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Studio100
Anche questo Taranto se ne va
Il tribunale ha deciso il fallimento della società rossoblu. Naufragati anche gli ultimi tentativi di arrivare a un'intesa. Comune e Provincia assicurano il loro intervento
Il Taranto Calcio srl, di fatto, è fallito, ma la sentenza verrà depositata lunedì o al massimo martedì prossimo per permettere il regolare svolgimento della gara odierna di campionato contro il Gela, valevole per la settima giornata di campionato.
Un modo freddo, quasi irreale per esprimere tutta l'amarezza che pervade adesso l'ambiente rossoblu. Ieri mattina, infatti, i legali della proprietà del Taranto Lovelli e Frascella, e uno degli avvocati che avrebbero dovuto trattare con i creditori istanti, Filiberto Metta, hanno avuto con l'avvocato Marrone, rappresentante di una fetta dei creditori, un appuntamento, giudicato informale, dal giudice Pietro Genoviva. Si è preso atto della situazione irreversibile e si addivenuti a questa conclusione che non intacca così l'ultima fatica agonistica del Taranto Calcio srl.
«Il rammarico è di non avere potuto portare a termine il nostro progetto», le poche parole trapelate dall'avvocato Lovelli. Diverso il commento dell'avvocato Marrone:
«Il tentativo di arrivare ad un accordo è stato fatto sempre a parole, mai con i fatti».
Gli ultimi frenetici tentativi sono naugrafati. Fino alle ultime ore si è tentato un accordo estremo. Il piano di Adamo Gentile non ha trovato, per l'ennesima volta, l'accettazione di alcuni creditori. «A titolo personale - afferma Gentile - e non come rappresentante della cordata “Magica Taranto”, avevo contattato gli avvocati per un rinvio congiunto di quattro-cinque giorni atto a soddisfare le rimanenti desistenze. Al sì degli avvocati, ho potuto riscontrare la ferma decisione a dire di no dei calciatori. Volevo mettere a disposizione la parte dei 250.000 euro del gruppo per cui avevo avviato le trattative. Visto che le istanze ammontavano a 230.000 euro...».
L'avvocato Luciano Ruggiero Malagnini, curatore degli interessi di Malafronte ed Esposito ritiene però che la via del fallimento sia quella più logica.
«Credo che Gentile fosse in cerca di gloria. Non si può, comunque, addossare le responsabilità su altri soggetti. Un mio assistito, Malafronte, non ha intascato una lira dal Taranto. Si è detto tanto, ma non si è scritto nulla» le sue ultime parole, chiosando con una citazione latina.
Tentativi, quindi, fino all'ultimo per scongiurare l'apertura di una fase che lascia ampi spazi ai dubbi e alle incertezze. L'ufficializzazione del fallimento nella prossima settimana sarà accompagnata dalla nomina di un curatore fallimentare (non sarà di Taranto e probabilmente sarà un commercialista) che provvederà ad assicurare la gestione provvisoria e che dovrà procedere all'operazione di inventario dei beni della società soggetti a procedura fallimentare. Inoltre, dovrà convocare i creditori intervenuti allo stato passivo e che, successivamente costituiranno il comitato dei creditori. Fase importante perchè tale comitato e il giudice delegato avranno il compito di esprimere un parere sulle eventuali proposte delle cordate che, in futuro, potrebbero affacciarsi e partecipare all'asta o alle varie aste.
Il Taranto Calcio srl del patron Ermanno Pieroni chiude così il suo capitolo dopo più di quattro anni, ed è curioso che lo faccia dal punto di vista agonistico con il Gela, prima squadra affrontata nel torneo 2000/01. Un cerchio che si chiude e, a volte, le coincidenze non sono sempre casuali.
Il presidente Stanzione esprime il suo disappunto. «Provo dispiacere
- dice - e faccio fatica a trovare le parole. Posso affermare che non ha prevalso il buon senso. Mi sono sacrificato a lungo per questa battaglia e la mia tenacia è servita a poco. Mi auguro per il bene della città che si superi al più presto questa fase delicata e che ci affacci abbia la strada spianata».
