da imputare alla nostra volontà». Vittorio Galigani, responsabile dell'area tecnica, è raggiante. Piange a dirotto. Proprio come gli capitò allorché Luigi Blasi, a dicembre scorso, acquisì la Taranto Sport dal Tribunale fallimentare. Al fischio finale ha abbracciato i tifosi che avevano invaso il terreno di gioco. Qualcuno gli ha addirittura strappato la camicia che portava addosso. Dice con voce roca e «rotta» dall'emozione: «Grande partita, grande vittoria: una gioia immensa. Ringrazio tutti i ragazzi, i mister, gli addetti ai lavori, i tifosi per aver contribuito, ciascuno per la propria parte, al raggiungimento di questo importante risultato. Devo confessarvi che, in cuor mio, avevo sempre creduto di poter centrare l'obiettivo. Ne avevamo gli ingredienti: società sana, presidente entusiasta, squadra composta da ottimi giocatori, molti dei quali persino di serie superiore». A chi dedica questa vittoria? «A mia moglie Elisa. Questa camicia me l'aveva regalata lei proprio prima di raggiungere Ragusa. Mi toccherà comprarne un'altra». Il futuro? «Godiamoci questo traguardo per qualche giorno. Di seguito penseremo alla prossima stagione. Il presidente ha progetti ambiziosi». Anche Florimbj è ovviamente euforico. Non sta più nella pelle per la gioia: «Avevamo preparato con molta attenzione quest'incontro. Il fatto di partire dal 2-1 per noi ha fatto passare sulle spalle dei ragusani il "peso" dell'incontro. Toccava a loro attaccare. Il nostro compito era quello di controllarne le avanzate e di colpirli al momento opportuno. E così è stato. L'essersi trovati in vantaggio dopo pochi minuti sia sotto il profilo del risultato che degli uomini in campo ha fatto pendere ancora di più l'ago della bilancia dalla nostra parte. A quel punto la gara è diventata in discesa. Dovevamo stare attenti soltanto a non inciampare. Non solo siamo rimasti in piedi molto bene, ma abbiamo ancora di più incrementato il nostro vantaggio. Ho temuto soltanto nel quarto d'ora finale. Solitamente le lunghe interruzioni incidono sulle prestazioni di chi sta gestendo meglio l'incontro perché contaminano un po' la concentrazione. Fortunatamente ciò non è accaduto». Perché Meacci in panchina? «Mi serviva un uomo davanti alla difesa in grado di svolgere un certo tipo di gioco. Lui me lo assicurava e lo schierato». La mossa-Malagnino è sembrata indovinata. «Ho sempre creduto nelle qualità del ragazzo. Altrimenti non l'avrei fatto scendere in campo in un incontro così difficile e delicato». Il futuro di Florimbj è ancora in riva allo Jonio? «Sinceramente a me piacerebbe restare. Ma per avere chiarezza totale sull'argomento, dovete rivolgervi al presidente. È il depositario di tutta la verità». di Giuseppe Dimito

Emozioni davanti alla tv
Domenica intensa, tra commenti enfatici e spot. Sono state diverse le famiglie barricatesi in casa per la diretta via satellite

Attraverso il tubo catodico i tifosi tarantini hanno vissuto una domenica fitta d'emozioni. Le immagini televisive, mandate in diretta per ragioni di ordine pubblico, hanno sviscerato un capitolo calcistico palpitante. I commenti enfatici del telecronista, le interviste improvvisate dall'inviato a bordo campo, i continui spot pubblicitari, hanno segnato il pomeriggio di migliaia di persone barricatesi in casa, per professare l'atto di fede alla maglia rossoblù. «Siamo salvi, siamo salvi, siamo salvi». Il giornalista Gianni Sebastio ha coperto il triplice fischio di un arbitro impeccabile, con un commento accalorato, che si può arditamente accostare al triplice «campioni del mondo» urlato da Nando Martellini dopo il 3-1 Mundial dell'Italia di Bearzot. Mentre Sebastio raggiungeva il picco d'emozione, nella sua città iniziavano a sfrecciare motorini ed auto, che rompevano il silenzio ordinato dalla morte dell'Arcivescovo emerito Guglielmo Motolese, che il pallone l'ha più volte toccato per «battezzare» le partite di beneficenza. In un soffio piazza Ebalia si è riempita dei tifosi che non avevano potuto raggiungere la Sicilia a causa di un numero esiguo di biglietti a disposizione. Per fortuna che c'era la tv. Lo spettatore, se voleva, poteva giochicchiare col telecomando, passando dalla diretta integrale di Studio 100 Tv al salotto di Blustar Television, che aveva nel giornalista Gianni Carrieri l'inviato allo stadio «Aldo Campo». Più volte gli interventi dello showman-tifoso tarantino Mauro Pulpito, partiti dagli studi di Bs Television, hanno arricchito d'ironia un pomeriggio d'alta tensione. «Complimenti per il tuo fisico» ha detto Pulpito al direttore dell'area tecnica del Taranto Vittorio Galigani, che presentava senza vergogna il suo petto, non più coperto dalla camicia azzurra («me l'aveva regalata ieri mia moglie Elisa... »), che i tifosi colmi d'adrenalina gli hanno strappato a fine match. Dall'epilogo glorioso al pre-partita televisivo. L'anticamera della gara è stata occupata dai commenti dell'ex allenatore Salvo Bianchetti, che ha mantenuto un legame solido col Taranto, pur non avendolo salvato l'anno prima. «Sono siciliano ma nel mio cuore tifo Taranto». Se lo avesse sentito il patron Luigi Blasi, probabilmente lo avrebbe abbracciato. Il numero uno rossoblù aveva anzitempo rilasciato un'intervista piena di fiducia («non difenderemo il 2-1 dello Iacovone, perché vogliamo rafforzarlo con una vittoria»), che gli è stata contraccambiata dalla prova dei suoi calciatori. La loro partita ha reso elettrica la domenica di Blasi, facilmente individuabile da casa, grazie alla sua solita mise sgargiante, questa volta «immolata» al color rosso. Il presidente non stava fermo un attimo in panchina, mentre il telecronista dispensava commenti gustosi, arricchiti dalle particolarità della sua «spalla» mandata in avanscoperta. «Speriamo che il match finisca subito, perché sta scadendo il nostro tempo concesso dal satellite» annunciava il telecronista dopo la ripresa della partita, interrotta nella ripresa da qualche siciliano scalmanato. Il satellite, alla fine, ha compiuto il suo dovere, «concedendosi» per tutta la partita. L'ultima di una stagione tribolata, chiusasi con una vittoria rassicurante, che il giornalismo locale ha commentato col cuore in mano. di Alessandro Salvatore

Nelle mani di Negro
Il portiere prenderà il posto di Signorile tra i pali. L'esperimento di Florimbj: Niscemi punta, Malagnino a destra e Filippi al posto di Meacci. Solo pretattica?

Le mani di Massimo Negro quasi non le conosciamo. Centoquarantasette minuti non sono sufficienti per un giudizio, cinque gol subiti possono anche non dire tutto. Eppure nelle mani di Massimo Negro c'è molto del destino del Taranto: sarà tra i pali, nella domenica più importante di tutta la stagione. A Ragusa, dove non si può perdere, gli toccherà prendere il posto di Signorile, fermato dalla Disciplinare. Dovrà difendersi, dovrà difendere: è un istintivo, può tirare fuori di tutto. E diventa, all'improvviso, il nome della speranza, il giocatore da seguire con maggiore attenzione. Ha vissuto una settimana da coccolato. Da Blasi, da Florimbj, anche dai compagni: ieri, durante l'allenamento, sono stati Sergi e Silvestri, gli altri due rossoblu sospesi per doping, a metterlo sotto torchio, preparandolo a modo loro nel clima sereno di Celano.
Massimo Negro ha gli anni giusti per non sentire la responsabilità o, quantomeno, per non sentire le gambe tremare. Deve parare, semplicemente. Deve fare quello che Signorile non può fare. Deve fare quello che Leopizzi ha smesso di fare dopo la rottura con i dirigenti (non è nemmeno convocato, come non lo sono Passiatore e Bennardo, allenatisi con la Berretti per tutta la settimana). Tocca a lui, tocca a tutti: perché non c'è portiere che resiste da solo. Quindi Florimbj allestisce le contromisure, sistema una squadra che probabilmente modificherà. Poco o tanto ancora non si capisce: di certo il tecnico preferisce tenersi pronto a ogni situazione, anche provando due tipi di squadra. Ieri, ad esempio, è stato un giorno di esperimenti. E, forse, di possibili novità. 
Riassunto: Niscemi al fianco di Pupita in attacco, Malagnino a destra del centrocampo e Filippi mediano al posto di Meacci. Soluzione provata con conseguente mutazione tattica: più spinta palla a terra, maggiore rapidità di manovra, scambi frequenti. E' una strada, ma forse non è la via maestra: il Taranto non andrà all'assalto, ma probabilmente si prepara ad ogni necessità. Florimbj lo fa spesso: verifica le soluzioni da adottare eventualmente a partita in corso, lontano da occhi indiscreti. Prova e studia: magari il Taranto che ne uscirà sarà una sintesi tra le due anime, quella uguale all'andata (con il dubbio Arabia-Niscemi a destra del centrocampo) e quella sperimentata ieri. Due soluzioni, entrambe da valutare. Due possibili approcci. C'è pronto ogni tipo di Taranto, con qualche certezza, però. Davanti a Negro, ad esempio, ci saranno gli stessi di domenica con Peruzzi e Maddè a tenere le fasce e Monaco e Mela a suturare il centro. Inamovibili anche La Cava, l'eroe dell'andata, Deleonardis e Pupita. Il resto è in laboratorio, forse su fogli volanti. O forse è pura pretattica, semplice mescolamento di uomini per tenere tutti con l'attenzione alta e, magari, non dare riferimenti agli avversari, non seminare indizi. Passa una stagione davanti. Mica si può scherzare. di Fulvio Paglialunga

Il Taranto vola in Sicilia
Galigani: «Ritorneremo con la serie C2»

