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Peccato per il triste finale

Buona partecipazione di gente al corteo che si è snodato da via di Palma. Intorno alle 2 mila persone, forse di più. Oltre i “soliti noti”, molta anche la gente comune, i tifosi comuni (presenti anche Papalia e Uzzi). Peccato che il tutto sia stato sporcato da un triste finale. Nonostante la manifestazione dovesse avere formale conclusione a piazza Garibaldi, il corteo, improvvisamente decapitatosi, si dirige verso il ponte girevole. Si vuole passare il ponte negato. Fermo il diniego. Inevitabile a questo punto lo scontro con le forze dell’ordine. Inutile prestarsi al gioco del di chi sono le responsabilità maggiori o, addirittura a chi ha iniziato per prima. Due sole considerazioni: il corteo non doveva arrivare lì e come sempre, in queste circostanze si perde tutti. Inspiegabili poi i danni arrecati ad alcune auto parcheggiate e ad alcuni suppellettili urbani della zona. L’unico risvolto positivo, paradossalmente, potrebbe essere quello di aver sollevato finalmente il caso-Taranto, anche a livello di ordine pubblico. Ma il prezzo pagato è sinceramente troppo. Senza trascurare l’ipotesi che questo presunto effetto positivo non si trasformi in un boomerang : il triste epilogo infatti rischia di aver compromesso l’intera manifestazione, inquinandone il messaggio forte. Non solo. Si potrebbero creare le condizioni per allargare la distanza tra il tifo più acceso e il resto della tifoseria, della città. Proprio in un momento nel quale era importante creare un forte compatto e unico. Insomma un favore a chi ha giocato sino a ieri alla politica dello sfascio. Nel suo interesse personale. di Antonio Fullone

Un grande corteo. Rovinato
I sostenitori cercano di arrivare sul Ponte Girevole, la polizia si oppone. La "marcia dell'orgoglio" era scivolata via senza problemi, tra messaggi inequivocabili, striscioni e passione. Oltre duemila i partecipanti