Sembra pleonastico parlare di cordate o imprenditori, ora. Se ne parlerà a tempo debito, quando qualcuno farà dei tentativi o dei passi in avanti, in concreto. Molti, forse, auspicavano una simile situazione, che ora si è materializzata. Intanto, il Taranto Calcio srl esala gli ultimi rantoli di una esistenza contraddittoria.
di Luigi Carrieri
Taranto Calcio, una fine annunciata
Ieri mattina si è consumato l'ultimo atto della tormentata vicenda del sodalizio rossoblù. Vano l'estremo tentativo di Gentile. Pronto l'esercizio provvisorio. Appello ai tifosi
Nessuna desistenza, nessuna adesione al piano-Gentile (che, peraltro, era stato ritirato), nessuna proposta ufficiale di pagamento dei 108 creditori (gli istanti erano 16 perché Brini e Croce all'ultimo momento non le hanno proposte) sono state presentate ieri mattina al Tribunale fallimentare: il Taranto calcio s.r.l. è praticamente fallito. Manca soltanto l'ufficialità. Svela l'avv. Filiberto Metta, uno dei legali del club jonico:
«Sia gli avvocati dei creditori che noi abbiamo concordemente chiesto al giudice Genoviva di depositare la sentenza lunedì mattina. Questo per lasciare la squadra tranquilla alla immediata vigilia di una difficile gara esterna com'è quella di Licata contro il Gela. Il Magistrato ha aderito alla nostra tesi. Sento il dovere, unitamente all'intero collegio difensivo, composto anche dagli avvocati Lovelli, Frascella e Mingolla, di ringraziarlo pubblicamente per la squisita dedizione mostrata alla vicenda. Oltre che essere un Magistrato di valore dal punto di vista della preparazione giuridica, è una persona di grosso spessore umano».
Giovedì notte tutti i legali interessati, sia come difensori del club jonico che come richiedenti il fallimento, si sono radunati alla presenza di Gentile per riuscire a trovare in extremis la ciambella di salvataggio. Ma l'esito della riunione notturna non è stato quello sperato. Ieri mattina, infine, Gentile ha fatto un ultimo, disperato tentativo: ha proposto ai legali degli istanti, che avevano "a voce" accettato il 32%, la consegna in deposito fiduciario delle somme di denaro spettanti ai propri creditori. Il tutto era finalizzato ad una richiesta congiunta di rinvio per avere più tempo per contattare gli altri creditori. La risposta è stata negativa perché la effettiva riscossione era vincolata al "sì" di tutti gli altri. A quel punto il destino è diventato realtà. Già pronto il piano operativo per l'esercizio provvisorio. Si vocifera della nomina di un curatore di Bari. Sulla vicenda ieri sera è intervenuto il sindaco Rossana Di Bello. Questo il testo del comunicato.
«Constatiamo con amarezza il triste epilogo della vicenda societaria legata al Taranto Calcio. Come amministrazione comunale riteniamo di aver fatto il possibile per quanto di nostra competenza, salvo poi dover constatare l'oggettiva difficoltà della Società rossoblù di evitare il fallimento, con timori di conseguenze negative anche per l'ordine pubblico e l'immagine della Città. Come in passato continueremo a svolgere il nostro ruolo istituzionale. Posso assicurare il mio personale impegno, come in passato, a sostegno di iniziative in grado di garantire, nella trasparenza e nel rinnovato slancio per le sorti del calcio a Taranto, un futuro in linea con le aspettative e la passione della città e della tifoseria. Per quanto nelle mie competenze, ho già reso noto alla Lega Calcio il nostro pieno sostegno ad accompagnare questa fase transitoria nelle more dell'espletamento delle procedure giudiziarie. Analogo impegno, una volta avviato l'iter della cura fallimentare, garantiremo presso il tribunale per l'esercizio provvisorio. Sono convinta che questa nuova situazione possa aprire nuovi scenari e registrare l'impegno di soggetti economici, affrancati dal gravame di una situazione precaria e incerta, in grado di mettere in campo risorse e passione e serietà per ridare slancio al progetto-calcio a Taranto. Sono certa che di fronte a questi nuovi scenari la Città tutta e i tifosi, ai quali chiedo di tornare in massa a sostenere la squadra, ritroveranno l'entusiasmo e la voglia di sempre».
