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100sport del 27.12.2003

Il Taranto incrocia le braccia
Protesta clamorosa: i giocatori decidono di non allenarsi, perché non vengono pagati gli stipendi. Triuzzi: «Basta con le bugie». Stanzione: «Se me ne vado, crolla tutto». E i tifosi insorgono

Il Taranto incrocia le braccia. Da ieri è scattato uno sciopero clamoroso, che si trascinerà sino al 2 gennaio. Davanti alla crisi economica, la squadra passa alle maniere forti, sospendendo gli allenamenti. «Siamo stanchi delle promesse che non vengono mantenute». Si sfoga così Gianluca Triuzzi, dopo la lunga riunione dello spogliatoio, dove il presidente Stanzione, il direttore generale Telegrafo e il diesse Barone hanno comunicato l'ennesima cattiva novella. «Al momento la società non può garantire lo stipendio alla squadra. È quanto abbiamo riferito ai calciatori, facendo le veci di Pieroni. È lui il massimo responsabile della società, è lui che prende le decisioni importanti, che noi ci limitiamo a comunicare. Quanto alla protesta della squadra, noi non la condividiamo. Così non si risolve nulla». 
Sono passate le 17. Il presidente Enzo Stanzione esce dallo spogliatoio con Franco Telegrafo e Antonio Barone. I rappresentanti della società affrontano la stampa, dopo essersi imbattuti nella rabbia dei tifosi, che prima delle 15 avevano affollato l'androne dello stadio Iacovone, a pochi passi dalla porta che conduce allo spogliatoio. È qui che la squadra s'è ritrovata, verso le 14,45, per la riapertura degli allenamenti. Ma prima d'indossare tuta e scarpe, i calciatori hanno ascoltato la nuova comunicazione sul tema "mensilità arretrate". La risposta, data dal terzetto dirigenziale, s'è tramutata in «un nuovo rinvio, che ci ha fatto perdere la pazienza» dice Triuzzi al mucchio dei cronisti che l'ha letteralmente placcato al termine della riunione infruttuosa. Lo stesso Triuzzi, con Passiatore, Scarci, Croce, Panarelli e Stendardo, dopo la comunicazione della società, avevano lasciato lo Iacovone. Ma dopo una telefonata severa (della società) hanno fatto retromarcia. «Ci ritroveremo il 2 gennaio - dice l'attaccante del Taranto con la faccia scura - per quella data speriamo di ricevere notizie confortanti. In caso contrario? Non so, per adesso credo possa bastare il nostro sos, che vuole raggiungere società, tifosi e città». 
Il fantasista è l'emblema della crisi. «Non ci sono soldi - ammette Stanzione - ma non credo che la colpa sia di Pieroni. Lui, da quando è in sella alla società, s'è prodigato per le sue sorti. Ma ora la situazione s'è fatta difficile. Ed io mi chiedo dove sia finita l'altra parte della dirigenza, perché non fa qualcosa per "rianimare" il calcio tarantino?». Le dichiarazioni di Stanzione sono più volte interrotte dalle urla dei tifosi, rimasti sull'uscio dell'ingresso che conduce agli spogliatoi. «Chiedono le mie dimissioni? Se lo facessi, la barca affonderebbe». Ma i tifosi sono stanchi: «Basta alle bugie e alle promesse, vogliamo che se ne vadano tutti, da Pieroni a Giove, da Stanzione a Telegrafo. Il Taranto vada in mano a chi lo ama, ma soprattutto a gente seria. Cosa pensiamo dello sciopero dei calciatori? È una decisione giusta, che potrebbe spingere la piazza ad accorgersi dello stato precario in cui versa il Taranto. La speranza è che qualcuno si faccia avanti per salvarlo... ». 
Circa 150 ultrà hanno assediato ieri lo Iacovone. Hanno protestato nei confronti della società, ma hanno difeso la squadra. Tutti, compresi Banchelli e Casale, che ieri non si sono presentati, come i convalescenti Bennardo e Pompei. «Ma con la Vis Pesaro giocheremo - assicura Luigi Panarelli -, noi non vogliamo il male del Taranto, ma in questo caos non ci stiamo più». Il centrocampista rossoblù è sincero, come l'allenatore Dellisanti, che trasmette sbigottimento: «Sapevo che il Taranto avesse dei problemi, ma credevo fossero risolvibili. Ora, invece, mi ritrovo con una squadra che non si vuol allenare. Se nella mia carriera ho vissuto tale situazione? Mai». Dellisanti si ritroverà con i calciatori il 2 gennaio. È questa la nuova data, forse cruciale, per il futuro del Taranto squadra. Mentre il 16 gennaio si terrà l'assemblea straordinaria, che discuterà l'abbattimento e la ricapitalizzazione sociale. Altra grana, come quella degli stipendi. di Alessandro Salvatore

Taranto in sciopero
Niente allenamenti, non ci sono soldi, chi vuole può andare via