Non ci fosse stato il finale sarebbe stata una manifestazione da ricordare. Per la passione e la partecipazione. Ma gli incidenti finali sono cronaca: hanno rovinato tutto. Quattro feriti non gravi, due tra le forze dell'ordine, due tra i tifosi (uno dei quali ha riportato un lieve trauma cranico), parecchi danneggiamenti (suppellettili urbane e automobili) e momenti di altissima tensione. Scontri tra supporters rossoblu e forze dell'ordine nati da un tentativo di andare oltre il corteo. Di attraversare (e forse occupare) il Ponte Girevole, anche se la manifestazione era autorizzata fino a piazza Garibaldi. 
Dinanzi al ponte, però, i tifosi hanno trovato un cordone di poliziotti schierato. Hanno cercato di sfondarlo, sono cominciate le cariche. Continuate a lungo, con oggetti che volavano e rumori di vetri e bottiglie infranti. Un'ora di inferno, di lacrimogeni e pietre, di scontri e di corse disperate per mettersi al riparo. Trovarsi lì in mezzo, a quel punto, vuol dire vedere gente che scappa, bambini che piangono, sentire sirene suonare, vetri rompersi. Quello che succede alla fine è una macchia su tutto quello di prima. E la violenza rischia anche di sminuire il messaggio, la battaglia a distanza con le forze dell'ordine lascia un senso di sconfitta (di tutti) anche in coda ad una manifestazione che aveva impressionato per altro.
Il corteo di protesta dei tifosi, infatti, aveva subito sorpreso: un fiume di partecipanti. Millecinquecento-duemila persone secondo la Questura, duemilacinquecento almeno secondo gli organizzatori. Tanta, tantissima gente mobilitatasi per protestare contro la società, per chiedere (è il messaggio lanciato) a Pieroni, Giove, Palma, Tagarelli e Simonetti di lasciare il Taranto, di vendere le quote in loro possesso. Un ricambio societario chiesto con cori separati, per tutti. Un corteo aperto da un furgoncino con su montate delle casse, partito dalla porta dell'Arsenale con una sorta di appello lanciato al microfono: «Oggi è una giornata importante per Taranto: dobbiamo riprenderci la nostra squadra. Fuori l'orgoglio, ragazzi».
L'orgoglio che marcia è negli striscioni, nelle sciarpe, nelle bandiere, nei cori. Cantano per il Taranto, cantano contro i proprietari: il socio di maggioranza, innanzitutto, ma pure gli altri. "Andate via", è il messaggio di apertura. "Nessun rispetto per chi inganna una città", lo striscione più visibile. "Ci avete rotto il ca...lcio", quello più goliardico. E poi tanti altri scritti con lo stesso tenore, con lo stesso intento. I tifosi che marciano hanno tutte le età: sono ultrà o semplici sostenitori, curvaioli abituali o padri con il passeggino. Vengono anche dalla provincia ("Crispiano Rossoblu" si legge tra gli altri).
La marcia della passione è accompagnata da cori da stadio, da autoincitamenti ("Noi non molleremo mai") o da riarrangiamenti ("Chi non salta è un Pieroni"). Ci sono passaggi (brevi) di musica tarantina irradiati dalle casse del furgoncino. C'è Emanuele Papalia, anche. Il presidente dell'Ascom e della Camera di Commercio, ex numero uno dell'Arsenal Taranto, è mimetizzato tra i tifosi. Parla volentieri: «Sono qui perchè interpreto il sentimento dei tifosi, della città. Perchè comprendo la necessità di trovare una soluzione». Il grande mediatore fa capire di non essersi fermato («Ma è ancora presto per farsi illusioni»), ma anche di essere ancora deluso dal "no" dei giocatori alla sua proposta: «Non hanno capito il senso: io volevo creare un legame forte con la città, voleva avviare un progetto innovativo che probabilmente avrebbe aperto porte inimmaginabili».
La città sfila: oltre duemila persone. Papalia osserva: «La risposta dei tifosi è imponente, ma è augurabile che non si pensi "contro", ma si pensi "a favore" del Taranto. Io, sia chiaro, non voglio fare il presidente nè chiedo altro: sono una figura di mediazione, individuata come tale e lieto di esserla. Ora bisogna capire cosa deciderà Pieroni. Credo che se dovesse decidere di delocalizzare la gestione, rimarrebbe una professionalità di cui tener conto». Un indizio?
La marcia, intanto, non si arresta. E marcia pure William Uzzi. L'ex presidente e medico sociale del Taranto è rappresentate di una cordata dettasi pronta a subentrare a Pieroni: «Sto con i tifosi, perchè è giusto essere al loro fianco. La gente è stanca di questa situazione: abbiamo toccato il fondo e adesso cerchiamo di risalire. Questa manifestazione pone i responsabili della società di fronte ad una scelta che non è più rinviabile: o dentro, o fuori». Uzzi mescola la partita del pomeriggio e la manifestazione della sera: «I giocatori hanno dato prova di attaccamento e professionalità, i tifosi dimostrano una passione che non scopro certo io e che resta ineguagliabile. Credo che gli spalti vuoti e la squadra motivata siano una cosa da tenere in considerazione. Ma, attenti: non sono qui perchè voglio sostituire Pieroni e perchè voglio prendermi il Taranto. Sono un tifoso, non un imprenditore. E da tifoso sono pronto a trovare soluzioni se dovessero servire».
Nascono le proposte, il corteo va avanti. Non ci sono rappresentanti delle istituzioni (a parte l'assessore Funiciello e il "consigliere-ultrà" Lele Leone), alcuni tifosi reclamano la presenza del sindaco, chiedono anche agli agenti della Digos di contattarla. Passa però Panarelli, i tifosi rossoblu si fermano a parlare con lui. Il corteo scorre ancora regolare e significativo, con gli eccessi e le simpatiche bizzarrie tipiche del tifo. Fino a piazza Garibaldi. Il fuori-programma, gli incidenti, i feriti, guastano tutto. Forse anche il messaggio forte lanciato fino a poco prima. Non ci voleva. di Fulvio Paglialunga

A migliaia in piazza per dire "no" a Pieroni
Esplode la rabbia dei tifosi: "Via tutti, vogliamo una nuova società". Scontri con la polizia sul ponte girevole: due feriti

