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Brini, praticamente sì
Da ieri il tecnico marchigiano è a Taranto: ancora non ha sciolto definitivamente la riserva, ma sembra vicino. Mentre tornava in città un lungo e franco colloquio con Pieroni ha risolto alcuni dubbi. Poi il pagamento di uno stipendio promesso ai giocatori (entro la prossima settimana) ha realizzato la prima condizione. Venerdì l'incontro decisivo con Montella e Giove. Oggi, intanto, dirigerà regolarmente l'allenamento

Alla fine è stato convinto e si è convinto. Quasi completamente. Alla resa dei conti la garanzia posta come condizione irrinunciabile è stata soddisfatta. Fabio Brini accetta l'incarico e si siede - a meno di ulteriori sorprese - nuovamente sulla panchina del Taranto, con tutti i rischi che questa scelta comporta. Ma questo rientra nelle variabili del calcio. Se è forse vero che fare l'allenatore di calcio è il mestiere più arduo del mondo, essere l'allenatore del Taranto, in questo frangente storico, lo è anche di più.
La notizia c'è: si materializza e si snoda lungo l'«Adriatica» che congiunge Ancona a Taranto. Nella tarda mattinata di ieri, Brini ha ricevuto il famigerato telegramma, rendendo ufficiale la richiesta di convocazione in terra ionica del tecnico marchigiano che, obbedendo alle volontà della società, si è messo in viaggio, destinazione Taranto, in attesa che la sua riserva venisse sciolta del tutto.
Fin qui l'aspetto formale. C'è la sostanza che va scartata e analizzata: perchè la giornata di ieri è stata caratterizzata dal contatto telefonico tra Fabio Brini ed il patron Ermanno Pieroni. Le parti, quelle più calde ed interessate, si sono avvicinate. Non tutto, forse, è stato chiarito, ma quanto meno è un dato oggettivo da accogliere con cauto ottimismo. Un colloquio franco in cui l'azionista di maggioranza ha illustrato possibili scenari futuri, ha sottolineato come le dinamiche societarie stiano facendo il loro corso, a soprattutto ha posto l'accento sulle garanzie avanzate dall'allenatore nei giorni scorsi. Entro la prossima settimana verrebbe elargita una mensilità ai giocatori, una delle condizioni imprescindibili poste sul tavolo dal tecnico marchigiano. Un volere che è stato spiegato direttamente da Pieroni ad una mini-delegazione di calciatori ionici formata da Gianluca Triuzzi e Luigi Panarelli che hanno raggiunto, sempre ieri mattina, Ancona. Un po' di ossigeno, ma anche un segnale di reale apertura. Che non rimanga, però, fine a sè stesso.
Ieri sera Fabio Brini ha fatto ritorno a Taranto. Oggi dirigerà il suo primo allenamento con la mente rivolta alle questioni squisitamente tecniche, al lavoro quotidiano che sbocca alla gara di domenica prossima contro il Sora. Ma il tecnico di Porto Sant'Elpidio, dopo aver strappato la promessa di uno stipendio alla squadra, dovrà anche badare ai propri interessi. Innanzitutto, nelle frequentazioni telefoniche intrattenute con i dirigenti ionici, ha fissato direttive per sistemare i problemi di ordine logistico. Poi, precisamente venerdì, avrà un incontro chiarificatore con Massimo Giove e Gino Montella in cui verranno poste le basi per gli accordi di carattere economico, per inquadrare come risolvere le pendenze irrisolte. Ma anche correggere alcuni aspetti che fanno riferimento alla gestione tecnica.
La società ionica è andata incontro a Brini. Brini è andata incontro alla società ionica. Una buona notizia, senza volere eccedere in isterici entusiasmi, senza voler credere che tutto sia risolto. La vicenda scorre sempre su equilibri molto tenui e di chiacchiere suadenti siamo già stati a lezione. Però è innegabile che qualcosa si muove, anche se i condizionali fatalmente si sprecano. La crisi tecnica - è un dato di fatto - è stata risolta. Da qui bisogna ripartire, sollecitando l'impresa di evitare i playout, un'eventualità più che concreta, ma che, numeri alla mano, non si è ancora tradotta in realtà. 
Si riavvolge il nastro: si ritorna, di fatto, al 19 novembre, all'indomani della sconfitta interna contro la Fermana che determinarono l'esonero di Fabio Brini. Chissà che, anche per il Taranto, stia nascendo una nuova primavera. Noi siamo qui ad attenderla. di Luigi Carrieri

