AF
La manifestazione è riuscita
pienamente. Qualcuno (un po' tutti) sperava in una partecipazione più consistente, tuttavia se pensiamo all'annata, alla giornata particolare portare a sfilare per le vie della città 5-600 persone (complessivamente qualcosa in più : c'è stata anche una selezione
naturale) non è poco. E poi, mai come in questa circostanza contava la qualità. Nessun coro contro è segno di grandissima maturità, un segnale davvero importante dal quale ripartire.Le istituzioni, ieri colpevolmente assenti, hanno ora la possibilità di raccogliere quell'invito, se davvero tengono alle sorti del Taranto
Calcio. Il secondo tempo del corteo di ieri si gioca ora. I tifosi hanno vinto la loro frazione. E' chiaro che si attende anche un segnale diverso dalle parti: Pieroni deve fare qualcosa di più e di diverso rispetto al passato. Giove e company guadagnare un minimo di dignità e serietà. Un saluto particolare ai ragazzi dei delfini erranti presenti ieri e provenienti da Roma.
Tarantosera
L’evento clou della giornata è stato il corteo organizzato dalla tifoseria: circa 700 supporters, infatti, vi hanno aderito incitando il Taranto dal piazzale antistante alla Curva Nord sino a Piazza Ebalia, punto d’arrivo del "serpente" rossoblu. Non un coro "contro", ma tutti a favore del Taranto. Non un rappresentante delle istituzioni a dimostrazione che l’interesse nei confronti di una squadra di calcio che è patrimonio dell’intera collettività è davvero ridotto al lumicino. Almeno per quest’anno si accontentino di una salvezza strappata con gli artigli tutti coloro, e ci riferiamo ai tifosi disposti ad affrontare qualsiasi ostacolo pur di sostenere la squadra in ogni dove, che hanno dimostrato di avere davvero a cuore le sorti del Taranto nella speranza che chi di dovere tenga fede ai propri impegni riportando la squadra ai livelli che più le competono.
Corriere del Giorno
Sulla base della statua di Iacovone c'è un fascio di fiori. Griffato Krazy Group. Il punto di partenza del futuro è lì. Giovanni ha il megafono, dietro la felpa c'è una scritta: "Taranto e basta". Ore 18.15, puntuali: via al corteo. Davanti un grande striscione: "Il Taranto a chi lo ama". Messaggio forte e chiaro, scritto in rossoblu. Il campionato del Taranto è finito cinque minuti prima, i tifosi fanno partire il futuro. Manifestazione "A Favore del Taranto, per un calcio diverso": l'hanno chiamata così per far capire che per un giorno le polemiche sono da parte, che si marcia per il Taranto, per dare un segnale, per meritarsi un futuro diverso da una stagione ai confini dell'assurdo. Viaggiamo nel cuore del corteo, fianco a fianco con la passione. Dalla Curva Nord dello "Iacovone" fino a Piazza Ebalia. Nessun coro contro, solo goliardia, amore per la maglia e qualche buona birra Raffo. Il coro di partenza è emblematico: "Forza vecchio cuore rossoblu". L'incitamento è per la squadra, il tifo si riversa per le strade della città. Attraversandola tutta, scortati dalle loro bandiere, accompagnati dalle canzoni abituali. Come fosse una domenica nello stadio, anche se lo scenario è un altro. La partita è finita da un po', la salvezza è in archivio. Comincia il futuro, si gioca la partita più importante. Il corteo, va detto subito, riesce. Persino con l'abituale forbice sui partecipanti: quattrocento secondo la Questura, ottocento secondo gli organizzatori. Scende in piazza la gente che tifa: dalla curva, dalla gradinata, dalla tribuna. Gruppi organizzati e semplici tifosi, gente con la carta d'identità pesante e bambini mano nella mano con il papà. Tutti con la sciarpa, tutti con il cuore. "Il Taranto siamo noi": è l'altro striscione del corteo, portato dai tifosi della gradinata. Un gruppo unico, una tifoseria finalmente unita. Felice di esserci, vogliosa di mostrare la propria appartenenza, il proprio attaccamento alla maglia. Michele Nitti è del gruppo "Sette vite": il nome dice tutto. La passione per il Taranto non muore mai: «Vogliamo dare un segnale forte alla città: chiediamo una società che ci possa garantire un futuro. Spero che la salvezza ottenuta sia un primo tassello per costruire meglio la prossima stagione». Stefano Palermo, stesso gruppo, è al suo fianco: «La nostra preoccupazione è che tutto si ripeta. Noi questo non lo vogliamo, vogliamo un futuro. Una nuova cordata o Pieroni da solo alla guida: le soluzioni sono queste. Perchè qui nessuno ce l'ha con Pieroni». Il corteo si snoda agile. Ha voglia di farsi vedere. I tifosi si fermano, cantano. Poi camminano speditamente. La gente c'è, il messaggio è forte. "Sono tarantino e me ne vanto", è spesso ripetuto. Questo vogliono dire: sono orgogliosi di esserci, vogliono quello che si meritano. La gente agli angoli delle strade si ferma, osserva, approva. C'è anche chi tira fuori una macchina fotografica dall'auto bloccata dal corteo e ne approfitta per immortalare il momento. La gente dei "Giardini Virgilio" si avvicina alla recinzione, guarda la passione che scorre. A guardare, però, non c'è nessun rappresentante delle istituzioni: nessuno che