Due feriti (per fortuna non gravi), gravi scontri tra tifosi e Polizia. Si è conclusa nella maniera peggiore la manifestazione organizzata dai tifosi. La conclusione del corteo era prevista in Piazza Garibaldi: ma i tifosi hanno tentato di raggiungere Palazzo di Città cercando di forzare i blocchi delle forze di polizia all'ingresso del Ponte Girevole. L'atmosfera si è subito surriscaldata, con tafferugli e cariche della Polizia, tentativi di sfondamento del blocco e un fitto lancio di pietre e fumogeni. Ne ha fatto le spese un funzionario di Polizia ed un tifoso, ferito alla testa: immediatamente soccorso, il giovane è stato ricoverato al SS. Annunziata" per un trauma cranico non commotivo. Spintonati anche i soccorritori del 118. E' stata la conclusione più brutta per una manifestazione che si era svolta pacificamente. Via Pieroni, via tutti. Era stato questo il grido di una intera tifoseria: da ieri sera non è più una sensazione, ma un messaggio forte e chiaro lanciato da 2500 supporters. La manifestazione organizzata da tutte le sigle del tifo jonico per protestare contro i protagonisti della telenovela societaria si era trasformata in un successo, "sporcate', purtroppo, dai gravi incidenti di fine serata. Era pienamente riuscita anche la "diserzione" dello stadio: l'appello dei club rossoblù è stato accolto, sui gradoni dello "lacovone" c'erano poco più di cinquecento persone. Il corteo si è snodato per le vie del centro cittadino chiedendo a gran voce la "cacciata" di Ermanno Pieroni e dei quattro soci di minoranza. Il raduno dei sostenitori era fissato alle 17.30 davanti ai cancelli dell'Arsenale: l'afflusso dei tifosi (di tutte le età) è stata subito massiccia, il timore di un ennesimo "flop" (le ultime manifestazioni avevano raccolto un numero esiguo di presenze) non ha trovato riscontri. Alle 17.45 il "serpentone rossoblù" ha cominciato il proprio cammino percorrendo Via Di Palma: alla guida un motocarro su cui hanno trovato posto le "voci" della Curva Nord, munite di megafono per lanciare cori e canti. Nessuno striscione in apertura, per lasciare spazio alle bandiere dei vari gruppi: ma l'intero corteo è stato punteggiato da "tazebao" inequivocabili: "Contro i cinque una intera città", "Nessuna pietà per chi inganna la città". "Ci avete rotto il ca..lcio", comparso allo stadio nel corso del match con il Pesaro, "Pieroni illuminaci ... datti fuoco", "Progetto Pieroni, tutte chiacchiere". Dello stesso tenore i cori: naturalmente è stato il "patron" il principale obiettivo dei partecipanti, che non hanno risparmiato, però, i soci tarantini. "Pieroni vattene via", "Chi non salta è un Pieroni" sono stati gli slogan più cantati, accompagnati da strali poco riferibili (e facilmente immaginabili) e dai canti "storici" della curva tarantina. Soddisfatti gli esponenti del tifo organizzato: «Siamo contenti - dichiara Giovanni Orlando degli Ultrapaz - la città ha dimostrato di tenere davvero alle sorti della squadra. Adesso attendiamo risposte chiare». Sulla stessa lunghezza d'onda Giuseppe Melucci di Taranto Supporters: Al fallimento di questo corteo avrebbe rappresentato il nostro fallimento come club organizzati. Da stasera, invece, la città si è ripresa idealmente la propria squadra di calcio". Presente nel corteo anche Luigi Panarelli, in rappresentanza della squadra. Pochi gli esponenti istituzionali: in rappresentanza dell'Amministrazione comunale sono giunti l'assessore Clara Funicello ed il consigliere Raffaele Leone. C'era anche il presidente dell'Ascom, Emanuele Papalia, protagonista nell'ultimo periodo di vari tentativi di mediazione per agevolare un passaggio di consegno ai vertici dei club di Viale Virgilio. «La massiccia partecipazione della gente - ha commentato l'ex presidente dell'Arsenal Taranto - dimostra ancora una volta l'eccezionale capacità di aggregazione del gioco del calcio. Tutti devono capire che questa squadra, questa serie C1 rappresenta una grande ricchezza per l'intera città, un formidabile veicolo promozionale». In chiave futura Papalia nega ancora una volta un coinvolgimento personale nella società rossoblù: «Non aspiro certamente alla presidenza - ha sostenuto - ma continuo a sottolineare l'importanza di una collaborazione tra le forze imprenditoriali e le istituzioni. E' finito il tempo dei mecenati, c'è bisogno di un progetto serio, trasparente, in cui tutti abbiano la possibilità di guardare i bilanci e di sapere quanto costa un calciatore». Papalia "frena" anche su una possibile "spallata" a Pieroni: «Bisogna capire le reali intenzioni del patron - ha proseguito - di certo, se decidesse di affidare ad altri il Taranto, potrebbe ancora rappresentare una professionalità importante per il club dal punto di vista manageriale. Questa serata non deve essere interpretata in modo negativo, non deve essere una "manifestazione-contro", ma una iniziativa fatta per assicurare al Taranto un futuro migliore».

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