«Adesso ho più fiducia»
L'allenatore "rientrante" non si sbilancia troppo

Fabio Brini, in serata, è arrivato a Taranto. Il tempo di sistemarsi, di rivedere una città che non vedeva da quasi quattro mesi, di salutare qualcuno. Taranto non è definitivamente il suo nuovo posto di lavoro, ma gli somiglia molto. Oggi condurrà l'allenamento, venerdì scioglierà le ultime riserve. Intanto è arrivato e appare con un tono meno perentorio - ma di certo non meno convinto - di lunedì. Ha vissuto un'altra giornata lunghissima, di pareri ascoltati, di garanzie richieste, di vicende da esaminare. Una giornata al telefono: rispondere, ormai, è un'abitudine quotidiana. Anche a chi invece di dargli risposte deve fargli domande.
Allora, come si sta a Taranto?
«Io non sono mai stato male a Taranto. Poi è pure una bella serata...».
Quindi, è tornato in città. Come mai?
«Beh, intanto c'era un telegramma della società che mi diceva che dovevo essere allo stadio alle 14. Sono arrivato in serata, però, perchè il telegramma mi è arrivato alle 13.20 ed era impossibile fare in tempo».
Solo per questo?
«Ero partito dopo il telegramma. Poi, lungo il viaggio, ho parlato con la proprietà e, tanto per iniziare, ho visto spiragli molto positivi per i giocatori. Era il primo punto che avevo posto prima di tornare».
Ora ci sono gli altri punti?
«Poi viene quello che chiedo a livello organizzativo, per la gestione del lato tecnico. E poi, naturalmente, viene anche l'aspetto economico personale. Ma era importante iniziare dalla squadra: quello era un punto fondamentale, anche se c'è chi si ostina a pensare ad altro».
Sciolti anche quei punti?
«Venerdì affronterò questa situazione con la proprietà: se ci saranno gli stessi riscontri positivi che ci sono stati nella prima occasione, allora andremo avanti».
Ma adesso è più fiducioso di lunedì?
«Sì, adesso la fiducia è maggiore. Questo è fuori dubbio. Perchè tranquillizzare i calciatori vuol dire dare loro uno spiraglio importante. Loro hanno avuto garanzie importanti, che non ritengono siano solo a parole».
In questo momento si sente l'allenatore del Taranto?
«In questo momento sono un allenatore che sta cercando di risolvere qualcosa e che non vuole prendere in giro nessuno».
La telefonata con Pieroni è servita a molto, pare. Che impressione si è fatto?
«Ho smesso di farmi impressioni: ora guardo i fatti. I primi, va detto, si sono visti. Se si continua così si creano ottimi presupposti».
Torna nello spogliatoio dello "Iacovone", dopo aver parlato chiaro con la società. E' sempre il solito Brini o in questi mesi è cambiato?
«Sicuramente è un Brini più consapevole di quello che va ad affrontare, che sa quello che deve fare in base all'evoluzione delle vicende».
Quando è andato via ci fu una rottura con alcuni dirigenti, ci furono parole dure e chiare. Adesso che succede?
«Quando dico che devo valutare tutto, ci sono anche queste cose: non è un discorso in particolare, ma un ragionamento in generale, che parte dalle competenze di ognuno e dal rispetto dei ruoli. E' un discorso che affronterò venerdì». di Fulvio Paglialunga

«La mia faccia non la metto»

«Le mie dimissioni sono ufficiali e irrevocabili». Fabio Brini annuncia con voce ferma e decisa il suo disimpegno dal Taranto Calcio, e guai a chiamarlo abbandono. «Ho inviato alla società un telegramma con cui rendo note le dimissioni. Gli ultimi quattro giorni trascorsi a Taranto mi hanno fatto capire che tira una brutta aria e non ho alcuna intenzione di mettere la mia faccia in un progetto che non reputo valido».
- Mister, ma allora perchè venerdì scorso ha accettato l'incarico?
«Perchè credevo ci fossero le condizioni per salvare la baracca, ma ieri mi sono accorto che non è così. Quattro mesi fa, quando sono stato esonerato, avevo lasciato una squadra quella attuale non la sento più mia. Mi dispiace soprattutto per quei tifosi che hanno sempre creduto in me, per quelle persone per bene che hanno apprezzato il mio lavoro, ma non me la sento proprio di andare avanti». 
- Perchè il Taranto ha perso anche ieri dopo tutte le rassicurazioni di qualche giorno prima?
«Ci sono persone, purtroppo, che di questa squadra vogliono soltanto il male, ci sono persone che sperano di vederla retrocessa o, addirittura, fallita. Lasciatemelo dire, ma ai miei tempi bastava una semplice stretta di mano per siglare degli accordi. Quel calcio non esiste più, i valori hanno lasciato il posto alla presunzione e all'invidia».
- Ma si riferisce ai giocatori?
«Dopo tutto quello che s'era detto soltanto qualche ora prima del match con il Sora, dai giocatori m'aspettavo un certa reazione: non c'è stata. A metà del secondo tempo avrei voluto abbandonare la panchina, non l'ho fatto per rispetto del pubblico di Taranto».
- Quindi lei punta il dito sui giocatori.
«Non punto il dito verso nessuno, dico soltanto che adesso tutti gli alibi sono caduti. Ripeto, quando sono andato via, quattro mesi fa, avevo lasciato uno spogliatoio che aveva voglia di lottare, quella che contro il Sora non ho notato».
- Il suo più grande rammarico?
«Non avere avuto la possibilità di allenare una squadra serena mentalmente».
Lo stesso che si porta dietro Franco Dellisanti, ma da oggi non avrà più senso paragonare le due gestioni, si deve voltare pagina. di Dante Sebastio