Il Taranto ha quasi ultimato la preparazione in vista della difficilissima gara esterna di Ragusa in programma domani (ore 16) al «Michele Campo». In palio c'è la salvezza per cui mister Florimbj non sta tralasciando nulla al caso. Ieri pomeriggio il trainer rossoblù ha fatto disputare ai suoi un'ampia seduta tecnico-tattica per «ripassare» compiti e distanze fra i vari reparti. «Torneremo con la C2 - assicura Galigani, responsabile dell'area tecnica jonica - perché ho visto i ragazzi abbastanza concentrati. Avvertono nitidamente l'importanza dell'incontro. Ci tengono tantissimo a regalare al presidente Blasi ed all'intera tifoseria la salvezza. Sarebbe la classica ciliega sulla torta di una stagione che, per noi, è iniziata tardissimo, precisamente a febbraio, ma che si è evoluta al meglio. Non dimenticate che fino a sei sole giornate dal termine del campionato eravamo ancora ultimi». Che Ragusa si attende? «Non so che tipo di gara sta preparando la formazione siciliana. So solo che di fronte si troverà un Taranto fortemente determinato a non farsi superare. Come dice giustamente il nostro presidente, dovremo puntare alla vittoria. E non è pretattica, ma la verità. La squadra non è abituata ad addormentare la gara, a chiudersi nella propria metà campo. Dovremo "pungere" costantemente la difesa di casa alla ricerca del vano giusto in cui inserirci e puntare a rete». La formazione sta per prendere corpo. Negro sostituirà Signorile fra i pali. Il ragazzo è caricato al punto giusto. La difesa sarà identica a quella dello «Iacovone»: Peruzzi, Mela, Monaco e Maddè. In mezzo sicuri saranno Meacci, Deleonardis e La Cava. Sulla fascia destra da decidere se schierare in funzione protettiva Arabia oppure far ricorso alla velocità di Niscemi. In avanti sta prendendo piede la candidatura di Selvaggio al cui fianco giostrerà Pupita. Stamane è prevista la rifinitura. Dopo il pranzo la squadra prenderà il volo per Catania. Le ore dell'immediata vigilia le trascorrerà a Vittoria. di Giuseppe Dimito

E il Ragusa mobilita la tifoseria
Anche una torta-gigante per festeggiare l'agognata salvezza. Sicuro l'utilizzo di Plasmati al centro dell'attacco. Bonaffini in difesa

Il Ragusa ha svolto ieri la consueta seduta tecnico-tattica del venerdì, dedicata alle situazioni di gioco particolari che hanno visto impegnati tre giocatori alla volta in fase difensiva e di attacco. Hanno lavorato a parte Plasmati e Ierna, anche se entrambi sono pronti a scendere in campo domenica, se lo staff tecnico lo riterrà opportuno. La squadra ha lavorato sotto un sole cocente e sotto gli sguardi attenti dei soliti fedelissimi. Intanto va a rilento la prevendita dei tagliandi d'ingresso la gara di ritorno in programma domani allo stadio «Aldo Campo» di contrada Selvaggio. La Lega ha messo in vendita i biglietti e stabilito i prezzi d'ingresso: tribuna A 14 euro, tribuna B 8 euro. I biglietti potranno essere acquistati presso il bar Ristoro di contrada Selvaggio e presso la tabaccheria Ruta di corso Italia (nelle vicinanze del palazzo municipale). «Abbiamo venduto solo la metà dei biglietti che ci sono stati messi a disposizione - afferma la titolare del bar -, ma i tifosi ragusani acquistano il tagliando sempre all'ultimo momento. Sarà così anche questa volta, anche se l'attesa è tanta». Uno dei fedelissimi del Ragusa, ovvero Giovanni Cascione, conosciuto tra gli ultras come «Il presidente», ha promesso che in caso di vittoria degli azzurri taglierà i lunghi baffi a cui è tanto affezionato. Dal canto suo, il gestore del bar Ristoro ha promesso ai giocatori ed allo staff azzurro che domenica, in caso di vittoria del Ragusa, offrirà agli azzurri una torta gigante bagnata da spumante italiano. Ma quale undici scenderà in campo? La coppia formata dai tecnici Santino Nuccio e Pietro Infantino non ha ancora scelto, tanto che giovedì ha mischiato le carte, cercando soluzioni nuove nei punti deboli del team di domenica scorsa. Domani, comunque, il Ragusa dovreebbe schierarsi con Accialini in porta; la difesa a quattro con Bonaffini o Misiti a destra, i centrali Fumagalli e Falanca, con Ursino a sinistra. A centrocampo, spazio per il trio formato da Cutaia o Bonaffini, Gemmi, e Di Toro, mentre in avanti dovrebbe giocare il tridente composto da Sadicki, Plasmati e Cau. «Il 2-1 di Taranto ci consente di guardare con fiducia alla gara di domani - afferma il dirigente azzurro Giuseppe Scribano -. Sono stato in Puglia al fianco dei ragazzi e li ho visti motivati e ben messi in campo. Senza il mezzo infortunio di Fumagalli, difficilmente il Taranto sarebbe riuscito a segnare. Sul 2-1 i pugliesi hanno avuto paura, mandando il pallone lontana. Li ho anche visti anche stanchi. Per domani sono fiducioso, vincerà il Ragusa, magari con un punteggio largo, anche se il Taranto non merita certo la retrocessione. Nella gara di andata si sono comportati benissimo sia con noi dirigenti che con i nostri tifosi. Nessuno ha detto una parola di offesa. Hanno solo incitato i loro atleti dall'inizio alla fine. Davvero una bella giornata dal punto di vista del fair play». di Salvo Martorana

Florimbj sposta l'inizio
La ricetta del tecnico del Taranto: «Il Ragusa proverà a sorprenderci nei primi minuti: dobbiamo essere bravi a fronteggiare i loro attacchi. La formazione? L'ho decisa, ma voglio verificare»

Il problema, in certi momenti, è tenere la barra dritta. Resistere alla tempesta, sfuggire da ogni possibile rischio. Carlo Florimbj ha il compito più difficile di tutti: tenere il Taranto lontano dal baccano, lasciare che nulla esca dal campo e nulla, al tempo stesso, vi entri. Un'altra settimana difficile, alla fine, non sembra nemmeno aver provocato un turbamento eccessivo: forse per abitudine alla cattive notizie, forse per la grande voglia di arrivare al'ultima sfida. Un campionato in una manciata di minuti: di fronte a tutto questo scivolano anche i guai, la concentrazione non si smarrisce, nonostante la sequenza di positività che sta riempiendo le cronache.
Sergi, Silvestri e, adesso, Signorile. Florimbj non pensa che possa cambiare qualcosa: «Non c'è due senza tre, evidentemente. Ne faremo a meno, che dobbiamo fare? Ormai siamo vicini al traguardo, andiamo avanti così». Non c'è preoccupazione aggiuntiva, non c'è tensione che si possa aggiungere a giorni così intensi. Le sospensioni si inseguono, ma Florimbj è posizionato più avanti e non si fa raggiungere: «Se mi preoccupano le assenze? A me preoccupa tutto. Però continuo, lavoro con quello che ho a disposizione e vado avanti comunque. Spero che qualcuno se ne sia accorto: non sono il tipo che mette le mani avanti. Ricorderete che, in campionato, non ho fatto drammi nemmeno quando ci mancava completamente il centrocampo titolare». Parlare, almeno inizialmente, di quanto accaduto in questi giorni diventa naturale. E' una sorta di controllo della temperatura, dopo le nuove dose di problemi che ha rischiato di deviare l'attenzione. Signorile positivo, Signorile non gioca: «Diciamo che un po' il gruppo se l'aspettava, perché Signorile, dopo quanto accaduto a Sergi e Silvestri, ricordava di aver preso anche lui quella compressa. In fondo non è una settimana diuversa dalle altre: non ce n'è mai stata, forse, una in cui non sia successa qualcosa di questo tipo. Siamo vaccinati, ormai».
Il campo chiama. E, quindi, si parla anche di questo. Soprattutto, viene da dire. Di lavoro lontano da casa, di fatica in silenzio. Il Taranto è al fresco di Celano, ma per Florimbj questo non può scontrarsi con il caldo che si troverà a Ragusa. Nessun pericolo: «Sarebbe da ignoranti pensare il contrario; qui lavori bene e accumuli energie che poi puoi utilizzare per la partita. Se lavori a quaranta gradi, invece, arrivi già vuoto quando devi giocare. C'è minor dispendio di energie, qui. E non c'è nemmeno molto fresco: mercoledì c'erano trenta gradi al sole. Semplicemente si riposa meglio, si suda meno. Vedrete, ci gioverà». Prove effettuate, prove da effettuare: il Taranto di domenica è in laboratorio. il tecnico non sta improvvisando. Anzi, la squadra è già in mente: «Diciamo di sì, però ci voglio riflettere bene. Potrebbe cambiare qualcosa, ma non credo molto. In fondo non ho tantissime chance. Ho qualche giorno per verificare tutto, vedrò di ponderare le scelte».
Il primo pensiero, se si vuol cercare di leggere le intenzioni di Florimbj, è capire se il Taranto di riferimento, quello da ritoccare o, quantomeno, sistemare è quello che ha iniziato la partita (con Arabia a centrocampo) o quello corretto in corsa (con Niscemi). Il tecnico non si sbottona: «Anche quello che ha iniziato la partita è un Taranto da tenere in considerazione. L'idea era quella, ma sarebbe stata realizzabile se Arabia avesse avuto un po' più di coraggio: un terzino, che di solito spinge, dovrebbe spingere anche a centrocampo. E' solo dieci metri più avanti. Secondo me è stata una questione di approccio: lo vedevo smarrito, ho dovuto cambiarlo. Ma non vi fidate ciecamente nemmeno della seconda versione: può esserci anche lì qualcosa non mi è piaciuta. Devo trovare l'equilibrio tra le due formazioni: per me una squadra è forte se è equilibrata, non se è troppo avanti o troppo dietro». Giocherà ancora Selvaggio, probabilmente. Nonostante la prova deludente di domenica scorsa. Florimbj ne fa una questione generale, inquadra la scelta nei bisogni del collettivo: «Selvaggio è, per me, un giocatore utile. Perché è l'unico tra quelli a disposizione che, in assenza di Sergi, può dare profondità alla manovra, può far salire la squadra. Non ce ne sono altri con queste caratteristiche e io su queste, prima ancora che sul nome o sul gradimento popolare, mi devo basare».
Ragusa, quindi. Il Taranto ha il vantaggio del risultato momentaneamente a proprio favore, i siciliani, però, giocano la gara decisivia in casa propria. Chi sta meglio? La domanda cade nel vuoto. E nemmeno Florimbj aiuta: «Io dico che i vantaggi non esistono in queste gare: sono partite nervose. Chi ha l'approccio migliore può avvantaggiarsi, poi si vive di nervi, di episodi. E' vero: abbiamo due risultati su tre, ma il punto non è questo: passerà chi riuscirà a leggere la partita, a sfruttare le situazioni. Se noi, ad esempio, lo avessimo fatto domenica scorsa, adesso saremmo qui a preparare una scampagnata. Avessimo chiuso a Taranto, con il terzo e anche il quarto gol, che pure abbiamo meritato di fare, adesso saremmo di fronte ad un'altra partita». Sarà, quindi, un Taranto più o meno simile a quello dell'andata. E Florimbj si attende anche una Ragusa assai vicino a quello già visto: «Secondo me non troveremo un avversario profondamente diverso né nell'assetto né negli uomini: più o meno credo che il Ragusa che troveremo ricalcherà quello che abbiamo visto Taranto. Ha bisogno di vincere, però: quindi probabilmente partirà più forte. A questo punto dobbiamo essere bravi noi: sarà importante riuscire a fronteggiare i primi dieci-quindici minuti della partita, durante i quali potrebbero cercare di sorprenderci. Staremo attenti: la salvezza non deve sfuggirci». di Fulvio Paglialunga