di Giuseppe Dimito
Taranto calcio, il crac è ufficiale
Luigi Blasi, imprenditore manduriano, è fermamente intenzionato a partecipare ed a vincere la corsa per ricostruire il Taranto
Il crac annunciato è arrivato ufficialmente stamani, quando nella bacheca di palazzo di giustizia è stata affissa la sentenza con la quale il Tribunale ha decretato il fallimento della Taranto calcio. La morte del club rossoblu è stata certificata alla luce del manifesto stato di insolvenza nei confronti dei creditori che avevano reclamato il pagamento delle proprie competenze. Calciatori e fornitori esausti di attendere per promesse di pagamento sotto ghiaccio da mesi se non da anni.
Con il verdetto, ampiamente annunciato, il Tribunale ha nominato l’avvocato Pietro Monopoli come curatore fallimentare.
Una scelta oculata visto che il legale ha svolto un ruolo nella gestione degli altri due fallimenti che hanno contraddistinto la storia recente del pallone a spicchi rossoblu. Ovvero quello arrivato l’11 aprile del 1985, che poi portò all’avvento del Taranto migliore degli ultimi venti anni, guidato dall’ingegner Vito Fasano, e, otto anni dopo, quello più disastroso culminato nella radiazione. Due storie diverse, in cui però l’avvocato Monopoli si è adoperato per trovare soluzioni idonee per salvaguardare il calcio a Taranto.
Oltre alla nomina del curatore, il Tribunale ha fissato in trenta giorni il termine per le istanze di insinuazione degli altri creditori. Prima udienza per la valutazione dello stato passivo, dinanzi al giudice delegato, dottor Pietro Genoviva, il prossimo 10 dicembre.
Ed è proprio il magistrato, non senza riluttanza, a rilasciare le prime dichiarazioni.
«Posso aggiungere davvero poco - dice -
rispetto a quello che è già scritto in sentenza.
Il primo passo sarà quello di consultarmi con il curatore fallimentare per verificare la sussistenza delle condizioni per procedere all’esercizio provvisorio».
Un passo fondamentale sul quale però, vi è già un orientamento positivo anche per salvaguardare il titolo sportivo per la cui acquisizione lo stesso dottor Genoviva si augura
"che giungano molte offerte". Dopo il crac, traumatico in quanto tale, lo scenario si annuncia meno nebuloso viste anche le dichiarazioni di Luigi Blasi, imprenditore manduriano fermamente intenzionato a partecipare ed a vincere la corsa per ricostruire il Taranto.
Segnali chiari della volontà di consentire alla squadra di completare il campionato iniziato in condizioni così precarie, a dispetto delle teorie filopieroniane sparse ai quattro venti per anni. Teoremi che la sentenza odierna hanno definitivamente sbugiardato. Senza dimenticare che in piedi resta l’inchiesta penale con la quale il pubblico ministero Matteo Di Giorgio farà luce su altre possibili responsabilità.