solidarizza, che fa capire che la città che conta è vicina. Nessuno che raccoglie da vicino il canto d'amore di Taranto. Gente da passerella, probabilmente. Che preferisce concedere un'intervista quando tutto va bene. Oppure che - ci riferiscono - esprime la propria vicinanza al Taranto parlando con qualche dirigente a fine partita. Evitando, però, di marciare. Nessun nome, sarebbe troppa grazia. C'è Raffaele Leone, consigliere comunale con spirito ultrà. Ma non gli fa piacere essere un'eccezione. C'è Valentino Gennarini, fazzoletto rossoblu al collo, che marcia deluso: «Avevo contattato personalmente le istituzioni, pregandoli di partecipare: invece non c'è nessuno». Cori per Iacovone, lui approva. La passione non si dissolve mai. Nè dopo una stagione così, nè dopo venticinque anni dalla separazione del campione più amato. Si passa davanti alla società. Silenzio. Una sosta più lunga, poi tutti seduti. Poi si canta: "Ci pensiamo noi a mandarvi in B". Il sogno è quello, la gente che marcia merita di realizzarlo. Cosimo Pizzolla ha una sciarpa al collo e il piccolo Antonio (nove anni) per mano: «Speriamo che questa manifestazione serva ad ottenere un po' di chiarezza. Questa è stata una stagione molto duro e spero che la società, adesso, risolva i suoi problemi. Il nostro è un segnale, un bel segnale. Ma deve servire a qualcosa». E' la giornata dell'orgoglio. I tarantini lo cantano, lo urlano, lo mostrano. Cantano: "Non molliamo mai". Ci sono, ci saranno. Fausto Rosso è del club "Tifo è Amicizia", sta cantando, poi spiega: «E' un momento importante per la tifoseria. Il segnale va preso in considerazione da tutti. Speriamo che le istituzioni, la società, chi di dovere, lo colga. Noi più di questo non possiamo fare: riportino la normalità, ci ridiano una dignità». Scorrono facce note, tifosi inossidabili. Ognuno porta il suo contributo. Claudio Capraro coltiva un desiderio: «Spero che questa manifestazione produca qualcosa. Lo dico se penso con il cuore. Se, invece, penso con la testa sono convinto che chi deve sapere, sa di cosa è capace Taranto e i tarantini. Quanto calore, quanta passione c'è in questa città lo sanno tutti. Questo corteo lo manifesta e mi auguro che possa essere un ulteriore punto di partenza. Ho ancora le lacrime del nove giugno agli occhi, spero che i sorrisi di oggi siano un buon segno. Perchè da oggi comincia il futuro». Il corteo è composto, marcia e canta. Digos e Polizia Municipale sono attenti, ma la mente di chi tifa è per il Taranto. E basta. Piazza Ebalia è vicina. Lì davanti c'è altra gente che aspetta. Il gruppo si ingrossa. Gli ultimi cori, poi i messaggi. Apre Giovanni Orlando, degli Ultrapaz: «Vogliamo una grandissima squadra e una grandissima società. Non ce la facciamo più. Tutti devono volere bene al Taranto almeno quanto ne vogliamo noi». Poi i documenti scritti. Stralci di quello della Curva Nord: «Grazie a tutti quanti hanno dato dimostrazione di attaccamento ai colori rossoblu, a quelli che hanno sofferto per questa stagione a dir poco travagliata. Tutte le vicissitudini di quest'anno non ci hanno impedito di essere ancora qui, ancora più forti per dare sostegno e forza ad una causa comune, per difendere i colori rossoblu. Tanti abusi, umiliazioni, prese in giro: noi tifosi siamo vittime di questo nuovo modo di vedere e gestire il calcio. Siamo stanchi di doverci chiedere ogni giorno cosa sarà della nostra maglia: noi siamo il Taranto ed è per questo che chi lo vorrà gestire lo dovrà fare nel rispetto di tutti noi». Antonio Fullone prima ribadisce l'assenza delle istituzioni, poi legge il documento della gradinata. Anche qui, stralci: «E' una giornata particolare per chi ama la maglia rossoblu. Questa manifestazione, nuova e diversa per Taranto, deve costituire un punto di partenza per costruire un futuro diverso, non necessariamente più brillante sportivamente, ma più decoroso e rispettoso dei nostri sentimenti. Vogliamo che il Taranto ritorni al centro delle attenzioni sportive e calcistiche della città: siamo stanchi di vedere anteposti fatti personali, azioni giudiziari e questioni di principio che nulla hanno a che vedere con la nostra passione. Rivendichiamo maggiore serietà e rispetto per la nostra passione». Ultimi interventi. Importante anche quello di Peppe Melucci, di Taranto Supporters: «Abbiamo dimostrato quante emozioni dà questa maglia, che poi viene infangata dalla società e da alcuni giocatori che si permettono di perdere 4-0 in casa rivendicando chissà quali diritti. Vogliamo sapere cosa ci aspetta domani, intanto abbiamo dimostrato la nostra maturità. La nostra stagione, dal 9 giugno non è finita: ora la città si muova». Applausi per tutti, ancora cori, ancora amore. Persino chi annuncia un treno per Avellino, partita che si gioca a campionato... concluso. I tarantini sono questo: un patrimonio da sfruttare, da rispettare. Chi può lo faccia, dia un futuro di gloria a questa gente. Nessuno la utilizzi per altri fini, la strumentalizzi. Un corteo così non merita gli avvoltoi. Solo un futuro migliore. E' troppo?