Taranto, blitz di Blasi in ritiro
Il presidente ieri a Celano. «Più forti dell'emergenza»

Luigi Blasi spegne le polemiche e accende il Taranto. Prima lo accarezza, poi lo scuote, infine lo carica. Ieri mattina è salito a Celano, sede del ritiro. Viaggio in auto, in compagnia del vice Vinciguerra. Blitz di un giorno: andata e ritorno. Ha parlato alla squadra. Ha discusso con Florimbj. Ha assistito alla partitella ed è ripartito, dopo aver fatto il pieno: di umori e sensazioni, di promesse e speranze. Allora, presidente, come sta il Taranto? «Il Taranto è in fiduciosa attesa, come tutti del resto. Il morale è alto. Poteva stare meglio, è ovvio. Ma sulle dolorose vicende del doping non voglio spendere una parola. Sinora sono stato zitto. In certi casi il silenzio è d'oro. Prima salviamoci, poi la giustizia stabilirà chi è colpoveole e chi è innocente, chi ha sbagliato e chi no. La società, allo stato, può ritenersi danneggiata: tre titolari fuori uso. Il portiere, un centrocampista e il bomber: tecnicamente è un danno. Un bel regalo al Ragusa...». Sempre convinto di potercela fare? «Io non ho mai dubitato, neanche quando attorno a me dubitavano tutti. Io ho sempre detto: lavoriamo, il vento, prima o poi, cambierà. Ho avuto pazienza». Il 2-1 dello Iacovone che prospettive apre? «È un buon risultato. Abbiamo ribaltato la situazione iniziale: adesso siamo noi ad avere a disposizione due risultati su tre. Ma niente calcoli: a Ragusa andremo per ribadire la nostra superiorità. Perché io una cosa ho capito dopo la partita di domenica scorsa: il Taranto è più forte. Più forte del Ragusa e della sfortuna che continua a perseguitarlo. Più forte dell'emergenza che si è abbattuta, privandoci di giocatori importanti come Sergi, Silvestri e Signorile». A proposito: Negro come l'ha visto? «Teso come una corda di violino. Ma anche consapevole: tocca a lui. Si sta preparando. Negro è un buon portiere. Ha qualità che sulla distanza di una partita secca possono emergere. Gliel'ho detto: devi parare tutto. Neanche un pallone devi lasciar passare. Negro ha l'esperienza degli anni e dei campionati disputati. E poi i compagni di reparto lo stanno aiutando. Gli stanno trasmettendo serenità. Quello del portiere è un ruolo delicato. Se respira fiducia, il portiere non delude. Se respira diffidenza o paura, il portiere va in tilt. Negro ha capito. Da lui dipende, ma non solo da lui». Anche dalla gente che a Ragusa sosterrà lo sforzo della squadra: quanti saranno? «Non lo so. Spero in tanti, malgrado la diretta tv. Capisco le esigenze di ordine pubblico, capisco l'interesse delle emittenti. Ma una cosa la voglio dire: il Taranto si salva a Ragusa non davanti alla tv. Il Taranto siamo noi che gli vogliamo bene e lo seguiamo ovunque». di Lorenzo D'Alò

Ragusa prova il tridente: Ierna-Sadicki-Plasmati
Nel consueto collaudo con la Berretti, Nuccio e Infantino mischiano le carte. Bonaffini schierato in difesa. Tamburro carica i compagni: «A Taranto non meritavamo di perdere». A ruba i biglietti della Tribuna B

Ieri il Ragusa, con la consueta partitella del giovedì contro la Berretti di Carmelo Giglio, ha continuato a preparare la gara interna di domenica contro il Taranto, che vale la permanenza in C2. Lo staff tecnico, composto dalla coppia formata da Santino Nuccio e Pietro Infantino, ha mischiato le carte, cercando soluzioni nuove. Nel primo tempo la squadra è stata schierata con Accialini in porta; la difesa a quattro con Bonaffini a destra, Fumagalli e Falanca centrali con Ursino a sinistra; a centrocampo spazio per il trio formato da Gemmi, Di Toro e Cutaia, mentre in avanti spazio al tridente con Ierna, Plasmati e Sadicki. Sugli spalti un pubblico numeroso e caloroso, che ha saluto con un applauso la prima rete segnata da Peppe Ierna con una bella girata al volo dal limite dell'area di rigore. Il primo tempo si è concluso sul 3-0, con reti del citato Ierna, Plasmati e Sadicki. Nella ripresa, spazio per Di Toro, Artiaco, Cau e Misiti, con il primo che ha segnato una bella rete al volo, poi gol di Sadicki e doppietta di Artiaco. Si è allenato a parte, ma domenica sicuramente non ci sarà, il capitano Simone Tamburro che dovrebbe lasciare la fascia ancora una volta ad Alessandro Bonaffini. «Il 2-1 di Taranto ci consente di guardare con fiducia alla prossima gara - afferma l'esterno destro romano, ex Atletico Catania, da quattro anni in forza al Ragusa. - Sono stato in Puglia al fianco dei ragazzi e li ho visti motivati e ben messi in campo. Senza il mezzo infortunio di Fumagalli, che ci è costato la prima rete, difficilmente il Taranto sarebbe riuscito a segnare. In Puglia abbiamo giocato un buon primo tempo, sfiorando anche la marcatura con Artiaco e Bonaffini, sia sullo 0-0 che sull'1-0 per loro. Certo, dopo aver subito il raddoppio i ragazzi hanno accusato un attimo di sbandamento, ma poi tutto è rientrato e nel finale potevamo anche pareggiare». Il Taranto sarà privo di tre elementi importanti, quindi il Ragusa potrà trarne dei benefici? «Già nella prima gara - afferma il direttore generale del Ragusa Marcello Pitino - mancavano Silvestri e Sergi e uno dei loro sostituti, ovvero La Cava, ci ha segnato due reti. Mancherà Signorile in porta, ma ci sarà Negro, lo scorso anno a Lentini, un buon portiere che probabilmente sta aspettando questa occasione per mettersi in luce. La salvezza - continua Pitino - dobbiamo sudarcela e guadagnarcela sul campo. Spero solo che il pubblico ragusano capisca l'importanza dell'appuntamento e risponda così come ha fatto quello di Taranto. Se dalla Puglia arriveranno 500 sostenitori jonici, visto che giocheremo in casa, i nostri dovranno essere almeno sei volte più numerosi. So che la tribuna B è già quasi tutta esaurita, speriamo sia così anche per la tribuna centrale, visto che la curva sarà destinata esclusivamente ai tifosi ospiti». di Salvo Martorana

Doping, stop anche per Signorile
Il Taranto allontana William Uzzi

Il portiere positivo al Furosemide come Sergi e Silvestri. Blasi "rompe" con il medico e minaccia le vie legali