Brini, dimissioni e accuse
Una settimana dopo il ritorno, il tecnico abbandona il Taranto, deluso dalla sconfitta
«Non ho trovato regole, non ho trovato più il clima che avevo lasciato e, adesso, non c'è nemmeno una condizione fisica accettabile. Quello che è successo contro il Sora mi fa pensare: ci sono personaggi che lavorano perchè si vada in rovina. C'è qualcosa che non mi quadra: ho capito il progetto e, a questo punto, non ci metto la faccia»

Fabio Brini è di nuovo un ex. Stavolta definitivamente. Ha lasciato tutto, capendo di non poter fare niente, sbattendo contro la dimostrazione di impotenza della squadra, contro tutti i controsensi possibili concentrati in novanta minuti. Dimissioni irrevocabili, comunicate con un telegramma alla società. Ora, tra lui e il Taranto, è davvero finita.
Brini, perchè è andato via?
«Perchè ho trovato una situazione che in quattro mesi è stata completamente stravolta in termini negativi. Non ho trovato regole, non ho trovato più il clima che avevo lasciato quando ero andato via, nonostante i problemi che già c'erano».
Questioni che sembrano riguardare la partita marginalmente. Ma la prestazione di domenica quanto ha inciso?
«Durante la partita ho anche capito che non c'è nemmeno una condizione fisica accettabile: rovinata pure quella. Volevo un segnale confortante, ho ricevuto una prova sconfortante. Da allenatore non si può accettare di vedere una cosa del genere».
Il Taranto è quasi condannato, Brini se ne va. Cosa sta succedendo?
«Faccio il presuntuoso: sono una persona onesta e voglio esserlo ancora. E' sempre stato così, da quando ventotto anni fa ho messo il mio primo piede in campo da professionista. E anche adesso voglio essere onesto nei confronti della città: non posso avallare una situazione del genere».
Nemmeno il tempo di finire il discorso iniziato con la società, quindi...
«Di quelle garanzie non ho più bisogno, non serve più parlare. Ho deciso, ormai: lascio. E rispondo contemporaneamente a chi diceva che lo facevo solo per soldi: regalo il mio stipendio di questi mesi per un altro allenatore».
Cerchiamo almeno di capire: come è possibile una prestazione come quella di domenica?
«Non è facile dare spiegazioni, quasi non è possibile. Capisco il nervosismo, poteva starci vista l'importanza della partita. Capisco anche che rimettersi in carreggiata immediatamente non è agevole, ma si può perdere in tanti modi e si è scelto il peggiore. Questo mi ha fatto pensare...».
Cosa vuol dire? Cosa pensa?
«Mi ha fatto pensare soprattutto quello che ci sta attorno: c'è qualcuno che vuole che il Taranto vada sempre peggio, che fallisca ogni tentativo di risalita. C'è qualcosa che non mi quadra: ci sono personaggi che lavorano perchè tutto vada in rovina. Ha capito questo progetto e non ci metto la mia faccia».
E' un'accusa grave. Cosa è successo?
«Quando mi hanno chiamato non mi aspettavo una situazione del genere. Volevo verificare la volontà della squadra di lottare ancora, fino all'ultimo, per evitare i playout. A parole questa disponibilità l'ho avuta, ma dopo quello che ho visto domenica è difficile crederci».
Perchè?
«Non erano queste le risposte che mi attendevo».
Dov'è il problema?
«E' mentale, adesso è anche fisico. Non mi attendevo certo un cambiamento rapido, radicale. Lo avevo anche detto ai ragazzi. Ma nemmeno una prova del genere. Mi dispiace per Taranto, mentre voglio ringraziare, se mi permettete, qualcuno...».
Vada pure...
«Ringrazio quanti non mi hanno mai chiamato in tredici mesi eppure hanno sempre scritto sul mio conto, continuando a farlo ancora. Li ringrazio, sul serio: ognuno dimostra la propria professionalità come meglio crede. Adesso possono continuare a scrivere quello che fa più comodo».
Adesso Brini che fa?
«Resto a casa: ho fatto la mia analisi, ormai. Non credo ci sia la possibilità di fare qualcosa con questa situazione. E di certo non l'ho portato io a questo stato. A novembre, quando sono andato via, il Taranto non era questo: adesso, senza nulla togliere a chi c'è, mancano giocatori importanti, andati via perchè le garanzie morali le avevo date io, Questa squadra, da novembre ad oggi, si è indebolita» .
Decisione irrevocabile?
«Sì: ho deciso. Ci ho pensato tanto, ma ormai è un gioco al massacro al quale non voglio prestarmi. Non mi spaventa la lotta, non mi ha mai spaventato. Ma se mi tolgono le armi, che guerra faccio? Il gioco sta diventando pericoloso: c'è la volontà di alcune persone affinchè tutto finisca nel peggiore dei modi». di Fulvio Paglialunga

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