Taranto Calcio srl, ufficiale il fallimento
Depositata la sentenza. Trenta giorni per le istanze dei creditori. Il 10 dicembre la prima udienza per la valutazione dello stato passivo. Dal Comune sostegno al curatore avv. Monopoli
Il Taranto Calcio srl è fallito. Lo ha dichiarato ieri mattina il Tribunale, depositando la relativa sentenza. Immediata l'affissione all'albo così come prescrive la legge. Il curatore è l'avv. Pietro Monopoli, lo stesso che ebbe analogo incarico nell'85 allorché il presidente del club jonico era il cav. Pignatelli. Lo coadiuverà il commercialista Cosimo Valentini. I creditori hanno ora trenta giorni per presentare le proprie istanze. Il 10 dicembre è prevista la prima udienza per la valutazione dello stato passivo. Non è stato ancora aperto l'esercizio provvisorio, ma solo per mancanza di... liquidità. Tuttavia già ieri sera il Comune ha inviato al curatore una lettera con la quale dichiara la sua totale disponibilità a venire incontro alle esigenze della curatela per il periodo intercorrente fra la data di fallimento e l'assegnazione alla nuova società. Oggi dovrebbe mettere a disposizione del curatore le prime risorse. Il match di domenica prossima contro il Latina non è in discussione. Si giocherà regolarmente, sia pure a porte rigorosamente chiuse. Dopo l'esercizio provvisorio, il curatore punterà diritto all'asta fallimentare. Chiederà al Giudice Delegato, che è il dott. Genoviva, la nomina di un consulente tecnico che valuti il parco-giocatori del Taranto. Dopo si apriranno le formalità per indire l'asta (sembra che avrà luogo con la formula del prezzo a rialzo sul prezzo-base fissato). Nei prossimi giorni i gruppi che hanno dichiarato la propria disponibilità (Blasi l'ha già fatto; Colomba-Greco sono pronti a farlo; avrebbe manifestato interesse anche una cordata genovese) ad ereditare il titolo sportivo dalla Figc (e non dalla Lega: questo va ben sottolineato) dovranno darsi da fare per costituire una società di capitali, condizione necessaria per ambire a rilevare il nuovo Taranto. Il sindaco Di Bello, dal canto suo, non ha perso tempo. Ieri è partita per la capitale per incontrare il presidente della Figc, Franco Carraro. Con lui ha avuto un franco colloquio operativo per identificare la strada più percorribile per traghettare la C2 dalla società fallita a quella che si aggiudicherà l'asta. In effetti la strada dell'esercizio provvisorio è l'unica da intraprendere. Certo ci sono i debiti sportivi della "vecchia" società da pagare. Infatti prima di assegnare il titolo sportivo, lo stesso Carraro avrà bisogno dell'okay della Covisoc. Questo il testo del comunicato diramato ieri sera da Palazzo di Città:
«L'interesse del Sindaco Rossana Di Bello nei confronti della società del Taranto non si è mai assopito e direttamente da Roma si è accordata con l'onorevole e vice sindaco Michele Tucci, affinché già nella giornata di domani siano predisposti gli atti per concretizzare un contributo economico in favore dell'attuale compagine sportiva attraverso la curatela fallimentare che ha la responsabilità di gestire questa fase transitoria. Il contributo fortemente voluto e concretizzato grazie all'impegno e all'amore del Sindaco Di Bello nei confronti dei colori rossoblù, potrà consentire di traghettare il Taranto Calcio nella gestione del delicato esercizio provvisorio in attesa che nuove realtà imprenditoriali si facciano avanti per recuperare le sorti di una squadra che aveva perso ormai le speranze».
di Giuseppe Dimito
Comune e Provincia pronti a intervenire
Il fallimento del Taranto Calcio srl è ormai una certezza: l'ufficialità arriverà solo nei prossimi giorni, ma gli enti locali non vogliono lasciarsi cogliere impreparati. I “palazzi della politica”, tra le righe della prudenza istituzionale, lasciano trapelare un messaggio chiaro: il Taranto non sarà abbandonato al proprio destino, il sindaco Rossana Di Bello e il presidente della Provincia, Gianni Florido, “accompagneranno” i rossoblu nella fase transitoria che dovrà portare alla costituzione di una nuova società.
Le parole del “primo cittadino” navigano tra rammarico e speranza. La nota ufficiale di Palazzo di Città arriva nelle prime ore del pomeriggio ed illustra la strategia dell'Amministrazione comunale.