Ancora doping, ancora una macchia nel cammino del Taranto. Stavolta è Nicola Signorile ad incappare nella rete dei controlli: è stato trovato positivo dopo la partita giocata in casa del Rende, il 24 aprile. Furosemide, ancora: dopo Silvestri e Sergi spunta di nuovo il diuretico proibito. La segnalazione, partita dal laboratorio Antidoping di Colonia, è arrivata ieri e ha provocato un terremoto, provocando l'allontanamento definitivo di William Uzzi.
Non c'è pace, nemmeno adesso. Nemmeno quando ormai era stata metabolizzata l'assenza di Sergi e Silvestri. I due, sospesi venerdì scorso dopo essere stati trovati positivi in Taranto-Igea Virtus del 17 aprile scorso, hanno già saltato la partita di andata dei playout e attendono una risposta per oggi dalla Procura Antidoping. E' altamente probabile che vengano deferiti e che, quindi, saltino anche il ritorno. Notizia che diventa immediatamente vecchia: c'è un altro caso, identico. Che si riferisce, però, alla partita successiva: anche a Signorile, a fronte delle difficoltà di diuresi, è stata somministrata una compressa di Lasix per aiutarlo, lasciando però il giocatore all'oscuro del fatto che quel tipo di farmaco fosse vietato. Scenario già vissuto: la tesi della buona fede non dovrebbe essere sufficiente per Sergi e Silvestri e, quindi, è facile pensare che anche Signorile vada incontro ad una sospensione immediata (che gli farà saltare la partita di ritorno contro il Ragusa) e poi ad una squalifica. 
Senza il portiere titolare per la partita decisiva, ma anche in gravi difficoltà per le naturali conseguenze ambientali che la positività di tre giocatori nel giro di una settimana può portare: il Taranto esce a pezzi da questa storia. E reagisce, subito, allontanando definitivamente William Uzzi. Il medico sociale rossoblu era già stato sospeso dopo la positività di Sergi e Silvestri, adesso è di fatto fuori. Lo dice un'articolata nota inviata dalla società dopo la diffusione della notizia della positività di Signorile: «La Taranto Sport s.r.l., in seguito al risultato di positività delle analisi Antidoping del proprio tesserato Nicola Signorile effettuate successivamente alla partita Rende-Taranto, ha deciso di allontanare definitivamente dalla compagine societaria il dott. William Uzzi».
Sembra tutto, ma in realtà c'è dell'altro. La furia di Gigi Blasi si contiene a fatica. Il presidente preferisce contenere l'istinto, anche se potrebbe dire tutto. Parla a voce alta, ma sono rumori di rabbia. Non aggiunge dichiarazioni al comunicato, ma sente il dolore della mazzata. La nota diventa anche più dura, poi: «La società Taranto Sport - c'è scritto - si riserva di adire le vie legali in ogni sede nei confronti di coloro che saranno ritenuti responsabili dalle autorità competenti, al fine di tutelare la propria immagine e quella dei propri tesserati, nonché per tutti i danni subiti». Il Taranto contro Uzzi, quindi. Adesso è ufficiale. Presto saranno anche carte bollate, se quanto scritto avrà un seguito. Sportivamente il danno è fatto, però. Uzzi si difende allo stesso modo, come ha fatto dopo la prima positività: «Il principio è lo stesso di prima - dice il medico - : ho fatto questo procedimento senza l'intenzione di mascherare nulla, senza nessuna leggerezza. L'ho fatto per scopo medico, comunicandolo: adesso chi mi vuole bene può pensarla in un modo, chi mi vuole male farà la sua interpretazione, ma io non ho mai avuto nessuna malafede: non volevo certo far male al Taranto».
La società, però, si tira fuori da tutto. Cerca di rimarcare la propria estraneità alla vicenda. Lo scrive pure: «Risulta davvero assurdo che la società, per fatti non imputabili alla stessa, si veda decimare il proprio organico nel momento più importante e determinante della stagione sportiva, privandola della prestazione di alcuni suoi calciatori tra i più rappresentativi». Rabbia. Ma anche incredulità: ogni volta che sembra di aver visto tutto spunta sempre qualcosa di più. Il doping, comparso per la prima volta nella storia del nostro pallone, adesso è argomento di discussione ininterrotta da due settimane: la sentenza è ancora attesa, ma la società ha già emesso il suo verdetto. «Andiamo avanti, però: i conti li faremo alla fine»: la sintesi del pensiero di Blasi è questa. Non c'è altro. La spaccatura con Uzzi è nelle pieghe dei pensieri. Il medico, però, cerca di barricarsi: «Che interesse avrei - dice -, dopo tanti anni di calcio, a fare una cosa del genere? Con il Taranto, da quando ci sono, ho gestito fasi molto più delicate e importanti di queste. Mai, però, nella mia storia ho dato sostanze dopanti, Con il sostegno di farmacologi cercherò di dimostrare che in quello che ho fatto non c'è malafede».
Guai che si moltiplicano, problemi che si sommano. Il Taranto ha già superato la prima partita, mettendosi alle spalle le due assenze. Adesso si trova a fare i conti con un'altra tegola. E prova a guardare avanti, nonostante tutto. Lo fa con un invito chiaro, in fondo al comunicato: «La società Taranto Sport, ad ogni modo, invita gli organi di stampa e la tifoseria tutta a non enfatizzare eccessivamente la vicenda e a voler concentrare l'attenzione sull'aspetto prettamente sportivo che vede il Taranto impegnato a Ragusa nella partita decisiva che vale l'intera stagione». Perché domenica ci si gioca tutto. Comunque. di Fulvio Paglialunga

Signorile stop: salterà la sfida col Ragusa
Positivo alla furosemide come Sergi e Silvestri. Giocherà Negro. La società liquida Uzzi. La positività risale al controllo dello scorso 24 aprile in occasione della trasferta di Rende (3-2). Il Taranto da ieri in ritiro a Celano

Terza tegola dell'Antidoping sul Taranto. Ieri il Coni ha comunicato alla società di viale Virgilio la «positività» alla furosemide di Nicola Signorile ('81). La positività venuta fuori dopo il controllo effettuato al termine di Rende-Taranto del 24 aprile scorso, finita 3-2. In quella circostanza venne sorteggiato anche Sirio Silvestri, ma l'esame delle urine è risultato negativo. A Ragusa, domenica prossima Florimbj dovrà fare a meno di Sergi e Silvestri (per i quali, tuttavia, non è ancora scattato il deferimento alla Disciplinare) ma anche di Signorile. Il relativo provvedimento di sospensione non è ancora scattato ufficialmente, ma potrebbe essere emesso venerdì prossimo allorché si riunirà la Disciplinare. Nel frattempo è stato già allertato Massimo Negro il quale scenderà in campo a Ragusa nella seconda e decisiva gara valevole per la permanenza in C2. Tabellini alla mano il portiere salentino ha difeso la porta del Taranto in due occasioni per un totale di 155'. La prima fu il 26 settembre scorso (gara Taranto-Ragusa, terza giornata d'andata: finì 0-4). In tale occasione il portiere giocò 59' (uscì per infortunio dopo aver subìto 2 gol); la seconda, il 19 dicembre 2004, prima partita ufficiale dell'era-Blasi (Taranto-Manfredonia 1-3). Disputò l'intero incontro durato 96'. Sarà la prima volta, dunque, fuori casa. In panchina andrà il baby Lucaselli, un portiere dell'87, che ha già dei buoni numeri. L'autodifesa del dott. Uzzi, intanto, è identica a quella per i primi due calciatori trovati positivi alla sostanza contenuta nel diuretico (il Lasix) somministrato (è già stesa nei verbali dell'Antidoping nel corso dell'interrogatorio del 19 maggio scorso): «Signorile, come Sergi e Silvestri, stava male perché non riusciva ad urinare. Come medico responsabile della salute dei calciatori rossoblù, gli ho prescritto il Lasix. La circostanza, come era accaduta con l'Igea Virtus, l'ho verbalizzata ai medici dell'antidoping. La cosa mi era e mi è tuttora apparsa abbastanza pacifica. Lo scopo era solo terapeutico. Se ci fosse stato qualcosa da nascondere, non sarei stato così ingenuo nel mettere per iscritto quello che stavo facendo. Io sono ancora prudente ed attendo con fiducia le decisioni degli organi che dovranno far luce sull'intera vicenda». Ma il Taranto Sport ha emesso ieri un durissimo comunicato nel quale ufficializza il «licenziamento» definitivo di William Uzzi e «si riserva di adire le vie legali nei confronti di coloro che saranno ritenuti responsabili dalle autorità competenti, al fine di tutelare la propria immagine e quella dei propri tesserati nonché per tutti i danni subiti». «Risulta davvero assurdo - si legge nel comunicato - che la società, per fatti non imputabili alla stessa, si veda decimare il proprio organico nel momento più importante e determinante della stagione, privandola della prestazione di alcuni suoi calciatori tra i più rappresentativi». Il Taranto da ieri è a Celano in ritiro. Si allena a Trasacco. Oggi doppia seduta. di Giuseppe Dimito

Ma il Ragusa ci crede ancora
Bonaffini: «Allo Iacovone non abbiamo tremato. Possiamo farcela». Ripresa ieri pomeriggio la preparazione. Tamburro non recupera

Il Ragusa ha ripreso ieri la preparazione in vista di gara2 dei play-out salvezza di C2. Gli azzurri, reduci dalla sconfitta di misura rimediata sul campo pugliese, puntano a trovare la forma migliore per ribaltare i punteggio ed ottenere la salvezza. Agli iblei basterà vincere con una rete di scarto per ottenere la permanenza tra i professionisti. Alla ripresa degli allenamenti c'erano gli stessi atleti che hanno disputato la trasferta di domenica. Tamburro è rimasto ancora a bordo campo, visto che la distorsione al ginocchio è più grave del previsto, considerato che ha interessato i legamenti. L'atleta capitolino, quindi, al 90% salterà anche la gara di ritorno in programma domenica. «A Taranto - afferma il capitano Alessandro Bonaffini (il più anziano di militanza del gruppo, vista l'assenza di Tamburro) - abbiamo giocato una buona gara. Abbiamo rischiato qualcosa, ma in avanti abbiamo anche avuto la possibilità di fare gol. Poi, a metà del primo tempo, sfortunamente abbiamo subito la prima rete, ma siamo riusciti a reagire sfiorando la rete del pareggio con un tiro di Artiaco a portiere battuto che è stato respinto da un difensore sulla linea porta. Nel secondo tempo - aggiunge Bonaffini -, dopo circa dieci minuti abbiamo preso un gol con un tiro dal limite. E' stato bravissimo La Cava nella conclusione, ma noi siamo stati ingenui perché non lo abbiamo contrastato. Il giocatore del Taranto, che già lo scorso anno era stato il match-winner contro di noi ad Andria, ha piazzato un tiro imparabile. Sotto di due reti per cinque, forse dieci minuti abbiamo ballato, poi siamo riusciti a mettere dentro quel pallone che ci consente di guardare con fiducia al ritorno di domenica sul nostro campo. È stato bravo Plasmati a correggere in rete, dopo una mia incursione sulla fascia». Bonaffini non lo dice, ma gran parte del merito della rete è sua, visto che ha creato il panico nella retroguardia pugliese. Nonostante l'ammonizione rimediata a Taranto, Roberto Cau sarà in campo anche domenica. Nei play-out, infatti, non scatta la squalifica per i diffidati. «Dispiace pensare - afferma il trequartista sardo - che Taranto e Ragusa debbano lottare per la permanenza nella categoria. Meritano molto di più, purtroppo domenica prossima una delle due sarà costretta a retrocedere -. Per quanto ci riguarda, ho visto un gruppo compatto e desideroso di salvarsi. I numeri ci sono, il Taranto è forte ma il Ragusa non è da meno». Sulla stessa falsariga anche Gigi Artiaco. «A Taranto abbiamo giocato un buon primo tempo - afferma il trequartista -; sullo 0-0 abbiamo contenuto bene i padroni di casa, poi siamo andati sotto di due reti, rischiando anche la terza, ma sarebbe stata una punizione troppo severa per noi. Con il 2-1 basterà vincere con un gol di scarto. Non ci sarà l'apprensione che ci sarebbe stata in caso di sconfitta più pesante. Speriamo che il nostro pubblico si faccia sentire caloroso così come è stato a Taranto per i pugliesi che sono stati letteralmente trascinati dai tifosi, visto che tecnicamente non sono superiori a noi». di Salvo Martorana

