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Taranto, tifosi ancora in marcia

In marcia per il Taranto. Ancora una volta. «E speriamo che sia l'ultima»: l'esortazione è di un giovane con tanto di maglia da ultrà. E poi viene raccolta dagli altri. La manifestazione contro i soci di minoranza è un'ideale prosecuzione di quella di Ancona: la protesta ha come obiettivo la nascita di una società solida. E non lascia nessun obiettivo.
Ieri era il turno dei proprietari del quaranta per cento. Invitati ad andare via da trecento persone (il dato di partenza) che hanno percorso il cuore della città. Davanti alla porta dell'Arsenale i tifosi si radunano e partono con una mezzora abbondante di ritardo. Il tempo di radunarsi. Srotolano lo striscione: "Giove e Pieroni andate via". E partono. Per chiedere cosa? Lo annuncia Giovanni, degli Ultrapaz, con il megafono: «Il Taranto sta facendo finalmente gli acquisti e ci va bene. Ma non basta: vogliamo una società solida. Per questo, come abbiamo manifestato sabato ad Ancona, adesso manifestiamo contro i quattro soci».
Si parte: birra Raffo d'ordinanza. Ci sono tutti i gruppi ultras, tutti i volti noti del tifo. Giove, Tagarelli, Simonetti e Palma vengono chiamati in causa, quasi fosse un appello alle responsabilità. Ci sono anche cori contro Pieroni. C'è pure un carrello da supermercato, con dentro... i rifornimenti per chi ha sete. La gente a spasso su via di Palma appare sorpresa. C'è chi si ferma ad osservare, chi si aggrega e ingrossa il corteo. Chi esce dal negozio e comincia a cantare con gli ultrà, chi si affaccia dal balcone. Il Taranto rapisce tutti, la fame di futuro non si arresta. 
Tony Castellano, dei Vagabonds, riprende ogni momento della marcia: «Dopo essere andati ad Ancona era giusto manifestare contro i soci di minoranza, che hanno colpe uguali a quelle di Pieroni. E' il nostro ennesimo corteo di protesta: speriamo che sia l'ultimo». Comincia a tirare aria un po' normale intorno al Taranto. L'impennata della campagna acquisti è un segnale valido: «Certo, i nuovi acquisti sono un passo avanti. Ma un piccolo passo: a noi interessa innanzitutto una società forte e solida, che possa durare nel tempo».
Il corteo cammina e incuriosisce. Scorre in modo colorato e assolutamente pacifico. Antonello Sibilla, dello Psyco Group, lascia per un attimo la testa della manifestazione: «Siamo qui perchè non ce l'abbiamo solo con Pieroni, ma contro l'intera proprietà. Il Taranto merita di più. La minoranza si impegni per la società e, se non ce la fa, lasci tutto a chi può aiutare il Taranto».
Piazza Immacolata, ad un certo punto, è invasa: i tifosi tirano fuori l'altro striscione. "Il Taranto a chi lo ama": solito refrain, sperando che il messaggio raggiunga chi deve. Chi sfila sa di amare il Taranto. E chiede di essere ricambiato con la stessa moneta. Il gruppone si siede, canta. Anche cori d'orgoglio, per rimarcare il vanto di sentirsi tarantini, la fede nei confronti della squadra. Domenico, degli Ultrapaz, si ferma un po': «Anche la minoranza ha le sue colpe. E sono pure abbastanza. Perchè se Pieroni si era disinteressato del Taranto, loro, da tarantini, doveva fare qualcosa. Adesso agevolino le trattative per cedere. Se compra Pieroni? Io preferirei una proprietà completamente nuova».
Ci sono punti del centro in cui la protesta si alza di tono, i cori diventano possenti. Ma tutto rimane pacifico. Il corteo, nel frattempo, è diventato ancora più numeroso. E quando arriva in piazza della Vittoria le facce dei tifosi parlano: sono soddisfatti. In posa per le foto, fuori di nuovo lo striscione "Il Taranto a chi lo ama" e ancora cori. Ciccio "U Lueng" Colucci, degli Spuenze, dice la sua: «E' l'ennesimo segnale del nostro malessere, ma anche dell'amore che abbiamo per la nostra squadra. Così facciamo capire che ce l'abbiamo con tutti i proprietari del Taranto, tutti responsabili di questa situazione». Adesso serve una svolta: «L'ideale sarebbe un nuovo proprietario. Pieroni potrebbe anche prendere il quaranta per cento, ma per essere amato deve tornare quello di prima. Gli ultimi acquisti sono un buon segnale».
Poco più in là c'è Donato, di "Tifo è Amicizia": «Tocca ai soci di minoranza, adesso, farsi sentire. Anche alla luce delle nuove intenzioni di Pieroni. Un proprietario unico può andar bene, ma non è questo il punto: ogni soluzione può servire a portare chiarezza. Tranne continuare ad andare avanti con una compagine societaria che non va d'accordo».
Il rumore della manifestazione scema lentamente. Ma prima di sciogliersi il gruppo si dà appuntamento per Chieti: alle 7 davanti alla Concattedrale. Promettono di essere in trecento. E, alla prossima in casa, dovrebbero interrompere la diserzione. Entrando allo stadio, magari con altre modalità per la protesta. Ma tornando a vedere il Taranto. Buon segno.

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