«Constatiamo con amarezza - scrive Di Bello -
il triste epilogo della vicenda societaria legata al Taranto Calcio. Come Amministrazione comunale riteniamo di aver fatto il possibile per quanto di nostra competenza, salvo poi dover constatare l'oggettiva difficoltà della società rossoblù di evitare il fallimento, con timori di conseguenze negative anche per l'ordine pubblico e l'immagine della città. Come in passato continueremo a svolgere il nostro ruolo istituzionale. Posso assicurare il mio personale impegno, come in passato, a sostegno di iniziative in grado di garantire, nella trasparenza e nel rinnovato slancio per le sorti del calcio a Taranto, un futuro in linea con le aspettative e la passione della città e della tifoseria».
Il Comune si è già messo in moto. «Per quanto nelle mie competenze - annuncia -
ho già reso noto alla Lega Calcio il nostro pieno sostegno ad accompagnare questa fase transitoria nelle more dell'espletamento delle procedure giudiziarie. Analogo impegno, una volta avviato l'iter della cura fallimentare, garantiremo presso il tribunale per l'esercizio provvisorio».
Rossana Di Bello crede nella possibilità di una svolta positiva. «Sono convinta che questa nuova situazione possa aprire nuovi scenari e registrare l'impegno di soggetti economici, affrancati dal gravame di una situazione precaria e incerta, in grado di mettere in campo risorse e passione e serietà per ridare slancio al progetto-calcio a Taranto. Sono certa che di fronte a questi nuovi scenari la città tutta e i tifosi, ai quali chiedo di tornare in massa a sostenere la squadra, ritroveranno l'entusiasmo e la voglia di sempre».
Anche Gianni Florido, nelle pieghe di una giornata ricca di impegni politici, non trascura il problema-calcio. Anche perchè il fallimento del club di viale Virgilio non giunge inatteso.
«In questi mesi - dichiara il presidente della Provincia -
abbiamo tentato in tutti i modi di aiutare la società. Abbiamo fatto diversi tentativi per cercare di scongiurare questa brutta conclusione. Ma ogni passo si è rivelato inutile. Evidentemente la situazione era persino più grave di quanto sospettavamo. Da tifoso, da cittadino, da presidente della Provincia è un avvenimento che mi addolora. Mi dispiace per il nostro pubblico, che ha sofferto tanto in questi anni. Spero solo che il fallimento serva ad assicurare un futuro migliore».
Nel frattempo anche l'Amministrazione provinciale guarda avanti. Al futuro del calcio tarantino.
«E' ancora presto - aggiunge - per capire quale potrà essere il nostro ruolo nella vicenda. Attendiamo, innanzitutto, il pronunciamento ufficiale del Tribunale. Di certo il nostro impegno non mancherà neanche stavolta, sulla base dei percorsi previste dalla legge».
Nota a margine: nel recente fallimento del Foggia, il ruolo del sindaco Agostinacchio e del presidente della Provincia Stallone, si è rivelato decisivo. I “colleghi” tarantini sembrano intenzionati a seguirne l'esempio.
Stanzione: «Ho fatto tutto il possibile»
Il momento delle reazioni è una lunga rassegna del dolore, un'analisi impietosa di una decisione ormai scontata. Il ritiro di Gentile avvicina il fallimento quasi ufficializzandolo.
Enzo Stanzione quasi non vuole parlare: «Cosa posso dire? In questo momento - risponde il presidente -
c'è poco da commentare. Sono mortificato, semplicemente: ho cercato di fare il possibile per salvare la società e la categoria. Spero, almeno nell'ultimo caso, di esserci riuscito».
Ormai sembra essersi solo rassegnazione: «A questo punto non ci sono più speranze: forse Gentile credeva di dover affrontare una situazione meno difficoltosa. Sicuramente avrebbe avuto bisogno di più tempo per convincere tutti i creditori. Non so se si potrà ottenere una proroga: in fondo l'accordo con gli istanti era stato raggiunto».