Il Questore contatta la Lega
Troppo pochi i 374 biglietti messi a disposizione dei tifosi

Sono soltanto 374 i biglietti messi a disposizione della società tarantina dal Ragusa in occasione della sfida di domenica. Ma le richieste sono abbondantemente superiori. E per venire incontro alle esigenze dei tifosi rossoblù si è già attivato il Questore di Taranto dott. Eugenio Introcaso nella speranza che la Lega Calcio di Serie C, considerata l'importanza della partita, valuti l'opportunità di aumentare il numero dei tagliandi d'ingresso. «Lo stadio di Ragusa - dice Vittorio Galigani, responsabile dell'area tecnica del club jonico - ha una capienza dichiarata di 3.400 posti, mille in più di quelli ufficializzati per questa partita. Noi chiediamo che quei mille posti in più possano rientrare nella disponibilità dei nostri tifosi. Stiamo lavorando perché questo avvenga. E abbiamo anche allertato il Comune affinché possa favorire l'esodo, mettendo a disposizione dei nostri tifosi un congruo numero di pullman». I bus - secondo quanto annunciato dallo stesso presidente Blasi nel corso di una trasmissione televisiva - potrebbero essere una decina. Al momento sono solo due (quello dei soci Aci e quello del gruppo Franceschin). Si sta anche sondando la disponibilitò di Trenitalia. Dalla Questura, intanto, arriva la solita raccomandazione a non mettersi in viaggio per Ragusa se non si è in possesso del regolare biglietto in quanto, senza tagliando, non sarà ovviamente consentito l'accesso allo stadio «Aldo Campo».

E' caccia al biglietto
Sono 374 i tagliandi assegnati dal Ragusa ai tifosi del Taranto, ma la richiesta è di 1.200. Allertata la Questura. Il Comune potrebbe mettere a disposizione dieci bus

E' già febbre rossoblu, è già partita la caccia al biglietto. 
Ma i problemi non mancano: il Ragusa ha messo a disposizione poco meno di quattrocento tagliandi, ma per soddisfare le richieste della tifoseria ne servirebbero almeno milleduecento. Esattamente il triplo: una questione che, a prima vista, appare particolarmente difficile da dirimere.
La situazione-biglietti è balzata al centro dell'attenzione già nella mattinata di ieri: la società di viale Virgilio è stata subissata di richieste nell'arco di poche ore (in modo persino inaspettato) e ha dovuto riconsiderare in tutta fretta calcoli e richieste. Il Ragusa, infatti, aveva predisposto per i sostenitori rossoblu il tradizionale settore ospiti dello stadio “Aldo Campo”. 374 spettatori in tutto, solitamente sufficienti a soddisfare le richieste “avversarie” (dato sancito dall'apposita Commissione di Vigilanza).
Ma stavolta è diverso: il Taranto si gioca una annata in un'ora e mezza, i supporters rossoblu vogliono esserci a tutti i costi.
E così, la macchina organizzativa della società di viale Virgilio si è dovuta riavviare subito. «Da una prima valutazione che abbiamo fatto - spiega il responsabile dell'area tecnica Vittorio Galigani - siamo convinti che almeno mille tarantini raggiungeranno il capoluogo ibleo». Più del doppio rispetto ai tagliandi messi a disposizione dal team ibleo: e la quota assegnata potrebbe risultare esaurita già nella giornata di oggi. 
Proprio per questo la Taranto Sport ha “allertato” anche la Questura ionica: ieri pomeriggio Galigani ha incontrato il questore Introcaso, che si è attivato prontamente per segnalare ai “colleghi” siciliani e alle istituzioni del calcio i particolari della vicenda. L'idea è chiara, al Taranto servono più biglietti: almeno milleduecento.
Spiragli? Ce ne sono, secondo la dirigenza della Taranto Sport. Nel caso contrario, si aprirebbe una delicata questione di ordine pubblico: e la palla potrebbe passare alla Prefettura di Ragusa.
Il Taranto è intenzionato a facilitare in tutti i modi lo spostamento dei supporters verso il capoluogo siciliano. Sono stati allacciati i primi contatti con l'Amministrazione Comunale: l'ente pubblico potrebbe allestire almeno una decina di bus per trasportare i tifosi. I possibili ostacoli appaiono superabili, una risposta positiva potrebbe arrivare nelle prossime ore. 
I club tradizionali del tifo rossoblu sono, ovviamente, in fibrillazione: i gruppi della curva avrebbero pensato, autonomamente, ad organizzare un paio di pullman, molti si muoveranno con vetture private. In gradinata, anche “Taranto Supporters“ è pronta alla trasferta “autonoma“: la maggioranza dei soci di Tifo è Amicizia, invece, si è già organizzata per un week-end siciliano (una ventina di sostenitori partiranno da Taranto il sabato mattina). Altri attendono lumi sulla possibile intesa tra Taranto Sport e Comune. Il bar Cubana, cuore pulsante del tifo, invita i gruppi che stanno organizzando la trasferta per Ragusa a prenotare i tagliandi entro le 19,30 di oggi, presso la sede di via 
Acclavio 62/b. Un modo per evitare incomprensioni: al momento i biglietti sono ancora troppo pochi, qualcuno potrebbe restare deluso.
La squadra, intanto, riprende oggi la preparazione a Celano, località in provincia di L'Aquila prescelta per il ritiro. La “partita di centottanta minuti” continua, senza soluzione di continuità, senza pause per “rinfrescare” la mente. E' martedì, ma Ragusa-Taranto colora i pensieri di tutti, tecnici e calciatori. I fotogrammi della partita d'andata sfumano velocemente, il doppio gol di La Cava e la zampata di Plasmati sono vivi negli occhi ma non sono più cronaca. Sono, più semplicemente, il punto di partenza della sfida in Sicilia, della roulette russa in salsa calcistica: i rossoblu hanno due possibilità, vincere o pareggiare. Ed è già tanto.
Postilla-doping: per il momento non ci sarà l'annunciato ricorso alla Caf contro la sospensione cautelare di Sergi e Silvestri. I giocatori, difesi dall'avvocato Umberto Canetti, preferiscono attendere il responso della Procura Antidoping: in questo modo pensano di poter abbreviare i tempi di giudizio e di poter affermare con maggiore chiarezza la propria innocenza. La pronuncia del Coni (stilata dal procuratore Spinelli e firmato dal professor Verde) potrebbe arrivare tra oggi e domani: gli atleti confidano nel prosciogliemento, altrimenti saranno deferiti alla Commissione Disciplinare. di Leo Spalluto

Quello che il campo non ha finito di dire

Certe partite hanno una storia che sfugge e rende impossibile un'interpretazione unanime. Il dilemma tra la grande occasione persa e la vittoria preziosa, è logico, si trascinerà fino in fondo alla settimana. Poi, a conti fatti, si capirà. Parlarne il giorno dopo, però, vuol dire trovare le verità che vanno oltre l'esito. Giudicare quanto visto più che quanto raccolto, ragionare su quello che, adesso, si potrà vedere. Il Taranto ha meritato: su questo non sono ammesse contestazioni. Poteva anche vincere in modo più largo: nemmeno su questo si può aprire un dibattito. Ha giocato meglio dell'avversario, ha prodotto di più, ha corso di più, ha occupato meglio il campo.
Il Taranto sta bene: questo è un appunto della partita finita da poco. Sta bene perché nella partita c'è stato senza mai mostrare eccessivo disagio, perché è entrato all'inizio e non ne è uscito fino alla fine. Perché ha mostrato coesione interna ed è riuscito a superare tutte le magagne precedenti, ha coperto le assenze e persino tappato le falle individuali, mascherato i limiti. Perché fisicamente ha retto di più del Ragusa, perché negli spazi brevi ha mostrato una reattività maggiore. Il Taranto sta bene anche in campo: Florimbj, a costo di attirarsi le critiche (dal punto di vista di chi osserva anche naturali), non ha voluto cambiare la fisionomia di una squadra che faticosamente ha incollato. Ha tenuto, nei limiti, l'assetto uguale alle versioni precedenti: un esterno di destra difensivo, rinnegato quando la partita ha offerto un'altra lettura. L'idea di non cambiare è un'esatta volontà, un'idea precisa: una squadra fragile non può mutare nulla di sè, è condannata a vivere sull'unica forma che ha prodotto. Quindi se Silvestri non c'è si cerca l'uomo più vicino alle caratteristiche, non si disegna nulla di diverso. Il Taranto è meglio del Ragusa: non lo dice l'esito di una domenica e nemmeno la sequenza del campionato. Lo dice, però, la storia delle partite, vista asetticamente: c'è più Taranto nell'unica gara di campionato attendibile (quella di ritorno, a dispetto del risultato), c'è un dominio limpido nella sfida di domenica. C'è un maggiore senso di squadra, probabilmente. Che, però, non è sufficiente per sentirsi sicuri e, una volta, non è stato nemmeno sufficiente per portarsi tre punti a casa. Se contano i momenti estemporanei o i minuti assaporati per intero lo dirà la fine della partita di domenica. Il Taranto, nonostante i difetti, è più continuo, il Ragusa, con alcuni uomini soprattutto, è più imprevedibile. Rimane tutto da decidere, ma il vento è cambiato: al Taranto basta non perdere. Si può.
di Fulvio Paglialunga

Primo tempo al Taranto
I rossoblu vincono l'andata dei playout contro il Ragusa di fronte a ottomila tifosi. La doppietta di La Cava fa sperare, il gol di Plasmati rimette tutto in gioco. Al ritorno basta non perdere