La protesta dei giocatori è esplosa ieri pomeriggio. C'erano quasi tutti. Mancavano Banchelli, Casale e Bennardo. Ma dopo aver ascoltato le dichiarazioni della dirigenza (c'erano il presidente Stanzione, il direttore generale Telegrafo ed il diesse Barone), hanno deciso all'unanimità di scioperare. Niente stipendio, niente allenamenti. E sarà così fino al pomeriggio del 2 gennaio. Dopodicchè si valuterà nuovamente la situazione. In casa tarantina c'è, dunque, l'allarme rosso. La situazione continua ad essere incandescente. Attualmente i giocatori sono creditori di ben cinque stipendi. Ne era stato promesso uno entro Natale, ma così non è stato. 
Ieri pomeriggio sono accorsi pure un centinaio di tifosi per seguire da vicino gli sviluppi della vicenda. Il loro comportamento è stato esemplare. Si sono limitati soltanto a contestare, per giunta con toni non eccessivi, la triade Stanzione-Telegrafo-Barone invitandoli senza mezzi termini «ad andar via». Chiaramente non erano i tre i diretti interessati della protesta. Ce l'avevano chiaramente con Pieroni, il quale continua ad astenersi dall'intervenire decisamente per risolvere l'intricato problema. «Se andiamo via anche noi - dicevano i tre - la società rischia il tracollo definitivo. E francamente non ce la sentiamo di decretare la fine del calcio tarantino». 
Lo stesso Dellisanti è molto perplesso. «Prima di accettare la panchina del Taranto - ha detto con toni risentiti - sapevo che la situazione economica non era florida, ma francamente non immaginavo che potesse precipitare così velocemente. C'è il rischio concreto di veder scendere in campo contro la Vis Pesaro una squadra molto simile a quella che ha giocato a Lanciano domenica scorsa. Se fossi un calciatore, chiederei di rescindere il contratto e di accasarmi in qualche altra formazione. Il mercato è alle porte». 
Analogo invito, per la verità, era stato rivolto da Telegrafo al momento del suo arrivo nello spogliatoio. «Ragazzi - ha detto rivolgendosi alla squadra - soldi non ce ne sono. Almeno al momento attuale. Potrete essere pagati fra sette giorni o fra sette anni. Ora certamente, no. Se qualcuno non se la sentisse di attendere che il momento di difficoltà attraversato dall'attuale proprietà termini, può alzare la mano e chiedere di andar via. Non tratterremo nessuno». 
I giocatori hanno parlato per bocca del capitano, Gianluca Triuzzi: «La situazione è grave. Le promesse non vengono prese in considerazione da nessuno. Abbiamo perso la fiducia. Speriamo solo in un miracolo». A questo punto Pieroni venga allo scoperto. Piombi a Taranto e programmi il futuro. Il 16 gennaio c'è l'assemblea per l'abbattimento del capitale e per la ricapitalizzazione. C'è sempre il gruppo Uzzi alla finestra. Gli si apri la porta. di Giuseppe Dimito

«È arrivata l’ora di risolvere la crisi»
Sos di Telegrafo. Ma Pieroni cosa farà?

La crisi del Taranto va risolta. Diceva ieri pomeriggio il diggì Franco Telegrafo: «Sento in giro che ci sono delle persone interessate ad entrare in società. Ebbene, questo è il momento giusto. Temporeggiare ancora potrebbe essere tardivo». I problemi da risolvere sono due: le modalità d'ingresso dei nuovi soci e la stretta attualità dei tempi d'intervento. Il pallino del gioco è nelle mani di Pieroni che - non va dimenticato - detiene il 60% delle azioni. La prima mossa tocca a lui. A stretto giro di ore deve comunicare ufficialmente i suoi intendimenti. Intende cedere tutte le sue quote? O solo in parte? Ed a quale prezzo? Deve essere questa la base di partenza per iniziare le trattative. L'ipotesi più percorribile è la creazione di un "Comitato di salvezza" che lo affianchi nella gestione della società fino a giugno. Soltanto è che nelle prossime ore ci si deve sedere a tavolino per decidere le modalità di partecipazione. È evidente che la somma pagata dal Comitato per la gestione fino a giugno dovrà sentire come anticipo per il pagamento della cifra occorrente per il passaggio delle quote. A questo va aggiunto che l'operazione deve partire a breve per due motivi: per dare certezze ad un gruppo giocatori che naviga completamente nel buio; per dare la possibilità ai subentranti di ritoccare la rosa secondo le necessità che Dellisanti indicherà loro. Il presidente Papalia è vicino ai problemi del Taranto. Ma non va dimenticato il gruppo-Uzzi. La svolta passa attraverso una di queste due strade? di Giuseppe Dimito

Non arrivano gli stipendi, Taranto in sciopero 

I calciatori del Taranto (girone B della serie C/1) si sono rifiutati di riprendere gli allenamenti dopo le feste natalizie e hanno annunciato che diserteranno il campo almeno sino al 30 dicembre in segno di protesta per il mancato pagamento degli stipendi. La decisione è stata annunciata dopo un incontro avuto negli spogliatoi dello stadio Iacovone con il presidente della società, Stanzione, il direttore generale Telegrafo e il d. s. Barone.
Fra i giocatori mancavano Banchelli e Casale, che hanno deciso di non presentarsi, oltre ai convalescenti Bennardo e Pompei. La protesta è esplosa dopo che i dirigenti hanno comunicato che la società non ha i soldi per corrispondere nemmeno uno stipendio, così come era stato promesso alla vigilia della trasferta di Lanciano del 21 dicembre scorso. I giocatori del Taranto per la stagione in corso hanno ricevuto solo lo stipendio di luglio, mentre per gli arretrati dello scorso campionato è in corso un pagamento rateizzato: prossima scadenza il 30 dicembre.
Mentre i giocatori stavano decidendo lo sciopero, nel piazzale antistante gli spogliatoi dello stadio oltre un centinaio di tifosi ha manifestato per protestare contro la società e il suo patron, Ermanno Pieroni, che è anche presidente dell'Ancona Calcio. La società marchigiana e quella jonica sono coinvolte nell'inchiesta sulle false fideiussioni e le loro sedi sono state più volte visitate dalla Guardia di finanza per l'acquisizione di documenti. Il Taranto ha convocato un'assemblea straordinaria dei soci per il 16 gennaio.

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