Mesi in trincea. Difficili, che Stanzione ha vissuto controcorrente. Adesso il suo ruolo sembra consumato:
«Io e Telegrafo ce l'abbiamo messa tutta: ora non credo si possa fare più nulla. Mi auguro, almeno, che non ci siano conseguenze gravi per il nostro calcio. Perchè adesso, senza la possibilità di rinforzare l'organico, sarà dura. E, soprattutto, non sarà facile provvedere all'esercizio provvisorio».
Alfredo Lovelli, legale rossoblu, commenta amaramente: «La società, fino all'ultimo momento, ha fatto tutto il possibile per scongiurare il fallimento. Purtroppo in molti non si sono preoccupati di aiutare la società quando è stata decapitata e giocatori, o più in generale tesserati, che non sono voluti andare incontro a chi era disposto a metterci dei soldi. E' finita per questo». Adesso la speranza è che il calcio possa continuare a vivere. Lovelli non se la sente di sciogliere il dubbio:
«Intanto credo che quando gli organi fallimentari avranno finito il loro lavoro, emergerà una realtà diversa da quella dipinta finora. Vedrete: verrà fuori una situazione debitoria fisiologica. Adesso non possiamo che prendere atto di quanto accaduto e tutti quanti, con il presidente Stanzione in testa, ci auguriamo che gli sforzi fatti servano per garantire la continuità sportiva».
Dopo gli ultimi giorni tormentati, Lovelli non appare sorpreso dalla rinuncia di Gentile:
«Me l'aspettavo. Però bisogna riconoscere a Gentile e ai suoi partner il pregio di essere stati chiari sin dall'inizio. Loro hanno dato un taglio finanziario all'operazione, valutando sempre la convenienza. E oltre una certa soglia la convenienza veniva meno. Soprattutto perchè alcuni ex tesserati si sono ostinati a chiedere una somma superiore a quanto possibile, Soldi che, secondo le note che abbiamo presentato e quindi secondo noi, non sono dovuti, perchè derivanti da un patto nullo».
Il fallimento appare inevitabile. Lovelli chiude con una provocazione: «Adesso vediamo chi tira fuori i soldi per l'esercizio provvisorio».
L'altro legale del Taranto, Pierfrancesco Frascella, dice poco, ma spiega chiaramente le ragioni del disimpegno:
«Per quello che riguarda noi avvocati del Taranto, avevamo trovato l'accordo con tutti gli istanti. Infatti non è su questo che l'operazione si è fermata. La cordata, perchè adesso di cordata si tratta, ha considerato rischiosi gli altri crediti. Perchè senza un accordo preventivo con i non istanti rischiava di trovarsi di fronte ad un investimento fatto per evitare il fallimento e poi avrebbe dovuto fare i conti con il riversarsi dell'intera debitoria. Un rischio altissimo, oggettivamente».
Difficile immaginare la conseguenza di notizie del genere sul morale della squadra. Tato Sabadini cerca di tenere tutti fuori. Facendo quasi finta di non credere più a nulla:
«Ormai - dice il tecnico - ogni giorno cambia tutto: si fallisce, non si fallisce. Voci che ormai ci toccano fino ad un certo punto, perchè il nostro contratto è in Lega. Sapevamo, quando siamo arrivati, che poteva succedere di tutto. Adesso aspettiamo e vediamo. Non possiamo fare altro, non conosciamo le manovre di nessuno. Ho parlato ai ragazzi, ho detto che dobbiamo fare il nostro dovere fino in fondo. Intorno a noi ci sono solo punti di domanda. Ma il nostro compito è
giocare».