Il primo tempo è del Taranto. E, per poco, non diventa un'ipoteca sull'esito totale. Capita al termine di una partita che poteva dire qualsiasi cosa, per le premesse e lo svolgimento, e che, invece, deve ancora finire. Perché i playout sono calcio che va fuori da ogni schema, a volte sono quasi letteratura, azioni che non aderiscono alla logica. Regalano sorprese: la doppietta di Antonino La Cava è l'improvvisa emersione di un (ormai) ex oggetto sconosciuto, il gol di Plasmati è la firma di chi non doveva esserci. Ritagliano protagonisti: l'estro e la qualità di Pupita sono calcio per esteti, il tempismo di Mela è lavoro decisivo fatto nell'ombra, il ritmo di Di Toro e l'imprevedibilità di Cau sono indizi utili per non fidarsi. 
Sfide che non finiscono mai e, quindi, non sono finite. Basta poco quando giocano i nervi, gli umori, l'istinto. E gioca la testa, anche. Che stavolta non tradisce, anche se non regala certezze: il Taranto vince e si morde le mani. E' tutto in gioco, ancora. A Ragusa si vedrà: se il Taranto non perde è salvo.
Non è tutto, si diceva. E' abbastanza, però: sperare, adesso che il vantaggio di partenza è ribaltato, è possibile. Primo tempo: vittoria. Anche stretta: il risultato è meno di quello che si vede, la prova è più di quanto si immaginava. Non c'è possibilità di contestare il tabellino: il Taranto ha vinto perché superiore dove serve, perché più attento nella gestione e, forse, anche più fresco. Perché spinto dalla passione di chi tifa, perché più a suo agio a giocare in una autentica fornace. Ha vinto nonostante le tribolazioni della vigilia, nonostante l'assenza di Sergi e Silvestri, nonostante alle spalle ci sia un campionato di stenti e fatiche. Ha vinto perché ha indovinato l'atteggiamento e gli spazi d'azione, deve ricominciare perché non ha chiuso pur avendone il tempo.
Passo felice, comunque. Ottenuto senza arraffare niente di più, gestendo i limiti con una prudenza che può apparire eccessiva, ma che a conti fatti ha prodotto. Prudenza è, ad esempio, schierare Arabia a destra del centrocampo: una linea bloccata per timore del'avversario, poi liberata appena si è avuta la possibilità di osare (dentro Niscemi dopo ventisette minuti). L'idea di Florimbj è una sorpresa amministrata con attenzione, una lettura aprioristica ma non un atteggiamento di ottusa coerenza. Il Ragusa (4-3-2-1, con Ierna al posto di Plasmati) è superato nella tensione agonistica, soprattutto: il Taranto è attento sin dall'inizio e presente quanto deve. Non spinge, non può: usa poco il lato di La Cava (che ha in Fumagalli un dirimpettaio leggero) e non ha spinta a sinistra. E' Pupita e le sue idee, è paziente circolazione che, per diventare gol, deve aumentare l'ispirazione. Niscemi basta: entra (28') e trasforma la manovra intermittente in affondo concreto. Quattro minuti per una verticalizzazione che Pupita trasforma in invito e La Cava, in gol, presentandosi in perfetto orario sul pallone. Il destro chirurgico è un accenno ad una partita diversa. Che il Ragusa non raddrizza, non trovando argomenti di discussione, il campo è occupato dalla banda di Florimbj, impostata per difendere di squadra e sopperire a eventuali leggerezze individuali, l'attacco gira a vuoto sia con Ierna che con Sadicki, mandato in campo dopo trentaquattro minuti per rimediare.
Tiri leggeri (Sadicki, 40') o evitati (42', Meacci respinge su Artiaco) che accompagnano il primo tempo e non generano una ripresa diversa. La differenza è nervosa: il Taranto è dentro la partita in ogni momento, più dell'avversario. Ma la differenza è anche fisica: l'impressione è che la gente di Florimbj corra più e meglio di un opposizione affannata e mentalmente provata. Avvicina il gol per tre volte in due minuti (dal 4' al 6') con Pupita, Deleonardis e ancora Pupita. Lo raggiunge nove minuti dopo il giro di boa: La Cava trova spazio e semina ostacoli, tira di destro da venticinque metri e supera il guardasigilli avversario.
Con la partita in mano il Taranto non si disperde. Non cambia nulla: si accorcia con la palla agli altri e si distende senza premere con ossessione. Non sembra nemmeno subire le modifiche tattiche di Infantino: Plasmati al posto di Artiaco (13') sistema due punte con Cau alle spalle e avanza il raggio d'azione. Deleonardis tira (16'), Accialini alza: è un messaggio di una partita rimasta uguale. E incagliata sulle croniche imperfezioni di Selvaggio (18', assistenza di Pupita e tiro sul portiere da posizione invitante) e sul contropiede orchestrato da Mignogna e sciupato da Niscemi (33'). Non c'è il gol, ma ci starebbe. Soprattutto perché quanto accade dopo riavvolge la speranza, portandola un passo indietro. Un'azione personale di Bonaffini nasce da un pallone perso da Maddè e vive sulle scivolate fuori tempo di Deleonardis prima e (ancora) Maddè poi: il cross al centro trova Plasmati solo con la porta vuota. E' il gol (35') che cambia la visione della partita, ma che non sposta meriti e analisi. E non rende, nemmeno, prolifico Selvaggio: l'ultimo errore (39') è la fine di una partita che, in realtà, non finisce. Applausi e speranza: domenica c'è il secondo tempo. di Fulvio Paglialunga

Blasi: «Va bene così»
Il presidente del Taranto accetta il risultato del campo e non si rammarica più di tanto sulle occasioni sprecate che avrebbero potuto dilatare il successo rossoblu

Una vittoria è una vittoria, soprattutto nelle gare di spareggio. La pressione è ora sulle spalle e nella mente del Ragusa che, fra sei giorni, dovrà “fare la partita”. 
Sottile è il confine che separa l'adempimento della missione di andata, con il rammarico di non aver reso più pingue il vantaggio. Il Taranto, però, si aggiudica il primo round e non può voltarsi indietro, spargendo rimpianti. Il presidente rossoblu Luigi Blasi si mostra soddisfatto. La tensione è ancora in sospensione, ma il massimo dirigente avverte l'esigenza di far trasparire il suo moderato entusiasmo. Sorride e suda Gigi Blasi, che partorisce un'analisi lucida e minuziosa.
«La squadra ha lottato, mi è piaciuta per la determinazione e la grinta messa in campo. Era quello che volevo».
Il messaggio è stato recepito dai giocatori di Florimbj. La prestazione lo ha convinto. Forse la brillantezza negli occhi si motiva con questa buona risposta dei calciatori che sono passati sopra tutto, anche sulle forzate assenze di due pilastri come Sergi e Silvestri.
«Le assenze hanno pesato - afferma Blasi - ma chi li ha sostituiti ha offerto una bella prova. Io avevo chiesto alla vigilia tanta concentrazione e la giusta aggressività. Poi c'era un grande caldo e mantenere la lucidità per 95 minuti non era semplice».
L'analisi della partita parte da quei minuti che generano il risultato finale. Dal possibile 3-0, mancato in maniera clamorosa da Selvaggio, a quello sciagurato pallone perso a metà campo, preludio alla rete siciliana che muta lo scenario complessivo della sfida. L'intoppo, però, non produce assilli.
«Si poteva fare il 3-0? Se è per questo anche il 4-0... Comunque va bene così. La squadra ha giocato bene e ha meritato la vittoria. Queste partite vanno giocate sul filo della tensione, basta una minima distrazione per pagare con un gol al passivo. Diciamo che ci può stare. Questo confronto con il Ragusa lo sentivamo particolarmente. Mi rallegra il fatto che, in linea di massima, è andata come avevamo programmato alla vigilia».
E adesso un'altra settimana di intense emozioni. Le giuste ore di scarico per dimenticare tensioni e scorie di questo primo match e poi la lunga discesa verso la gara dell'anno. 
Blasi guarda già a Ragusa. «Ripartiamo come se fossimo sullo 0-0. Adesso dobbiamo vincere anche a Ragusa per conquistare l'agognata salvezza. Anche lì ci giocheremo le nostre carte. Sarà difficile come giusto che sia, ma se il Taranto si mostrerà ordinato e grintoso come oggi, non vedo problemi».
Non è tempo di sbilanciarsi. La scaramanzia è sempre in agguato e Blasi, pur esprimendo chiari concetti, non vuole compromettersi.«Se mi sento già salvo? Guai se pensassimo una cosa del genere. Io non mi sento per nulla salvo. C'è ancora una gara da giocare e ce la giocheremo come se l'andata non fosse esistita. Si riparte dallo 0-0». Quante possibilità ci sono di vedere i “sospesi” Sergi e Silvestri in campo all'Aldo Campo” di Ragusa? «Non so fare una previsione. Se ci saranno sarà un ulteriore punto a nostro favore. Altrimenti rinunceremo al loro apporto, dando fiducia al gruppo che si è ben comportato oggi. In campo si gioca undici contro undici. Tutti i componenti della rosa hanno offerto ampie garanzie».
Le tante occasioni sprecate hanno impedito al vantaggio di dilatarsi. C'è lo spazio anche per infondere paradossi ad un pomeriggio tutto sommato positivo. Si guarda il lato più chiaro del 2-1: meglio così altrimenti un 3-0 avrebbe prodotto eccessivi rilassamenti?
«Sono d'accordo: dico meglio un 2-1 del 3-0. Avete visto tutti quello che è accaduto al Milan.... Nel calcio non si è mai sicuri di nulla. Il 2-1 è un punteggio che accetto, in questo modo non ci sarà bisogno di lavorare sugli stimoli e sulla concentrazione. Siamo abituati a soffrite e soffriremo ancora per un altro pomeriggio».
L'accenno agli spalti gremiti dello Iacovone, come non mai in questa stagione, è un argomento che produce ulteriore screpiti nell'animo del “primo tifoso” del Taranto.
«Il pubblico? Grande. Bella la curva, bello il costante incitamento. Un'emozione che non avevo mai provato nella mia gestione».
Ora manca l'ultimo tassello per completare il laborioso mosaico rossoblu, iniziato a comporre quel fatidico 13 dicembre. Blasi sarà in ritiro con la squadra a Celano a partire da domani sera. Magari per modellare, personalmente, quell'ultima tessera. di Luigi Carrieri

Taranto vince ma resta in bilico
Il 2-1 col Ragusa non cancella tutti gli incubi retrocessione. Nella partita d'andata dei playout, gli jonici non riescono a difendere sino alla fine il doppio vantaggio