Gazzetta del Mezzogiorno
600 tifosi in piazza: «Dateci un calcio diverso»
L’ultima volta che i tifosi si erano dati appuntamento in piazza Ebalia risale al salto dalla C2 alla C1. Due stagioni fa. Sembra un secolo nel corso del quale i tifosi sono stati illusi. «Adesso basta. Riprendiamoci il Taranto e facciamolo risplendere ».Ognuno di loro ha un nome, ma tutti si sentono la stessa persona con la sciarpa rossoblù al collo. Giovani, adulti, anziani, donne e bambini. Ieri erano in 600. Hanno sfilato nel corteo pacifico, partito dallo Iacovone dopo l’insipido 0-0 con la Torres. «L’importante è la salvezza. Ora che il Taranto l’ha raggiunta, vogliamo aprire un nuovo capitolo. Noi restiamo vicini alla squadra, ma pretendiamo una dirigenza sana. Indipendentemente da chi la rappresenti». Per i tifosi non è solo una questione di denaro: «Il Taranto a chi lo ama». Uno striscione gigantesco apre il corteo che, rispettando l’agenda, è partito alle 18,15. «Ci aspettavamo più gente, ma non siamo delusi. Coloro che sfilano oggi, sono quelli che amano il Taranto. Che l’hanno seguito ovunque. Nei professionisti e nei dilettanti. Siamo soddisfatti. Una manifestazione così, non si era mai vista». Ci sono tutti: curva nord, sud e gradinata. Loro marciano (Salinella, viale Magna Grecia, viale Virgilio), intonando cori che distillano passione e severità. «Il Taranto siamo noi». L’altro maxi striscione parla chiaro. «Pieroni ci ha portato sulla soglia della B? Già, ma noi ci siamo fermati a Taranto-Catania. Vorremmo che si annodasse un filo col recente passato. Quando l’Italia parlava della favola-Taranto. Dei 25mila allo Iacovone. Ma se il filo sarà riannodato, dovrà essere resistente... ». Il corteo giunge in piazza Ebalia. Sono le 20. In un angolo c’è un microfono. A turno, chi se la sente, esprime il suo pensiero. Tra questi c’è quello di Antonio Fullone, leader di Tifo è Amicizia. «Un dato sui cui riflettere: la mancanza delle istituzioni ad una manifestazione diversa per la tifoseria tarantina, che lancia messaggi propositivi». Gli ultrà: «Al Taranto si è vicino solo nelle vittorie, ma noi andiamo avanti lo stesso». Fullone riprende: «Siamo stanchi di un calcio "nocivo". Forse è un momento economica difficile per la città. Ma il calcio deve rinascere, tornare il centro di gravità dello sport locale. Con serietà e programmazione». I tifosi vogliono un futuro. Per credere ancora nel Taranto.
blunote.it
Al grido di "son tarantino e me ne vanto", è partito il corteo dei circa 400 tifosi rossoblu che al termine del match con la Torres hanno voluto manifestare "Per un calcio diverso".
Quello che sperano tutti, anche le migliaia di persone che stasera non erano presenti fisicamente in un corteo "storico". La Taranto sportiva non ci sta, e lo ha fatto capire con una sfilata pacifica, e non attraverso il solito lancio di pietre e oggetti vari. Anche questa è civiltà.
L'appuntamento era nei pressi della statua del più grande giocatore del Taranto di tutti i tempi, Erasmo Iacovone: avanzando a ritmo di musica (mai un coro offensivo), i 400 tifosi hanno sfilato dietro lo striscione "Il Taranto a chi lo ama" e "Il Taranto siamo noi".
Tanta strada per far capire, a chi proprio non vuol sentirci, che quella rossoblu è una fede, non un capriccio.
Il corteo ha attraversato i punti nevralgici della Taranto calcistica: Viale Virgilio dove la società di Ermanno Pieroni ha sede e dove i tifosi, davanti a telecamere e taccuini, hanno deciso di sedersi per qualche minuto inscenando una sorta di protesta nella protesta.
Tutto nella massima correttezza. Una volti giunti a Piazza Ebalia, i rappresentanti dei vari gruppi promotori sono saliti su un palco per constatare la totale assenza di politici tarantini.
Il sindaco Rossana Di Bello era fuori città, ma gli altri? Non c'è peggior sordo di chi non voglia sentire. Questo i tifosi del Taranto lo hanno capito sulla loro pelle, ma la sensazione è che le manifestazioni non siano finite.
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