Stamattina alle 9.30 il Taranto parte per Licata. Come se niente fosse. di Fulvio Paglialunga
Stanzione: «Un epilogo che mi amareggia»
«Sono amareggiato, ed anche preoccupato. E’ chiaro che quella di oggi non è una novità, già sapevamo che il fallimento era deciso. Aspettavamo soltanto l’atto formale». Sono queste le parole dell’ormai ex presidente del Taranto Enzo Stanzione, dopo l’ufficializzazione del fallimento di Taranto calcio srl.
«La mia coscienza è a posto - continua Stanzione -
adesso sono a disposizione del curatore fallimentare. Ho portato questo fardello, e l’ho fatto per il bene del Taranto. E ci siamo comunque iscritti alla C2. Le mie preoccupazioni sono dettate dall’attesa di maggiore chiarezza sull’esercizio provvisorio e dal fatto che ora i giocatori sembrano in balia degli eventi».
La sentenza
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Il Taranto fallisce, gioca il Comune
Il tribunale ha depositato ieri la sentenza e nominato curatore il legale tarantino Pietro Monopoli. Ora verrà chiesto l'esercizio provvisorio, che sarà possibile per l'intervento del sindaco che, sbloccando il contributo "congelato" tempo fa, renderà possibile la continuità agonistica. La Di Bello ieri a Roma da Carraro, nonostante i tentativi di depistare: «Ho incontrato tanta gente, ma non ricordo se ho visto Carraro». Nella cordata Greco-Colomba anche un altro socio (Di Lello?)
Non che ci fossero mai stati dubbi, ma adesso è davvero ufficiale: il Taranto Calcio s.r.l. è fallito. La sentenza del Tribunale è stata depositata ieri alle 9 del mattino, implacabile. Il collegio dei giudici, formato da Cataldo Gigantesco (presidente), Pietro Genoviva (Giudice relatore) e Francesca Zanna, non ha fatto altro che dare seguito a quello che ormai si sapeva, dopo che venerdì scorso era scaduto il termine per raggiungere l'accordo con i creditori che avevano presentato istanza di fallimento.
Finisce la corsa di una società che ha vissuto in travaglio. Finisce schiacciata da diciotto istanze presentate, da diciotto richiedenti da elencare: Freizeitinsel Piberstein Sport Park Gessellschaft (l'albergo di Mariza Lankowitz), i calciatori Francesco Passiatore, Alessandro Corallo, Gianluca Triuzzi, Luigi Panarelli, Giorgio Del Signore, Giuseppe Di Meo, Fabio Gentili, Luigi Malafronte, Gianluca Esposito, Errico Braca e Angelo Cimadomo, l'ex responsabile del settore giovanile Pietro Fanigliulo, il centro medico Isokinetic di Bologna, il Centro di Medicina dello Sport di Taranto, il laboratorio di analisi Santilio, l'agenzia di viaggio Tom & Gerry e il consulente del lavoro Giovanna Placato. Messo all'angolo da questi richiedenti ma anche da oltre due milioni di euro di debiti, che hanno reso difficile ogni possibile salvataggio.
Il Taranto Calcio s.r.l. è fallito e, adesso, è affidato ad un curatore fallimentare. Si tratta di Pietro Monopoli, legale tarantino già curatore in occasione del fallimento dell'A.S. Taranto del cav.Luigi Pignatelli, poi passato al Taranto F.C. di Vito Fasano.
«Ci siamo già prodigati nell'85, adesso lo rifacciamo»: Monopoli esordice così, prima di illustrare il programma di lavoro.
«Le tappe - dice - sono note: ottenere l'autorizzazione all'esercizio provvisorio per evitare la perdita del titolo sportivo tramite la continuità agonistica e poi l'affidamento ad un esperto della valutazione del patrimonio giocatori».
La continuità sarà affidata ai dipendenti che già c'erano, senza rivoluzioni: «Io, per necessità, devo concentrarmi sull'esercizio provvisorio. L'attività ordinaria sarà affidata a chi c'era già. Il fallimento fa decadere gli organi amministrativi, l'assemblea dei soci». Poi, la novità:
«Il sindaco ha già dato la disponibilità formale a provvedere all'esercizio provvisorio».