Vittoria sporcata e salvezza che resta in bilico. Finisce 2-1: risultato che assegna al Taranto una non semplice gestione del match di ritorno. E che tiene in vita la speranza del Ragusa. Ma poteva finire meglio: col Taranto che conserva il doppio vantaggio brillantemente accumulato oppure col Taranto che straripa, approfittando dell'inerzia del confronto. L'evoluzione della partita autorizza il rimpianto e presta il fianco a qualche riflessione critica. Il Taranto domina ma spreca il suo dominio: lo vanifica, lo banalizza, lo scarta. Non lo fa crescere sino al punto da rendere nulla (e quindi irrecuperabile) la prova del Ragusa, che sul 2-0 sembrava prossimo al tracollo. Come sia potuto accadere, non è facile spiegarlo. Ma sia che si voglia raccontare quello che s'è visto o che s'intenda riportare ciò che s'è capito, la conclusione è una sola: il Taranto fa (moltissimo), il Taranto disfa (poco ma significativamente). Col senno di poi (ma anche di durante ed eventualmente di prima) ci permettiamo di sostenere che non ci ha convinto qualche scelta iniziale e non ci ha persuaso totalmente la gestione dei cambi. Arabia a chiudere a destra la cerniera di centrocampo è un errore di valutazione che Florimbj legge e corregge. Selvaggio merita di uscire prima che i crampi escludono La Cava, esattamente quando Pupita (superbo) accusa la stanchezza e comincia a sostare da punta più avanzata. Si tratta, ovviamente, di note a margine, che non vanno minimamente ad incidere sulla bontà complessiva della prestazione (il Taranto ha giocato di più e meglio) e sulla legittimità della vittoria (il Taranto ha ampiamente meritato). Il 2-1 è un buon risultato. Ma non è l'ottimo risultato a cui la partita del Taranto (per dinamismo e vivacità) avrebbe potuto ambire. Sul 2-0, infatti, si creano le condizioni tattiche, mentali e territoriali per chiudere definitivamente la pratica-salvezza. Il Taranto, però, inconsciamente si astiene: quasi torna sui sui passi, ribadendo la natura sfuggente che sembra animarlo. Superficialità e supponenza riemergono: a limitare, ad inibire, a dissipare. Il gol di Plasmati, dopo la stordente doppietta di La Cava, è il colpo fuori programma, che rovina la veduta d'assieme e fa scendere un velo di tristezza sullo «Iacovone», tornato ad essere serbatoio di passione e sapido esempio di limpidezze (complimenti agli ottomila sugli spalti). All'inizio sembrano troppo pesanti certe assenze (Sergi e Silvestri) e troppo leggere certe presenze. Arabia, per esempio, non serve alto a destra: perché non c'è molto da tamponare e ci sarebbe, semmai, da proporre. La partita di Arabia dura 28' minuti. Tempo che il Taranto regala all'attendismo del Ragusa (quattro difensori, un metodista, due mediani e tre punte-puntine ad agitarsi in spazi spesso sconfinati). E tempo sottratto alla stato di grazia dell'imprendibile Pupita. Poi entra Niscemi e la correzione tattica genera subito il gol del primo vantaggio. Perché Niscemi ispira, Pupita rifinisce (e quindi non fa il doppio lavoro) e La Cava, tagliando dentro l'area, finalizza di destro (33'). Il Taranto segna, interrompendo il suo momento peggiore. Il Ragusa replica con un'opportunità sprecata da Artiaco sul tocco all'indietro di Bonaffini (44'). Nella ripresa il Taranto riparte forte, sfruttando l'estro dei più in palla (Pupita) e la generosità dei più in fiato (Deleonardis). Ma il gol del 2-0 è un'altra intuizione di La Cava, che da distanza ragguardevole lascia partire un destro tagliente (9'). Il Ragusa barcolla. Ora dubita. Ha paura. Si sfilaccia. E il Taranto potrebbe travolgerlo. Se Selvaggio non fosse schiavo della propria imperizia. Se Niscemi cincischiasse di meno. E se, soprattutto, Maddè non si lasciasse sfuggire Bonaffini. L'azione si sviluppa sulla destra. Bonaffini vince il contrasto e parte. Supera Deleonardis, elude il ritorno di Maddè e dal fondo mette in mezzo il pallone, sul quale si avventa come un falco Plasmati (35'). È il gol che imbratta il punteggio (2-1) e macchia la partita del Taranto. Per salvarsi domenica a Ragusa bisogna vincere o pareggiare. di Lorenzo D'Alò

Florimbj: «E' mancato il colpo del ko»
L'analisi del tecnico jonico

Florimbj è contento a metà: «Sono soddisfatto per la vittoria, ma non per il punteggio. La squadra ha disputato una buona partita, ricca di intensità e di agonismo. Fino al 2-0 siamo stati quasi impeccabili. L'unico errore commesso è stato quello di non aver chiuso l'incontro siglando il terzo gol. A quel punto, non solo avremmo festeggiato solennemente la vittoria casalinga, ma avremmo posto l'ipoteca anche per quella di ritorno in Sicilia. E dire che le occasioni per portarci sul 3-0 le abbiamo avute; soltanto che le abbiamo fallite». Perchè Arabia dall'inizio in un ruolo non suo?  «Il mio intento era quello di sostituire Silvestri con un giocatore dalle caratteristiche simili. Purtroppo il ragazzo non si è inserito nel contesto della squadra e l'ho sostituito». Selvaggio, pur impegnandosi tantissimo, non ha finalizzato. «Il giudizio sul ragazzo è identico a quello da me espresso per l'intera squadra: ha disputato una buona partita». Come vede il match di ritorno? «Andremo a Ragusa per fare la nostra gara. Si partirà dal 2-1 per noi per cui questa volta spetterà a loro fare la partita. La situazione si è ribaltata. Adesso siamo noi ad avere due risultati su tre per festeggiare la permanenza in C2. Il primo obiettivo sarà quello di non incassare gol; il secondo, quello di inserirci nei varchi che si apriranno per tentare di piazzare la botta vincente. Grinta e determinazione dovranno essere le stesse che ci hanno consentito di vincere il match d'andata». I tifosi vi hanno incitati fino all'ultimo. «Sono stati fantastici. Ho ammirato da allenatore amico quel calore e quello spettacolo che avevo visto quando sedevo sulle panchine avversarie». di Giuseppe Dimito

«Una sofferenza doppia»
Sergi e Silvestri in tribuna. La domenica «particolare» dei giocatori sospesi

La testa gli bolle, ma c'è la bandana (nero) ad assorbire il sudore di Michele Sergi, attaccante sospettato di doping che, assieme al centrocampista Sirio Silvestri, tribola in tribuna, col rammarico di non aver potuto recitare nella partita della sopravvivenza. «Le assicuro che si soffre di più a fare da spettatore ad una partita di calcio (tra l'altro così delicata) che giocarsela», commenta la punta di Galatina. Ma il suo sconforto è rincuorato «da una prova eccezionale della mia squadra, che mi spinge a non pensare all'ipotesi di una partita diversa, qualora io e Silvestri fossimo stati in campo. L'importante è aver affrontato con il giusto spirito i playout ed esserci trovati in vantaggio dopo il primo atto». Il Taranto avrebbe potuto raccogliere di più, dopo aver seminato abbondantemente attraverso le scorribande che hanno messo in apprensione la difesa siciliana. «Il 3-0 sarebbe stato un risultato migliore ed equo, rispetto al 2-1 - sostiene l'esterno Silvestri, anch'egli sospeso dalla procura federale per il caso-doping - ma l'importante è aver archiviato la gara-1 dei playout in vantaggio. Ora è il Ragusa che dovrà forzatamente vincere. Sicuramente tale imperativo la farà giocare in casa con apprensione. E il Taranto? Se si comporta come oggi, convinto e cattivo, può mettere in salvo la serie C2». Probabilmente anche negli ultimi 90 minuti della stagione, il Taranto sarà "orfano" di Sergi e Silvestri. «Io sono pessimista, credo che non giocheremo. La speranza è di non subìre una squalifica pesante», commenta l'attaccante. «Io invece credo ai miracoli, chissà che a Ragusa il Taranto non possa contare su di noi. In tale maniera avremo una chance per riscattarci», rivela il centrocampista. Sergi e Silvestri lasciano la tribuna dello Iacovone col volto triste. Il loro futuro è da scoprire. Prima il Taranto dovrà salvarsi. di Alessandro Salvatore

Il Ragusa perde di misura, ma può salvarsi
Agli azzurri del duo tecnico Nuccio-Infantino basta vincere gara due il 5 giugno prossimo per ottenere la permanenza in Serie C2

Ragusa. «Abbiamo limitato i danni; domenica, al cospetto del nostro pubblico, dobbiamo vincere per conquistare la salvezza; per noi non potranno esserci mezzi termini». E' stato questo ieri pomeriggio il commento a caldo, dopo il 2-1 di Taranto, del direttore generale del Ragusa, Marcello Pitino. Che poi ha aggiunto: «Dopo il 2-0 abbiamo rischiato tanto. Noi infatti ci siamo portati in massa in avanti e loro, in contropiede, hanno avuto un paio di grosse occasioni per inflggerci una sconfitta più pesante. Per fortuna che, nel finale, è arrivato il gol di Plasmati a conclusione di una grande azione di Bonaffini». 
Il giovane centrocampista, ad una manciata di minuti dalla conclusione, ha recuperato un pallone a centrocampo, è "volato" sulla fascia, ha saltato un avversario, ha vinto un contrasto, ha fatto il tunnel ad un altro avversario e quindi, dalla linea di fondo, ha servito un pallone d'oro a Plasmati al quale non è rimasto altro da fare che depositare la palla alle spalle del portiere tarantino. «Un gol preziosissimo - ha detto Pietro Infantino - che rende meno amara la sconfitta e che ci consente di guardare con una certa fiducia alla partita di ritorno, domenica prossima all'"Aldo Campo". La nostra squadra è viva e la fiducia appare ben riposta». 
Il Ragusa aveva subito la prima rete per un autentico infortunio di Fumagalli: era scivolato ed aveva dato via libera agli avversari. «Un vero peccato - diceva il team manager Carmelo Azzone -: la nostra squadra stava giocando ottimamente ed aveva avuto due ottime occasioni (con Ierna e Artiaco: ndr) per passare in vantaggio. Il Taranto appariva timoroso; ovviamente quel vantaggio dava la carica ai pugliesi....». 
Nella ripresa il duo Nuccio-Infantino effettuava un primo cambio: Sadiki per Ierna. La gara appariva abbastanza controllata dagli azzurri. Ma ecco arrivare il gol del 2-0: una gran botta da trenta metri, all'incrocio dei pali. Una mazzata per il Ragusa. A quel punto veniva lanciato nella mischia anche Plasmati (tenuto in panchina perchè in non buone condizioni fisiche) al posto di Artiaco. E la mossa, per come visto, doveva risultare azzeccata perchè l'attaccante riusciva, nel finale, a siglare il suo ottavo bersaglio stagionale. Poteva andare meglio per gli azzurri iblei questa gara-1 dei play out. Bastava fare più attenzione, o, se preferite, bisognava avere un briciolo di fortuna dalla propria parte. Quella fortuna che nella stagione 2004-2005 sembra davvero avere imbroccato altre direzioni. Perchè la squadra ha giocato abbastanza bene e perchè le due reti subite sono state il risultato di singoli episodi, non il frutto di una netta superiorità degli avversari. Ma su questo tono potremmo andare avanti senza approdare a nulla di veramente positivo. E allora forse ha ragione Marcello Pitino quando sostiene che "sono stati limitati i danni e che ancora nulla appare compromesso". Non ci saranno, per gara-2, tatticismi di sorta. Bisognerà semplicemente vincere. di Giovanni Pluchino

«Ci credo, ci salviamo»
Blasi lancia il Taranto: «Voglio vedere una squadra convinta come me»

Fiato sospeso, aria da depurare. Il Taranto sente la tensione montare: i playout ad un passo, l'ombra del doping da tenere a bada, la cronaca che ancora minaccia la quiete. Comincia la settimana più lunga: la prima gara è in fondo al rettilineo, ma in mezzo ci sono giorni da vivere intensamente e la vicenda del presunto caso di doping ancora da chiarire. Giorni preceduti dalla bufera: la positività di Sergi e Silvestri, la deposizione dinanzi alla Procura Federale, l'assunzione di responsabilità da parte del medico William Uzzi, la sospensione da parte della Disciplinare ai due giocatri, il “congelamento” del rapporto tra la società e il suo responsabile medico. Giorni da scoprire: giovedì toccherà al medico del doping (il dottor Grassi) e al commissario presente al momento del controllo a Sergi e Silvestri (il dottor Lo Noce). Racconteranno la loro versione: potrebbero firmare la condanna dei giocatori oppure avvicinare l'assoluzione. Tutto ruota intorno al grado di responsabilità che verrà riconosciuto ai due rossoblu.
Giorni contaminati, quindi. Che portano con loro un senso di provvisorietà che non aiuta chi deve prepararsi alla sfida dell'anno. «Sembra una telenovela. Proprio non me l'aspettavo e, sinceramente, ne avrei fatto volentieri a meno»: parla Gigi Blasi, una domenica prima dell'assalto al Ragusa. Parla il presidente, commentando l'equilibrio precario della sua squadra. Di qua c'è la garanzia di un altro anno di C2, di là c'è l'abisso dei dilettanti: si cammina, senza rete sotto. Il soffio del doping rischia di destabilizzare, di spingere tutto da un lato: allora Blasi parla, dettando le sue istruzioni. Prima, però, c'è l'amarezza: «Dicevo: non mi aspettavo questa situazione. Perché non immagini mai cose del genere quando ti affidi a professionisti». Un problema in più: pensieri distorti e concentrazione minata. Non ci sono previsioni. C'è, semplicemente, speranza di parte: «Spero - dice Blasi - che giovedì i medici del doping spieghino la situazione, dimostrino che i giocatori non hanno colpa, che li liberino dalle responsabilità». Il timore, però, che i due giocatori non siano disponibili per i playout esiste: «E' una possibilità, che non possiamo disconoscere, ma che nemmeno possiamo far diventare timore. Dobbiamo guardare oltre, concentrarci per i playout: pensare da Taranto, come grande gruppo capace di sopperire ad ogni eventuale assenza».
Pare di muoversi su un tappeto di mine. Tra il passo di inizio settimana e la partita ci sono ore dallo sviluppo indecifrabile: può accadere di tutto. E tutto quello che accadrà è destinato a non lasciare indifferenti: «E' il momento più delicato dell'annata - spiega il presidente -. E, per questo, dobbiamo stare attenti, cercando di non lasciarci sorprendere da nulla. E' guardando avanti che si costruisce il futuro, è pensando alla partita con il Ragsa che aumentiamo le nostre possibilità di arrivare concentrati all'appuntamento. Il doping, adesso, cerchiamo di renderlo qualcosa che appartiene al passato. Vediamo solo come finisce questa storia nella quale, giova ripeterlo, i giocatori non c'entrano. Abbiamo sospeso Uzzi, per questo motivo: lo avrei fatto subito, quando si è preso la responsabilità dell'accaduto. Ma prima abbiamo lasciato che, da medico del Taranto, andasse a deporre dinanzi alla Procura Antidoping». Tono pesante, ma non urlato: anche il morale sembra subire il condizionamento. Il presidente, però, è rapido a risollevarsi. E a tentare di risollevare tutti: per evitare che i rumori della cronaca lascino il segno nello spogliatoio: «Sinceramente non credo che tutta questa vicenda possano cambiare qualcosa nel morale del gruppo. E' un episodio stupido, un'ingenuità che non doveva capitare e che stiamo cercando di neutralizzare. Ma per la squadra, credo, non ci saranno problemi: saremo capaci di superare anche questo. Certo, senza Sergi e Silvestri potrebbe essere un problema. Ma i calciatori della squadra sono ventidue».
Due partite per decidere il destino. Due partite, al di là di quanto stia ruotando intorno in queste ore, da preparare nei dettagli. Una salvezza ancora da conquistare: «Io - dice Blasi - sono convinto che il Taranto si salverà. Al cento per cento: ci credo come ci ho creduto sin dall'inizio. Siamo alla vigilia di centottanta minuti in cui ci giochiamo tutto. Molto, però, ce lo giochiamo nei novanta di Taranto: dobbiamo vincere per forza. Una vittoria a Taranto è molto importante: per il morale, per gestire il ritorno, per convincerci della fattibilità dell'impresa. Per tutto, insomma». L'ultimo passo per raddrizzare una stagione storta: si è evitata la sparizione prima, la retrocessione diretta poi e, adesso, si deve cercare di non sprofondare: «Siamo di fronte al momento di maggiore importanza. Passa davanti a noi un intero campionato e dobbiamo acciuffarlo, difenderlo: ce la dobbiamo mettere tutta. E tutti, adesso, devono fare la loro parte: se non va bene qualcosa siamo tutti colpevoli, se ci salviamo siamo tutti vincitori. Ora alleniamoci, concentriamoci. E richiamiamo il pubblico. Abbiamo bisogno della nostra gente, abbiamo bisogno di più di quanta ne sia venuta contro la Pro Vasto. La differenza, in queste partite, la fa il pubblico. E il nostro, di pubblico, può davvero fare la differenza».
Ognuno la sua parte. Blasi farà tutto il possibile, per quello che lo riguarda: «La scorsa settimana sono stato fuori e non ho avuto l'opportunità di parlare con i giocatori. Martedì, invece, sarò negli spogliatoi: voglio vedere il gruppo negli occhi, voglio capire lo stato d'animo voglio trovare una squadra che ci crede più di me. E' il momento di mostrare i muscoli, questo. Dopo l'allenamento, poi, pagheremo gli stipendi». Scadenzario che tiene presente la filosofia del gruppo: ognuno fa il suo. Anche la società: «E' la settimana più importante e non dobbiamo sbagliare: bisogna lavorare seriamente. Noi faremo tutto quello che abbiamo fatto nelle settimane passate: staremo vicino alla squadra, onoreremo gli impegni. Faremo in modo di non creare alibi, di mettere tutti nella condizione migliore per operare».
La sorpresa è che il ritiro di Galatina non ci sarà più. Era un progetto, ma il presidente la vede diversamente: «Nessun ritiro: ci andremo solo dopo la gara di andata. Questa, invece, la prepariamo a Taranto. Ci alleneremo qui, ma a porte chiuse. Per me è più utile: i giocatori devono sentire la tensione della città, non devono andare via. Devono capire il clima, l'attesa. E la gente, da parte sua, deve capire il nostro momento e il nostro bisogno di sostegno, coprendo la squadra di calore». Fare come se tutto fosse normale, senza pensare ai guai recenti: «In queste gare vince la serenità, vince chi ha più testa, chi mantiene la concentrazione. Noi non siamo inferiori a nessuno, dobbiamo saperlo».
Il Ragusa è l'avversario a cui contendere la permanenza. Squadra di difficile interpretazione, ma soprattutto di foschi ricordi. Quella partita di quattro mesi fa (da 2-0 a 2-3 in cinque minuti) è una ferita che brucia ancora: «Vorrei riscattarmi alla grande: vorrei dare una bellissima risposta dopo quella sconfitta. Una grande vittoria a Taranto e un grande pareggio a Ragusa: il programma è questo». Perchè se il precedente non piace, c'è anche una parte del confronto che incoraggia: il Taranto che, a casa d'altri, si trova avanti di due gol senza che il risultato possa essere contestato: «In effetti a parte quei cinque minuti a Ragusa ci fu una prestazione positiva: fummo superiori, in ogni zona del campo. Ma quella era una partita di campionato, questa è un'altra storia». 
Sarà la partita che deciderà il futuro, probabilmente. Anche se Blasi la pensa in modo diverso: «Il futuro è già scritto. Non c'entrano i playout. Il futuro l'ho scritto il 14 dicembre e non sarà una salvezza o una retrocessione a cambiarlo. E' un futuro vincente, serio, corretto: ve lo posso garantire». Però l'appuntamento è importante. Il Taranto lo prepara in silenzio. La squadra, ancora, non può parlare: «La squadra non deve parlare fino alle sette della sera di Ragusa. Poi parlerà: per raccontare una grande vittoria». di Fulvio Paglialunga

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