Accade così, all'improvviso. Poi, in serata, giunge il comunicato da Palazzo di Città che ufficializza la posizione del Comune: sarà l'Amministrazione cittadina, quindi, a garantire l'attività della società, dando al curatore i fondi necessari alla sopravvivenza. Rossana Di Bello è a Roma. Al telefono spiega i passaggi:
«Domani (oggi, ndc) il vicesindaco Tucci depositerà i fondi per la gestione transitoria, in modo tale che, attraverso questo contributo, possa garantire la continuità. Quanto? Intanto sono i centomila euro del contributo che avevamo già stanziato per il Taranto e poi congelato per via delle vicende giudiziarie della società. Dovrebbe essere una somma più che sufficiente, ma
- soprattutto per dare immediato slancio alla nuova società - ci auguriamo che i tempi dell'esercizio provvisorio siano i più brevi possibili».
Il sindaco non si tira indietro di fronte alle domande successive. Sulla concorrenza, ad esempio:
«Sentiamo di diversi interessi e fa piacere, perchè è sinonimo di maggiori garanzie di un buon esito della questione. Il nostro intervento, però, non c'entra niente con la procedura fallimentare: garantisce solo al curatore i fondi per andare avanti. Serve a non far interrompere l'attività: il rischio esisteva».
Quello che la Di Bello non dice è il perchè è a Roma. Ha incontrato il presidente della Figc, Franco Carraro, ha chiesto certezze per il futuro del pallone di casa nostra. Ci sono molte conferme, diciamo certezze. Ma la Di Bello dribbla con una battuta:
«Ho avuto una serie di incontri istituzionali e ho visto tante persone. Onestamente non ricordo se ho incontrato Carraro o meno. Le parole di Macalli? Ora dobbiamo pensare ad altro».
Il fallimento, adesso, impone altre scadenze. La società dovrà deposistare entro 24 ore dalla sentenza, quindi stamattina, il bilancio e le scritture contabili. Enzo Stanzione si limita a poche parole:
«Sono pronto a dare la mia massima collaborazione alla curatela, Il fallimento c'è, non è da commentare: posso solo dire di non rimproverarmi nulla. Ho cercato di aiutare il Taranto, non potevo pensare finisse tutto così. Mi sono fidato».
Altre date: entro trenta giorni i creditori e i terzi che vantano diritti nei confronti della società, dovranno presentare le domande per poter recuperare almeno parte dei crediti. Poi il 10 dicembre alle 9 ci sarà l'esame dello stato passivo della società della quale, al momento, non si possono definire i debiti reali. Si saprà quando tutti i creditori avranno fatto sapere a quanto ammontano i loro diritti.
L'ultima scadenza è poi l'asta per l'aggiudicazione dell'attivo della società. La data non è fissata, ci sono solo ipotesi. Ma di certo in quella sede si deciderà in che mani finirà il Taranto. Le cordate sono note, ormai (ma la sorpresa, come insegna Coccimiglio a Foggia, è sempre dietro l'angolo). E cominciano i loro lavori: ieri sera, nella sede dell'Ascom, si è in pratica presentata ad un gruppo di “amici”, del quale fa parte anche Emanuele Papalia, la cordata formata da Armando Greco (il figlio dell'ex presidente del Taranto e attuale presidente dell'Amiu, Mimmo Greco) e da Mino Colomba (figlio dell'imprenditore del settore delle reti tecnologiche, Giovanni Colomba). Novità da segnalare: intanto la società (la S.S. Taranto s.r.l., come annunciato da tempo) sarà formata anche da un terzo socio (probabilmente Di Lello, titolare della Soget) e poi i tre avranno il novanta per cento delle quote, lasciando il restante dieci per per una partecipazione popolare. C'è chi dice che la cordata potrebbe presentarsi già oggi. Di questi tempi fare previsioni non è utile. Si saprà, nel caso.
di Fulvio Paglialunga
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